L'IMBOSCATA - I Dog Soldiers di Naso Aquilino, la storia del West e il discorso di Max nello spogliatoio di Cardiff. Gli arbitri e il fascino della camiseta blanca: c'è un credito da riscuotere. I protagonisti: ecco la sentenza delle stelle

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
02.06.2017 00:40 di  Andrea Bosco   vedi letture
L'IMBOSCATA - I Dog Soldiers di Naso Aquilino, la storia del West e il discorso di Max nello spogliatoio di Cardiff. Gli arbitri e il fascino della camiseta blanca: c'è un credito da riscuotere. I protagonisti: ecco la sentenza delle stelle
© foto di Andrea Bosco nella foto di Mariangela Me

I DOG SOLDIERS DI NASO AQUILINO

 

Woquini in dialetto Cheyenne significa Naso Uncinato. I bianchi chiamavano Woquini semplicemente Naso Aquilino.

Di lui esiste una sola foto: buia e presa di nascosto. Un uomo possente con la faccia dura, segnata dalle cicatrici, avvolto in mantello di bisonte e con una penna d'aquila in testa. Un uomo che sembra uscito dall'Inferno.

Immagine che giustifica anche il suo secondo nome: Pipistrello. Woquini aveva l'abitudine di attaccare il nemico di notte. Non aveva timore dell'ira degli dei, perché una potente “medicina“ fattagli da uno stregone quando era un ragazzo, lo rendeva invulnerabile. Non c'era freccia o pallottola che potessero ferirlo. Naso Aquilino non era un capo tra la sua gente. Woquini era un leader guerriero: il comandante dei Dog Soldiers. E i Soldati Cane, una banda di tagliagole, selezionata tra i più combattivi giovani Cheyenne del Sud. Una elite guerriera all'interno di un gruppo noto come Crooked  Lances: Lame Ricurve. Tra i Cheyenne (che chiamavano se stessi il Popolo degli Uomini), i Dog Soldiers erano una sorta di Mossad: spiavano, vigilavano, combattevano, uccidevano, sparivano nel nulla. Per riapparire una settimana dopo a cento miglia di distanza dal primo obiettivo. 

Gli storici presumono che Naso Aquilino sia nato  da qualche parte del Colorado verso il 1835.

Gli ottanta lupi che comandava non avevano mogli, figli, legami: vivevano per la guerra. Vivevano per impedire che i bianchi penetrassero nella loro terra. 

Woquini non rispondeva ad alcun capo. Ma i capi lo rispettavano perché in ogni angolo delle plains, la sua “magia” era conosciuta.

Naso Aquilino odiava i bianchi. Quando gli americani tra il 1867 e il 1868 iniziarono a penetrare nel territorio dei Cheyenne costruendo forti e tratti di ferrovia, lo scontro divenne inevitabile. Naso Aquilino rifiutò di partecipare a qualsiasi riunione di pace. Disse quello che pensava una sera in un concilio dove erano convenuti alcuni gruppi della Nazione Cheyenne e altri di quella Lakota.

“Non vogliamo la ferrovia con il suo rumore nei territori dei nostri bisonti. Se i visi pallidi si spingeranno dentro alla nostra terra, vorrà dire che ci saranno scalpi freschi per le tende dei Cheyenne“ .

La guerra fu cruenta. Naso Aquilino vinse tutti gli scontri. Molti uomini tra i Cheyenne e le Giacche Blu, morirono. Fino al 17 settembre del 1868. I soldati si erano trincerati su un isolotto   noto come Beechers Island. La notte precedente, ospite di una tenda Lakota, Naso Aquilino si accorse solo dopo aver assaggiato il pane dell'ospitalità Sioux, che quel cibo era stato tagliato da una lama.

 

“E' UN BUON GIORNO PER MORIRE“

 

Evitare che il suo cibo fosse toccato dal metallo: questa era la “condizione“ della sua magia. Questo lo rendeva invulnerabile in battaglia. Naso Aquilino sapeva che il giorno dopo sarebbe morto. Un proiettile lo colpì al primo assalto. Prima di lanciare i suoi guerrieri verso l'Isolotto Beechers li esaltò con il suo grido di battaglia: “Hoka, Hey“.

Benché intraducibile, l'incitamento all'incirca recita: “E' un buon giorno per morire“ .

Andavano in battaglia, quei fantastici cavalieri, pittati con i colori di guerra e le penne sul capo, consci che la morte cavalcava con loro. Ma un Soldano Cane non aveva paura di morire. Un Soldato Cane, portava alla cintola un piolo e un guinzaglio. Un ornamento che era una metafora: mi incateno alla terra per difenderla . Fino a quando avrò vita. Se mi prenderà la Morte, lo farà con onore. Consegnandomi alla Madre Terra . La Terra che non può essere posseduta, smembrata, sventrata. La Terra che è Madre e va rispettata.

 

SE IO FOSSI MAX

 

Ho raccontato questa storia del West, perché io fossi  Max Allegri, nello spogliatoio di Cardff, questo direi: “Hoka, Hey: è un buon giorno per morire. Siamo arrivati fino a qui. E non ci siamo arrivati per andarcene a mani vuote. Loro ci sono passati altre volte. Molte di più di quante non ne abbiamo attraversate noi. Sono i campioni: non ci offriranno la Coppa su un vassoio. Ma noi abbiamo il nostro gioco, la nostra forza, il nostro karma. Per alcuni questa è l'ultima occasione di alzare la Coppa dalle grandi orecchie. Non la riavremo, un'occasione così. Piantate il vostro piolo e legatevi con un guinzaglio alla terra. E' la nostra terra: non dobbiamo permettere venga calpestata. Andiamo a prendercela, la Coppa.

Per la società che rappresentiamo, per i milioni di tifosi che ci spingono. Per Francesco, il dolce ragazzo di Montesarchio, affetto dalla sindrome di down, che lo zio ha portato a Cardiff per   vederci vincere. Dobbiamo alzarla per il nostro capitano, Gigi Buffon. C'è un solo modo per fargli ottenere il Pallone d'Oro: diventare campioni d'Europa. Noi non usciremo da questo stadio senza la Coppa. Quando la stanchezza vi prenderà, quando il fiato si farà corto, quando i muscoli diventeranno duri come sassi, ricordatevi che questo è un buon giorno per morire!“.

 

 E GLI ASTRI DICONO.....

 

Non so se Max Allegri legga la mia rubrica. Non so se conosca la storia dei Pellerossa del Nord America. Ma fossi al suo posto, questo direi nello spogliatoio di Cardiff. Poi uscirei a prendermi la tinozza argentata per la quale ho lavorato con i miei Soldiers un anno intero.

Questo, direi. Confortato anche dai pianeti indagati dall'astrologa Iseppato: ci potrebbe essere un  errore arbitrale. Ma il Sole assiste i Dog Soldiers di Allegri: saranno più forti di ogni ingiustizia.  Segnatevi Dybala, Mandzukic, Dani Alves, Buffon  e Chiellini: l'Incredibile Hulk bianconero potrebbe addirittura segnare.

Questa la sentenza delle stelle. In queste ore febbrili che mancano al fischio d'inizio, ogni segnale va soppesato: i numeri, la cabala, gli astri. E inevitabilmente quella che Erodoto chiamava “l'invidia degli dei“.

Se troppo in alto salivi, gli dei invidiosi provvedevano a riportarti a terra. In un amen da oligarca potevi trovarti con i campi devastati dalle cavallette, le triremi affondante da una tempesta al Capo Sunio. E in casa una consorte etera. Che in quei tempi antichi era un modo elegante per dire “ di facili costumi “ .

Se c'è una società che da tempo sta sfidando gli dei - uno strapotente Narciso -, beh questa porta la camiseta blanca.

Con i galacticos, Madama è in credito. Nessuno ha mai dimenticato Pachin e il Parco dei Principi. Nessuno ha dimenticato Manfredonia e Mijatovic. Nessuno ha mai dimenticato quegli arbitri  affascinati dallo splendore di quelle candide divise.

E' tempo che Eupalla muova il culo. E provveda alla restituzione del grisbi. Immagino che Gioanbrerafucarlo avrebbe scritto più o meno così.

 Il resto lo diranno le innumerevoli anime bianconere sparse in ogni paese, in ogni regione, in ogni città, in ogni casa del pianeta. A Cardiff ci saranno anche loro. Con Allegra Agnelli, la matriarca che ogni anno promuove la Partita del Cuore a favore della Ricerca. Dirà - con loro - anche lei tre parole. Quelle che tutti conoscono: “Fino alla fine “ .