Moby Dick - Conte può accantonare Vucinic, avanti col 3-3-4. Nuova linfa a centrocampo. Chi l'ha detto che il Milan dipende solo da Ibra? Senza rigori non si vince...

Forse non vincerà lo scudetto, questa Juventus. Si, forse non basterà aver fagocitato ogni record di imbattibilità per riconquistare l'ambito tricolore. Eppure nonostante la sequela di pareggi e prestazioni scostanti questa Juventus un po’ ingrassata dagli elogi non pare sommare demeriti così ampi da sbriciolare un semestre vissuto in testa alla classifica. Riuscendo persino, con il proprio incedere, a regalare freschezza agonistica ad un torneo altrimenti assai moscio e prevedibile, con il solito Milan a battagliare per i quartieri alti e la solita crisi post Mourinho dell'Inter. I risultati favorevoli, come il pareggio scontato fra Milan e Napoli, figlio della dipendenza dal pugile Ibrahimovic e dei limiti caratteriali dei partenopei, la sconfitta dell’Udinese e dell’Inter, non sono stati sufficienti a render meno agrodolce una domenica nella quale i bianconeri avrebbero potuto incrementare di due punti il proprio tesoretto sulle dirette inseguitrici. Con una sola lunghezza in più sulla banca di Allegri e con una partita da recuperare contro il Parma del figliol prodigo Giovinco si potrebbe persino non indugiare su di un pareggio casalingo, facendo rientrare l'ennesimo pareggio nell'ampia risacca di una formazione mai andata ko. Pareggio evitabile, si dirà. Anche se raggiunto contro un modesto, ben organizzato ed assai sparagnino Siena.
Più del risultato in se a dimenare dubbi e ad alimentari sospetti è lo sragionato approccio alla partita, regalata per almeno un tempo, il primo, in un paniere di mediocrità pieno zeppo di imprecisioni di Vidal, Matri e Vucinic. Ripartire da Bologna significherà, per questa Juventus, ricostruire una verginità di squadra, ripartendo dai centri perduti degli attaccanti. La soluzione al male della discontinuità appare assai semplice, soprattutto se interpretata nella numerica disposizione degli uomini in campo. Con il talento in pantofole di Vucinic ormeggiato lungo la corsia mancina, prima, e quella destra, poi, per legittima disperazione di Conte, sarà opportuno rivisitare, quantomeno temporaneamente, le gerarchie interne di una formazione che se privata della consueta aggressività pare fragile come un panetto di burro. Con il 3-5-2, e per diretta conseguenza con il 3-3-4 reimpostato come variabile impazzita da Antonio Conte, l’assetto della Juventus è apparso di gran lunga più solido, più dinamico. Soprattutto in fase realizzativa, grazie alla presenza di due bomber d’area più vicini alla porta, con Pepe o Giaccherini e Lichtsteiner a solcare le rispettive fasce di competenza. Senza il talento anarchico di Vucinic, apparso in netto ritardo di condizione dopo venti giorni di stop forzato, sarebbe l’intera manovra offensiva a beneficiare di una maggiore fluidità.
Oltre che di una più chiara strategia offensiva, fondata sui cross dalle corsie esterne e sugli inserimenti senza palla di Marchisio e del guerriero in stampelle Vidal. Uno che necessiterebbe di un paio di turni di riposo per riordinare le idee, lasciando spazio al maratoneta Padoin o al gregario di lusso Marrone. Certo, senza rigori a favore da oltre diciotto giornate, senza possibilità alcune di monetizzare i bonus dagli undici metri nelle partite più catenacciare, pare impossibile soltanto pensare di attentare alla “salute” di un Milan dipendente non solo da Ibrahimovic ma anche dal numero impressionante di penalty ricevuti in stagione. Già assegnabili, come sostenuto ironicamente da Gene Gnocchi sulle colonne della Gazzetta dello Sport, durante il riscaldamento pre partita dei rossoneri. Satira tagliente, innocua per i palati intelligenti. Disastrosa per i poveri di spirito e senso della realtà.
Il pareggio spuntato contro il Napoli, non in grado di approfittare con Cavani di una ghiotta occasione per strappare una storica vittoria a Milano, ottenuto in inferiorità numerica per l’espulsione di Ibrahimovic consente dunque di alleggerire il carico emotivo per un tour de force che vedrà i rossoneri battagliare contro l’Udinese, nel catino dello stadio “Friuli”, il Cesena e la Juventus. Già, quando lo scontro fra le prime due della classe potrebbe, e dovrebbe, districare i dubbi sulla favorita nella corsa ad uno scudetto d’un tratto ravvivata dall’antico sapote della lotta, a distanza, fra i rossoneri ed i bianconeri. Nel rispetto di un duello infinito…
CHI E' ALVISE CAGNAZZO - Alvise Cagnazzo (1987) è nato a Bergamo e vive a Bari. Giornalista, scrittore, autore e conduttore televisivo, è il più giovane vincitore del premio “Miglior giornalista di Puglia” sezione carta stampata -sport, istituito dall’Odg. È autore dei libri “Tutti zitti, parlano loro”, (2007), “Semplicemente Rafa” (2010) e, “Montero, l’ultimo Guerriero (2010) e, sempre per Bradipolibri, "Antonio Conte, l'ultimo gladiatore" (2011). Collabora con Carlo Nesti. Ha condotto, per centosessantaquattro puntate, il programma televisivo “Parliamo di calcio”, in onda su Rtg Puglia in prima serata. È firma di Calcio2000, mensile nazionale e internazionale fondato da Marino Bartoletti, diffuso in trentadue paesi. Collabora con il giornale “Puglia”, fondato da Mario Gismondi, ex direttore del “Corriere dello Sport”. Collabora con “Il Riformista”. Editorialista per “Tuttojuve.com con la rubrica Moby Dick”. Ha partecipato come opinionista tv a “Quelli che il calcio” su Rai 2 e “La giostra dei Gol” su Rai International.