Paratici si difende, ma dal 2018 le plusvalenze sono esplose
"Nessuno ha mai spiegato che la Juventus, io e le persone coinvolte siamo stati condannati non per la valutazione artificiale o distorta dei calciatori ma per un principio contabile che non è mai stato utilizzato prima e non è stato utilizzato nemmeno dopo". L'ex direttore dell'area sportiva, Fabio Paratici, ha deciso di difendere il proprio operato. Lo ha fatto con una lunga intervista a Sky Sport che probabilmente farà discutere. Il problema è che quelle pratiche sono cresciute a dismisura da quando ha avuto più potere in certe situazioni. Perché se è vero che prima di Cristiano Ronaldo la Juventus era in attivo, spesso non utilizzava la carta plusvalenze perché non ne aveva grande bisogno.
Dal 2018 al 2021 invece era quasi una consuetudine. Da un Audero per 15 milioni o Mandragora per 20 milioni, Cerri per altri 10 complessivi o Favilli per 12. Senza contare lo scambio fra Pellegrini e Spinazzola (valutato 29,5 milioni). Difficile mettere il becco sulle valutazioni, soprattutto pensando a Huijsen oppure Soulé, o Mbangula.
Quello che è indubitabile è che altri sono stati colpevoli. Come l'Inter - basti pensare all'affare Bastoni che però non è l'unico, visto le compravendite e ricompre di Radu e Pinamonti - oppure il Napoli con Osimhen e i quattro in contropartita. Paratici avrebbe dovuto pagare quanto altri, forse anche zero.
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