PROVA D'AUTORE - "Le nuove guerre del calcio" e non solo. Marco Bellinazzo: "L'Uefa non dovrebbe bloccare evoluzione. Inchiesta Juve? Rischio sentenze sommarie e forzate, giustizia sportiva non adatta a giudicare vicende contabili"

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
27.02.2023 00:55 di  Andrea Bosco   vedi letture
PROVA D'AUTORE - "Le nuove guerre del calcio" e non solo. Marco Bellinazzo: "L'Uefa non dovrebbe bloccare evoluzione. Inchiesta Juve? Rischio sentenze sommarie e forzate, giustizia sportiva non adatta a giudicare vicende contabili"
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di Andrea Bosco

A quanti continuano a dire che il “calcio è  in definitiva, solo un gioco consiglierei di leggere  “Le nuove guerre del calcio“ - Feltrinelli -  di Marco Bellinazzo firma del  “Sole 24 Ore“, giornalista, scrittore, esperto di economia  e finanza del mondo dello sport e del calcio in particolare. Lo abbiamo intervistato:

Come spiega il sottotitolo del tuo libro, la forbice sembra essere tra gli affari delle corporation e la rivolta dei tifosi.

“Direi che esiste una data simbolo nell'evoluzione del calcio: il 2003, quando Roman  Abramovic, magnate russo legato a Putin, comprò il Chelsea. Da allora il calcio ha subito una radicale rivoluzione“.

Possiamo dire che c'erano stati dei precedenti, tipo il Napoli di Maradona  il cui acquisto fu agevolato dalla politica e dal prestito che il Banco di Napoli concesse al presidente Ferlaino per una operazione che avrebbe portato quella squadra a vincere lo scudetto?

“E' vero. Ma forse l'antesignano in Italia fu Silvio Berlusconi  che  costruì il suo Milan vincente accostandolo alle sue aziende televisive. In Francia c'era stato il  caso del Marsiglia di Bernard Tapie“.

E' un calcio che continua ad espandersi ma i cui costi sono diventati proibitivi, con molti club dai  bilanci in rosso e che hanno cercato - per ora senza riuscirci -  la scorciatoia della Superlega per sopperire alle difficoltà.

“L'iniziale modello proposto da Barcellona, Juventus e Real Madrid, che ancora  cavalcano l'idea, era  sbagliato. E inevitabilmente fallì. Oggi si parla di una competizione allargata a 60 forse 80 club con almeno 14 partite all'anno garantite. E' la necessità delle televisioni che pagano per i diritti televisivi. Ma alla Tv di Singapore, per essere appetibile, devi assicurare che i suoi telespettatori vedano le big scontrarsi sul campo.  Sono esigenze  industriali e di mercato, considerato che la maggior parte dei club in Europa è indebitata. L'Uefa non dovrebbe bloccare questa evoluzione, visto che la sua annunciata riforma appare un guazzabuglio. Serve una evoluzione che possa portare ad una più equa distribuzione delle risorse. Una evoluzione che riformi  un calcio oligopolistico che non riesce a darsi una vera prospettiva di crescita. Gli sport professionistici  statunitensi (basket, baseball, football, hockey) hanno un bacino d'utenza inferiore  rispetto a quello continentale del calcio. Ma gli Usa fatturano 50 miliardi annui con la prospettiva reale di arrivare a 60. Il calcio europeo si attesta sui 30 miliardi . Evidentemente, il modello proposto finora, va cambiato ”

Negli Usa c'è quello che tu definisci “socialismo sportivo“. E fai l'esempio  della franchigia di San Fancisco nel basket: i Golden State. Che dopo essere sprofondati sul fondo della classifica Nba, grazie (anche) al sistema  del draft,  vale a dire poter scegliere per primi i migliori talenti che escono dal college,  anno dopo anno (se  in precedenza i risultati sportivi sono risultati carenti) , è tornata a primeggiare con quattro titoli in bacheca. Però consentimi, senza Curry, uno che ha cambiato letteralmente la concezione del tiro da tre punti, forse non sarebbe stato possibile. E Curry, fisico da impiegato, ma mani  dalla incredibile sensibilità,  fu scelto solo al settimo giro del draft del 2009. Quindi  non solo il  "socialismo“,  ma anche il singolo fuori dalla norma. 

“Certo: la macchina  aziendale deve essere al servizio del grande giocatore, quando lo trova Uno come Curry non è solo bravo: muove cifre stratosferiche. Il  Napoli di Maradona fallì.  Quel Napoli non era supportato da una società in grado di crescere e di far crescere l'intero ambiente. Un ambiente che neppure favorì  la crescita del pur sensazionale Maradona. Al netto ,ovviamente,  delle sue conosciute umane  vicende".

Cosa pensi dell'espansione dei paesi islamici nel mondo del calcio?

"Chi ha grandi risorse economiche, investe. Gli americani hanno colonizzato mezza serie A e  parte della serie B,  in Italia. Paesi come Arabia Saudita, Qatar, Emirati, ma anche gli stati mediterranei del Nord Africa si stanno espandendo: la Fifa di Infantino, che ha puntato sulla globalizzazione del calcio,  ha la necessità di puntare su  questi paesi,  dove il calcio  è in grande sviluppo. Basti pensare al bellissimo mondiale del Marocco. E questo è positivo. Tuttavia sarebbe necessario fossero attivati controlli severi su questa espansione. Le voci di “mondiali  comprati“ si sono rincorse da Avelange a Blatter predecessore di Infantino. C'è una assoluta  necessità di trasparenza. Oltre a un  modello di governance,  rigoroso.  La presenza (in alcuni club in Europa)  di  risorse che appartengono a Stati sovrani rende il sistema indubbiamente più fragile. Perché il calcio è un fenomeno politico e sociale. Con implicazioni politiche e sociali. L'assemblea della Fifa pesa come quella dell' Onu. L'espansione del calcio, che ovviamente non può che essere un bene,  deve avere dei contrappesi, affinché  questa espansione non si muova a senso unico“.

Quindi ritorniamo all'esigenza di una equità che il calcio non sembra voler realizzare? 

“Più o meno è così. Sarà  un percorso lungo, temo molto lungo"

La tecnologia ha reso il calcio più credibile. Ma l'eccesso di tecnologia potrebbe portare alla morte delle emozioni, e  ridurre il calcio a  uno sport virtuale.

“ Il modello virtuale piace ai giovani. E' una  deriva che non si arresterà  Certamente la tecnologia dovrà cercare di preservare  emozioni e imprevedibilità  che sono alla base della passione dei tifosi. Il gol più famoso del mondo, quello di Maradona ai mondiali, nasce anche da un precedente  gesto gaglioffo di Diego, la celebre “mano de dios“. Che la tecnologia avrebbe certamente annullato. Ma che avrebbe probabilmente privato la storia del calcio di quell'incredibile successivo slalom che sancì  quel  capolavoro“.

Che idea ti sei fatto della vicenda che ha coinvolto la Juve in vari procedimenti giudiziari?

“Difficile da dire. Anche perché è un insieme di differenti casi.  In alcune situazioni  la giustizia sportiva è poco adatta a giudicare. Si arrischiano sentenze forzate e  sommarie. E' giusto intervenire in presenza di abusi e irregolarità sportive. Ma le questioni contabili sono materia che la giustizia sportiva,  probabilmente, non sa padroneggiare“.

Perché  indaga solo la Procura di Torino  e solo sulla Juve ?

“In realtà nel 2021 indagò sull'Inter anche la Procura di Milano, ma archiviò il procedimento. Io credo che  anche altre  procure si muoveranno , se già non si sono mosse, sulle operazioni di altri club, cosi come ha fatto quella  di Torino per la Juve“ .

Si parla per la Juve anche di retrocessione: converrebbe al calcio italiano un torneo senza la Juventus ?

“La Juventus pesa per circa il 40% stante il suo grande bacino di utenza. Ovviamente il suo “peso“ non deve diventare un alibi per eventuali illeciti, là dove vengano accertati.  Personalmente  mi piace la linea che sta seguendo la Premier che ha  accusato il Manchester City di 100 violazioni. Che però saranno valutate e giudicate da un organo indipendente. In Italia  la Procura federale si è mossa anche sulla spinta di un moto popolare ostile alla Juventus“

Come nel 2006 con Calciopoli ?

“Le situazioni sono oggettivamente diverse rispetto al 2006. Ma che mezzo paese sia juventino e l'altro mezzo sia anti-juventino è assodato. Storia antica  che abbisognerebbe di una valutazione sociologica  e che va oltre il potere finanziario della Juventus, costola prima della Fiat e oggi di una importante  multinazionale“ .

Il presidente della Lega De  Siervo ha di fatto offerto un assist alla Juve, auspicando che il giudizio del Collegio di Garanzia del Coni possa mitigare la sanzione della Procura Federale contro la Juventus. Dovrebbe – come è stato chiesto – dimettersi?

“Il giudizio è personale. Anche quello di De Siervo  Diciamo che io avrei ...evitato“.

Il Napoli sta stupendo per  continuità e  qualità:  da appassionato come te lo spieghi?

“Il Napoli ha congedato 5 top giocatori con contratti pesanti e li ha sostituiti  per lo più con  giovani che si sono rivelati  vincenti  . La società ha i conti in ordine. E questo pesa. Ma pesa  anche il progetto finanziario e tecnico . Poi certamente Spalletti sta facendo una stagione straordinaria . Il Napoli è  una squadra che ha trovato certezze nella filosofia  del suo tecnico. E che ora  si sente in missione“.

Il libro

Dettagli
 

Autore:

Marco Bellinazzo

Editore:

Feltrinelli

Collana:

Serie bianca

Anno edizione:

2022

Pagine
320

EAN:

2000000046174

DESCRIZIONE

l calcio è al centro di enormi movimenti tellurici che da qui al 2030 potrebbero cambiarne drasticamente la fisionomia. Negli anni, l'industria calcistica ha distribuito dividendi di carattere finanziario, politico e di immagine fuori dal comune. È diventata il terreno di scontro tra fondi di investimento, broadcaster e giganti del Web pronti a spendere grandi somme per conquistarne il controllo e accaparrarsi asset nevralgici, come i diritti media. Una dozzina di club sono diventati multinazionali, blindando fatturati e predominio tecnico, mentre le altre società hanno cominciato a perdere terreno. Il calcio contemporaneo è diventato una sorta di Rift Valley e i terremoti che lo stanno scuotendo sembrano spingerlo verso un modello orientato allo show business, appannaggio privilegiato dei club più facoltosi. Oggi lo sport e il calcio in particolare fanno parte del terremoto geopolitico che cambierà definitivamente le relazioni di potere dentro e fuori l'Europa. È uno spazio di dialogo diplomatico, ma è anche uno specchio dei rapporti di forza tra i Paesi. E infatti presenta una pericolosa deriva oligarchica. Il conflitto tra chi ambisce a edificare un calcio sempre più elitario e mediatico e chi, nel solco di ciò che è stato il calcio dei Maradona e dei Paolo Rossi, auspica il ritorno a uno sport più vicino ai tifosi, con meno star e megaingaggi, è in atto su più fronti e sarà sempre più aspro nei prossimi anni. Chi prevarrà in questo scontro fra potentati sportivi, politici e criptofinanziari? Quale volto avrà il calcio fra dieci anni? Sarà quello virtuale della PlayStation, quello ovattato degli stadi-teatro o quello delle curve gremite e festanti?