Moby Dick - La Juventus può perdere lo scudetto ma non può arrendersi senza giocare. I popoli accerchiati reagiscono, i bianconeri devono aggredire e onorare la maglia a Milano. Serviranno le “palle”, quelle non pervenute domenica

Corrispondente "The Sun", autore di 9 libri. Autore e conduttore programma #Alvolante per AntennaSud. Vincitore Overtime Festival della Comunicazione del giornalismo e del premio Campione Odg Puglia
25.04.2018 00:55 di  Alvise Cagnazzo  Twitter:    vedi letture
Moby Dick - La Juventus può perdere lo scudetto ma non può arrendersi senza giocare. I popoli accerchiati reagiscono, i bianconeri devono aggredire e onorare la maglia a Milano. Serviranno le “palle”, quelle non pervenute domenica

Nessuno potrà mai mettere in discussione un eventuale secondo posto dopo sei anni di successi consecutivi. L’avviso è ai naviganti delle acque salmastre della polemica, dalle pantofole usurate e dalle canottiere sporche di cibarie. La Juventus ha imposto una dittatura irripetibile, meritevole perlomeno di riconoscenza. Ciò che non è ammissibile, ciò che non può essere perdonato, è invece il concetto di resa, di abbandono di un sogno ancora possibile, quello del settimo scudetto, trascurato con ignominia. 

La squadra di Allegri ha fallito senza lottare, ha subito senza ringhiare, si è poggiata sulle corde come il più suonato dei pugili a fine carriera. No, questo non è tollerabile, nemmeno per chi ha saccheggiato a suon di punti botteghe di provincia e lussuosi stadi in giro per l’Europa. La resa, molle ed imperdonabile, non può essere giustificata. Buffon ha fatto tremare le pareti dello spogliatoio, dopo Napoli. Forse anche per scrollarsi dai guantoni quel vizietto d’età che lo rende insicuro nella presa e goffo nelle respinte, come un portiere di beach volley. 

Ha chiesto dignità, ha chiesto “brutalità nell’agonismo”, merce rara quando a calcare il campo sono giocatori di qualità non dotati di carisma e carattere, come Dybala e Pjanic, come Benatia e Alex Sandro. Perdere lo scudetto sarebbe un errore imperdonabile non per la straordinaria cavalcata del Napoli ma per l’indegna gestione del vantaggio accumulato nei vari mesi. Più che contro la Spal e contro il Crotone, la Juventus ha dimostrato la propria carenza di “palle”, sia in campo che fuori, nella gestione di quella che qualsiasi altra formazione sabauda, in qualsiasi altro periodo, avrebbe giocato all’arrembaggio per chiudere definitivamente il discorso scudetto.

Milano puó essere il capolinea, l’ultima fermata prima della beffa. Il destino ha scelto l’Inter, la squadra che più di ogni altra muove da anni polemiche pretestuose contro la società di Agnelli, un motivo in più per caricare una squadra persa nell’abulia incomprensibile di fine stagione. Tocca ai giocatori, tocca al tecnico, toccherà al club. La Juventus può perdere una battaglia ma non può alzare bandiera bianca senza lottare... 

 

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Guarda anche l'ultima puntata di #alvolante, la rubrica social di Alvise Cagnazzo:

#Avolante: “La #Juventus merita di perdere lo scudetto. I tenori hanno steccato: #Dybala, #Higuain e #Pjanic sono irriconoscibili. i bianconeri sono soltanto virtualmente in vantaggio di un punto, il #Napoli di #Sarri è già a +1. Non è la sconfitta a lacerare il tessuto bianconero ma l’arrendevolezza dei modi, la sguaiata interpretazione di una partita alla quale #Allegri si è arreso. A dieci minuti dalla fine si sono visti troppi cenni di intessa fra il tecnico e #Buffon sul rallentamento del gioco. Gigi è un monumento che non effettua più una presa, in occasione del calcio d’angolo vincente del Napoli l’errore è il suo: poteva almeno provare a bloccarlo, quel pallone, peraltro con due bianconeri vicino a lui a presidiare l’area piccola, senza respingerlo in corner. In campo scendono i calciatori, troppa fiducia a Dybala, il quale è chiamato a scegliere se intascare una vita di “#riccanza” altrove o incassare la “polizza #DelPiero” ereditandone la storia, e poca consapevolezza dei grandi esterni a disposizione. #Lichsteiner sbaglia dai dieci ai dodici appoggi a partita: anche il peggior #Primavera sarebbe meglio di lui. A Milano sarà dura. Serviranno le “palle”, non solo in campo”.

Pubblicato da Alvolante - Alvise Cagnazzo su domenica 22 aprile 2018