L'IMBOSCATA - Le direttive di Rizzoli non valgono per il Napoli. Da Turone a Koulibaly, riecco i taroccatori disperati. Arbitri, ribellatevi. Giovani ceduti, nessun allarme. I nomi per giugno (con un'idea). Malagò cacci i mercanti dal Tempio

02.02.2018 00:10 di  Andrea Bosco   vedi letture
L'IMBOSCATA - Le direttive di Rizzoli non valgono per il Napoli. Da Turone a Koulibaly, riecco i taroccatori disperati. Arbitri, ribellatevi. Giovani ceduti, nessun allarme. I nomi per giugno (con un'idea). Malagò cacci i mercanti dal Tempio
© foto di Andrea Bosco nella foto di Mariangela Me

LA JUVE DI ALLEGRI

 

Ci fossero ancora dubbi, questa è la Juventus di Allegri. Non ci sono misteri, mappe del tesoro, stregoni e pozioni. Si vince con una grande fase difensiva. Per realizzarla serve la disponibilità di tutta la squadra. I numeri? Nelle ultime 14 gare ufficiali la Juventus ha subito una sola rete. Certo, la Juventus ha due grandi portieri e ottimi difensori. Ma tutti hanno contribuito. E' la filosofia di Allegri: parti a manetta, fai un gol, poi gestisci. A Bergamo per un tempo grande Juve. La seconda frazione veste di neroazzurro. Higuain: un gol e tantissime buone cose. Le sta facendo da tempo. Buffon: si capisce perché voglia continuare a giocare. Si sente bene, si sente il campione che è sempre stato. Piccolo appunto ai colleghi della Rai: non è Gomez che sbaglia il rigore. Il tiro non è andato a lato o in curva. E' Buffon che para il piazzato del Papu. La porta di Madama è dell' immortale che ne ha fatti quaranta, gli ultimi venti a chiudere a mandata doppia la serranda della Signora. Risposte positive complessivamente da tutta la truppa. Con qualche sofferenza nel finale e qualche errore gratuito nelle “ripartenze”  per dirla con Arrigo Sacchi. Un gol in trasferta mette in discesa il ritorno di Coppa Italia tra un mese all'Allianz, ma la pratica resta aperta. 

La Juve senza Dybala sta continuando a vincere. Ma con Dybala la Juve ha un tasso maggiore di pericolosità. Persino quando il giovanotto la vede poco. Perché la sua sola presenza convoglia stabilmente la preoccupata attenzione di un paio di avversari.

 Allegri che spiega come la Juventus “anche quest'anno  stia onorando la Coppa Italia“,  probabilmente ha pensato a chi oggettivamente ha fatto poco per onorarla. I tifosi juventini al bar o in ufficio avranno invece difficoltà a spiegare perché a Bergamo l'arbitro vada a vedere le immagini e viceversa a Napoli, proprio non ci sia stato verso di farlo andare al monitor. E dire che dopo Crotone e Cagliari, Rizzoli era stato chiaro: “In presenza di falli di mano, si deve tassativamente andare a verificare “. In periodo elettorale quel termine “tassativamente“ deve essere andato di traverso a qualche zufolatore .

Ci sono disperati che dalle immagini relative al fallo di Koulibaly contro il Bologna, hanno tolto il fotogramma della palla che schizza sulla mano del difensore del Napoli. Roba già vista e vissuta: per “er gò de Turone“ arrivarono in moviola a spostare la linea del fuorigioco.

Ancora una cosa: male, a proposito di fischi, il concerto confezionato a Bergamo su ogni palla toccata dai giocatori della Juventus. Malissimo i sassi contro il furgone dei tifosi bianconeri. Male, ma niente di nuovo. Franco Carraro ha spiegato di tifare Napoli, perché se il trenta per cento (conteggio suo) del cielo è juventino, il restante settanta è antijuventino. E lui, anti, lo “nacque“. 

Notarella: uno così è stato presidente della Federcalcio. Nell'ambiente lo chiamavano, Sughero. Per le incredibili doti di “galleggiamento“ . 

Infine: un mio amico mi ha telefonato preoccupato per i tanti giovani che la Juventus ha ceduto a titolo definitivo. Seccato soprattutto per  Caligara finito a Cagliari. Vorrei tranquillizzare: i vari  Lirola, Martiello, Tripaldelli, Caligara sono stati ceduti ma vale per tutti l'opzione di “recompra“. Non è un diritto,  ma nel caso la Juventus avrà la strada agevolata. Intanto è arrivato (con annessa polemica) Leandro Fernandes: lo manda Raiola. Presto per definirlo il nuovo Pogba. Ma pare sia bravo. Il mercato Juventus si sposta non a giugno ma alle prossime settimane. Tenete presenti  questi nomi: Can e De Vrij. Sono in scadenza. Poi Pellegrini e Torreira: hanno una clausola esercitabile di 25 milioni.  A giugno: Darmian se ne vuole andare dallo United.

 Kean potrebbe tornare alla base senza ulteriori prestiti. In discesa Cristante e Barella. Il secondo soprattutto. Tutto rinviato per Han. Ma se il Cagliari continuerà a chiedere una cifra fuori mercato, conteggiando anche la proiezione commerciale che la Juventus (sui mercati asiatici) potrebbe, con l'acquisto del nord-coreano esercitare (ma che certamente il Cagliari non sarebbe in grado di produrre) difficilmente Han arriverà a Torino .

Piuttosto: Orsolini al Bologna (prestito con riscatto e contro-riscatto) potrebbe indirizzare a giugno Verdi verso Vinovo. E' una mia idea: vedremo. 

 

FALLIMENTO VAR

 

A Napoli, a Crotone, a Milano lungo film dell'orrore. Domenica Una nera per gli arbitri. 

 Gli arbitri, ma anche i giocatori. L'autorete della Spal un classico alla Comunardo Niccolai. Quella del Bologna  roba che neppure in uno “ scapoli- ammogliati “ del compianto Villaggio-Fantozzi.

 Il gol di braccio di Cutrone, semplicemente irregolare. Nessuno se n'era accorto. Ma lui, Cutrone (graziato dalla  prova tv), sì. Certe esultanze sarebbe meglio evitarle, certe bugie (siparietto finale con Inzaghi) pure: arriva sempre una telecamera che ti sputtana.

Non parlerò degli altri episodi.

 Ma una complessiva riflessione mi sento di offrirla.

Ha scritto Paolo Casarin sul “Corriere della Sera“ nella sua rubrica “Fischio Finale“: “Gli arbitri hanno operato senza coerenza e con scelte perfino sorprendenti. La premessa della Var è quella di fornire, alla fine delle partite, il risultato vero, indiscutibile“. 

Signori arbitri: scusatevi. Per la supponenza, la frettolosità, l'inadeguatezza, l'impreparazione tecnica e psicologica. Per quest'ultima, specialmente.

 Scusatevi per esservi fatti trascinare e convincere dall'ambizione pelosa di un uomo disperato.  

Non eravate, non siete e non sarete (in tempi brevi) pronti. Non avete bastanti mezzi. Non avete bastante personale. E quello che avete ha un peccato originale: appartiene alla casta.

Lo dico agli arbitri, attori e vittime di un esperimento che li sta travolgendo. Rifiutatevi di  continuare in questa follia. Un tempo vi davano dei “cornuti“. Adesso vi dichiarano incapaci. 

Siete agnelli sacrificali in un gioco più grande di voi. Giocato nelle stanze dei Palazzi. Dove ogni giocatore ha un paio di assi nel polsino. Immagino vi siate sentiti onorati a fare gli apripista della “rivoluzione“ . Fidatevi: al momento opportuno vi abbandoneranno nella bufera. Siete stati dei gonzi a non capire chi-  con questa mossa -  ha fatto di conto.

 I “suoi“, conti: mi ingrazio Infantino, investo la categoria di una grande responsabilità, metto sul piatto l'unica riforma che non mi sarà bocciata, offro biada a quanti ormai sono all'asfissia per la tirannia di una sola società, silenzio quanti blaterano di “campionati falsati“.

 Sarà dura uscirne. Ma avete il potere di pretendere di tornare a fare gli arbitri: non le marionette. Alcuni di voi lo stanno già facendo. Perché - detto tra noi - molti di voi proprio non ingoiano il fatto di venire smentiti dal “collega“ piazzato dietro ad un monitor. Perché quel monitor spesso offre immagini parziali. Perché se sei internazionale non ti va di essere smentito da uno che aspira ad esserlo. Perché se sei un giovane, magari ambizioso, ogni tuo errore finisce sul taccuino del designatore. E se ne arbitri dieci e collezioni altrettante correzioni è improbabile tu faccia carriera.

Ha scritto Mario Sconcerti, sempre sul Corriere della Sera: “L'arbitro si è accorto di aver perso la sua centralità storica dentro alla partita. Questo sta causando una ribellione macchinosa ma evidente ….... Chi è il migliore, il più bravo: chi arbitra o chi controlla? Chi farà più carriera? Questo è il punto: chi va avanti?  Gli arbitri non sono un gruppo omogeneo, sono liberi professionisti che detestano avere colleghi davanti. Non sono amici di categoria, fondamentalmente si augurano l'errore dell'altro“ .

Ero quasi solo, qualche mese fa. Le cose stanno cambiando.

Pretendete, cari arbitri, di sbagliare da soli. Sbagliano tutti: dirigenti, allenatori, giocatori, giornalisti.

Ma da voi si pretende la perfezione. La perfezione non è di questo mondo: ribellatevi. Restituiteci un calcio (pur inesatto) corretto nei fondamentali. Oggi non lo è più . 

Ci sarebbe da parlare anche del campionato. Quale? Quello reale o quello virtuale al quale stiamo assistendo ? Pregate Eupalla, cari Nicchi e Rizzoli : pregate che nel più che probabile match scudetto a Torino non accada quanto è accaduto a  Milano, a Napoli o a Crotone . Sacrificate alla Dea e pregate. Farà caldo all'Allianz. Auguratevi che non accada un errore “ alla Cutrone” . Il giorno dopo dovreste girare con la scorta. 

Volete la perfezione? Mettete dietro alla macchina un robot. Ma fate attenzione a come lo “impostate“. Fate attenzione al protocollo: sicuri di poter prevedere l'universo mondo della casistica?  E quand'anche (ne dubito) poteste, sarebbe ancora“ calcio “ ?

Tendo ad escludere che il ragioniere di Ponte Lambro lo abbia fatto consapevolmente. Ma quanto ha messo in piedi , rappresenta l'assunto filosofico indagato da Arthur Schopenhauer: tutto e il suo contrario.

 Surreale aspirazione che affonda nell'umana insoddisfazione determinata dalla modernità. Nel relativismo di situazioni in costante divenire. 

 “Arbitro cornuto“: oggi è perseguibile.

Ma fidatevi: persino un Concetto Lo Bello considerava quelle “corna“  una medaglia .

 

 

FEDERAZIONE: ANNO ZERO

 

 Malagò Giovanni: atto primo.  Un suo uomo Roberto Fabbricini commissario in Federazione. Lui medesimo (Malagò) certamente commissario in Lega.

I gattopardi non staranno con le mani in mano. Ma Malagò non si farà trovare impreparato.

L'occasione è irripetibile. Simile a quella creatasi dopo il 1966 in seguito alla “vergogna“ della Corea. Frontiere chiuse (oggi, peraltro, non si può) e riduzione a 16 delle partecipanti alla serie A. Facciamo almeno 18: un passo alla volta .

 Malagò non tratti. Imponga la riforma dello statuto e affidi la populista legge Melandri al cestino  dei rifiuti . Quella legge ha consentito a  ballerine di terza fila  di prendersi la scena. Servono  manager che sappiano di calcio. Malagò cacci dal tempio i mercanti di voti, deleghe, collusioni, inciuci: sono una peste. Serve un vaccino, affinché quanto è capitato non ricapiti.

Metta Malagò su quella poltrona, un uomo che eviti di “decidere di non decidere“ . Di Don Abbondio e Azzeccagarbugli il calcio italiano non ha bisogno. E neppure di un altro Conte Zio.  

Faccia pulizia, Malagò. E chieda al governo di investire sulla scuola. Sulla cultura dello sport. Oggi troppi genitori sono incivilmente presenti nelle giornate sportive dei figli.

Lo faccia. E non dimentichi, Malagò, che non fu una buona idea spendere - a suo tempo - un parere  favorevole su  “quel“ Procuratore Federale in pectore: era uno che riceveva nel suo ufficio i Buzzi.

 Ora ha la possibilità di rimediare. Dovrà armarsi di un potente solvente. La sedia del Giudice Giuseppe Morton è spalmata di supercolla. Se Malagò non vorrà rimanere “incastrato“ come Roger Rabbit, assieme al solvente, dovrà munirsi di altro. E' nota la propensione alle “interpretazioni“ di Giuseppe-Morton . Non si fidi Malagò e vada di verde salamoia: a litri .