La fortuna di aver pescato l'Atletico. Un antipasto di Wanda? Sfida tra le due pretendenti al trono altrui, agli ottavi

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
18.12.2018 00:30 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
La fortuna di aver pescato l'Atletico. Un antipasto di Wanda? Sfida tra le due pretendenti al trono altrui, agli ottavi
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Che fortuna, pescare l’Atletico Madrid. Tanto valeva arrivare secondi, se poi l’urna ti riserva una squadra che sarebbe di diritto testa di serie. No, fermi tutti: questa è una fesseria. Perché il primo posto della Juve vale la differenza con la squadra di Simeone. E aver pescato l’Atletico, se non può chiamarsi certo fortuna, non può fare poi troppa differenza nella strada che i bianconeri immaginano tracciata. Antipasto di Wanda Metropolitano? Non diciamolo neanche per scherzo, però la Juve si trova già a fare i conti con lo stadio della finale. Ci faccia amicizia. E il fattore campo può rappresentare un elemento in più per arricchire il fascino di una sfida che di motivi per essere seguita, e anche apprezzata, ne ha tanti. 

Vincerà, alla fine, la squadra che ha più voglia di tornarci, al Wanda Metropolitano, in Champions League. I Colchoneros hanno per ovvie ragioni tutte le intenzioni di giocarsi davanti al proprio pubblico l’atto finale della competizione più ambita d’Europa. La Juve ha fatto di tutto, letteralmente di tutto, per mettere in chiaro la propria intenzione di scacciare la maledizione che aleggia sulla coppa dale grandi orecchie. Sarà un bel test come minimo, delle ambizioni di Allegri & Co. E poi diciamocelo chiaramente: chi ha Cristiano Ronaldo in squadra non può avere paura di nessuno. 

Atletico e Juve sono simili. L’idea che il gioco di Allegri assomigli a quello di Simeone è un po’ campata in aria. Primo non prenderle, vero, perché la cara vecchia scuola italiana non molla mai. Però la Juve fa del possesso palla una delle proprie principali caratteristiche. Mette in campo almeno quattro giocatori offensivi in ogni partita. Ha l’ambizione, anche se fin qui s’è vista soltanto in potenza, di essere una  delle due-tre squadre che in Europa vanno ovunque e dominano ovunque. Atletico e Juve, in fin dei conti, sono simili soprattutto per quello che hanno rappresentato negli ultimi anni: il tentativo di demolire il monopolio del Real Madrid (o il duopolio Real-Barça) sulla competizione. Fuori la seconda? Magari fuori la prima. 

È un ovvio, dichiarato, tentativo di guardare al lato positivo della questione. Perché altrimenti ci sarebbe da dire mondo cane e piangersi addosso dopo un sorteggio che non aiuta certo il cammino bianconero. Il fattore culo, lo chiamano i francesi. Imponderabile. Serve anche quello, per arrivare ai propri obiettivi. Però serve anche dimostrare di essere i migliori. E poi c’è Ronaldo, appunto. Ha dimostrato negli anni di saper battere l’Atletico, di poter tiranneggiare su Griezmann. Dia qualche dritta. A tal proposito: da tre partite gira poco. Leggiamo i suoi voti e non si va sotto il 6,5. Giusto così, da un certo punto di vista. Un po’ perché, vista l’aria che tira, dovremmo ringraziarlo ogni domenica perché gioca nel nostro campionato. Un po’ perché in fin dei conti il peggio di Ronaldo equivale al meglio di qualsiasi altro giocatore di Serie A. Però da tre partite ha di nuovo rallentato. Ed è nervoso: la spinta su Ichazo, francamente, non l’abbiamo capita. C’è da coccolare il campione?