Ronaldo flop, la Juve gioca male, Khedira non si muove. Allegri è a nove punti, le critiche a zero. L'unico vero caso è Dybala

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
04.09.2018 00:15 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Ronaldo flop, la Juve gioca male, Khedira non si muove. Allegri è a nove punti, le critiche a zero. L'unico vero caso è Dybala
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In un mondo parallelo, Cristiano Ronaldo ha già fatto sei gol in tre partite con la maglia della Juventus. Tutti su assist di Paulo Dybala. Massimiliano Allegri ha inserito alla perfezione il portoghese nel suo disegno tattico, la Juve vola sulle ali dell’entusiasmo e del bel gioco, le triangolazioni a centrocampo fra Bentancur ed Emre Can fanno impazzire i tifosi, mentre Leonardo Bonucci segue tutte le partite rigorosamente seduto su uno sgabello. La Juve, ovviamente, ha ottenuto nove punti nelle prime tre giornate di campionato. 

Nel mondo reale, l’unica cosa che non cambia sono i punti: sempre nove. Che poi sarebbero la cosa più importante, basterebbe ricordarsi che alla fine vince chi ne fa di più. Il tema, comunque, è diventato opinabile di recente: a seconda della campana che si ascolta vince chi fa più passaggi, o più possesso palla. L’ultimo scudetto andava assegnato alle migliori triangolazioni. Torniamo al mondo reale: Ronaldo attende con (fin troppa) ansia il primo gol in campionato, Dybala è diventato l'unico vero caso della squadra, Khedira resta il più amato da Allegri e il secondo più odiato dai social (dopo Allegri stesso), Bonucci è in campo e tutto sommato ha gli stessi pregi e gli stessi difetti che ci ricordavamo. Niente di nuovo sotto il sole? Più o meno, perché partire col bottino pieno non sembra più sufficiente. Anche se tutte le altre fanno fatica. Anche se Allegri è 9 punti e le critiche dovrebbero stare a zero. Salutate la capolista un bel niente, di questi tempi: i tifosi cantano (o meglio twittano) contro le scelte del proprio allenatore.

Allegri tiene in ostaggio la Juve. Con la complicità del suo sgherro Khedira: sono questi gli ultimi mantra, francamente discutibili. Se un osservatore digiuno di calcio dovesse limitarsi a controllare i commenti alle prime tre uscite bianconere, ne dovrebbe trarre l’unica logica conseguenza possibile: la Juve ha perso le prime tre partite, è finita l’era delle vittorie. Invece la squadra di Allegri continua a suonare lo stesso spartito: alla fine vince, in un modo o nell’altro. Il che conta davvero troppo poco, a quanto pare. Perché tanto gioca comunque male, per quel che si può intravedere tra un buffering e l'altro.

Ora, tanto per cominciare sarebbe opportuno stilare un decalogo molto ben dettagliato su cosa voglia dire giocare bene e giocare male. Ci sono partite divertenti da vedere e altre più noiose, su questo siamo tutti d’accordo. Ma Rocco, per esempio, avrebbe difficoltà a considerare ben giocata una gara conclusa sul 3-3. L’ultima volta che ho controllato, lo scopo era fare gol: con tutti i castelli teorici che andiamo costruendo attorno al gioco più bello del mondo, troppe volte ci dimentichiamo che alla fine della fiera conta solo la palla che entra in porta. Estremizziamo: la Longobarda gioca 90 minuti senza mai tirare in porta. Fa al massimo tre passaggi di fila, poi all’improvviso la palla carambola sullo stinco di un avversario, sbatte sulla traversa e passa tra le gambe del portiere. Vittoria. Bene, se succede in una partita possiamo parlare di culo. È un fattore casuale, che incide sul gioco ma il cui peso sarà poi ridimensionato dalla qualità. Se invece succede 38 volte su 38, non è culo: è un disegno, e la Longobarda sta giocando bene. Nel senso che sta ottenendo gli obiettivi che si era prefissata, nei modi che aveva programmato.

Per dovere di cronaca, il calcio di Allegri non è neanche votato al difensivismo cronico o all’immobilismo stantio. È funzionale alla vittoria, ma anche variegato e in alcuni frangenti divertente nel senso più ludico del termine. In fin dei conti, è comunque più divertente il fatto che arrivi primo, e non secondo. O settimo. Un po’ di memoria recente, forse, potrebbe aiutare: non siamo qui a fare il riepilogo dei risultati di un allenatore che può apparireantipatico e infatti in carriera è spesso risultato antipatico ai suoi tifosi. In quattro anni, però, Allegri ha vinto tutto quello che poteva vincere. Pronti via, è arrivato in finale di Champions come se fosse una cena da 10 euro (definizione non sua), due anni dopo ha perso contro la miglior squadra dell’era moderna. In due occasioni è uscito dalla Champions per due errori individuali. In Italia, inutile ricordarlo, ha vinto tutto. Può essere antipatico? Tutti possiamo risultare antipatici, ma finché vince nessuno tiene in ostaggio nessuno.

Fatto il più o meno doveroso (per chi non abbia delle fette di prosciutto davanti agli occhi) panegirico di Allegri, è altrettanto doveroso segnalare che questa Juve ha dei margini di miglioramento innegabili. Non per questo essi devono diventare una colpa del tecnico. CR7 deve trovare un modo di dialogare con i compagni, senza pensare in modo quasi ossessivo al gol. In quel caso, comunque, è solo questione di tempo: qualcuno ricorderà l’ambientamento di Nedved, che alle prime uscite sembrava un corpo estraneo. Ci pensò Lippi, a cui Allegri assomiglia tanto da diversi punti di vista, a dargli una nuova veste. E che veste. Poi c’è il capitolo Dybala da chiarire: piaccia o non piaccia, con tutti i suoi limiti, l’argentino è una risorsa per la Juve e deve tornare a esserlo. Va trovato un modo per farlo convivere, non tanto con Ronaldo, quanto con quello che la Juve era diventata nel momento di maggior compiutezza tattica della scorsa stagione, cioè quando Dybala era fuori per infortunio. Se vogliamo, è questo l'unico vero caso per la Juve: un numero 10 al momento ingrigito e costretto in panchina. Il resto sono tre partite di inizio stagione vinte, a differenza di chi insegue. Critiche a uno dei migliori centrocampisti del nostro campionato. J'accuse verso un tecnico che non poteva vincere più di quello che ha vinto. Chiacchiere di fine estate, che si porterà via il vento.