90 minuti per garantirsi la prossima stagione. La Juve ha già deciso il proprio allenatore del futuro: altro che ombre, oggi Pirlo è la miglior garanzia per Sarri

04.08.2020 00:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
90 minuti per garantirsi la prossima stagione. La Juve ha già deciso il proprio allenatore del futuro: altro che ombre, oggi Pirlo è la miglior garanzia per Sarri
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È una strada lunga qualche giorno. Ma i minuti fondamentali saranno appena 90. Qualcuno in più in caso di supplementari. È la distanza che, in questo momento, separa Maurizio Sarri dalla prossima stagione alla guida della Juventus. Anche se nessuno, alla Continassa, si sognerebbe mai di ammetterlo. Giustamente, aggiungiamo: in un momento del genere, tutto serve tranne che porre in discussione il proprio allenatore. Contro il Lione, non si gioca tanto soltanto il tecnico toscano, ma tutta la Vecchia Signora.

Da questo punto di vista, la trasformazione forzata delle ultime fasi di Champions League in un Final Eight ha un effetto da non sottovalutare. È una sorta di piccolo mondiale del calcio che conta, cioè quello europeo. È come il ballo di fine anno dei film americani: se ci vai sei qualcuno, altrimenti un po’ sfigato. Una volta lì, può succedere di tutto. Ma i giochi sono fatti e ti sei qualificato, sei nell’elite del pallone del Vecchio Continente. Il posto che la Juve si è costruita, al sole degli ultimi successi, nel corso di questi nove anni felici.

Sarri rimarrebbe in caso di sconfitta? È la domanda da qualche milione di euro, almeno quelli del suo contratto e di quello di un eventuale successore, che ci porteremo dietro fino alla fine della partita contro i francesi. Probabilmente sì, ma a metterci la mano sul fuoco il rischio è quello di scottarsi. Il campionato ha avuto luci, tante: lo scudetto, Ronaldo, Dybala, la riscoperta di Cuadrado, i primi successi senza la BBC. Ma è anche stato cosparso di ombre: la Juve ha segnato più dell’anno scorso, ma nella media del ciclo d’oro. Viceversa, ha subito molto di più. E ha chiuso con un solo punto di vantaggio sulla concorrenza, seppur farlocco perché le ultime due partite si potrebbero anche non contare. Sul piatto della bilancia, in caso di KO, andrebbero tante cose. Anche convinzioni e gradimenti personali.

A Torino, siamo sicuri, tifano tutti per Sarri. In parte è una banalità: vorrebbe dire che la Juventus ha fatto bene, e ne sarebbero tutti contenti. In parte lo è molto meno. In primo luogo, tornare sul passo fatto un anno fa rischierebbe di mettere in discussione molto più che l’allenatore: non diciamo niente di nuovo, se sosteniamo che per la rivoluzione ha votato il comparto “tecnico”, e che Agnelli non avrebbe disdegnato continuare con Allegri. A posteriori, il presidente può anche fregiarsi di non aver ascoltato chi gli sussurrava il nome di Conte: nessun dubbio sul tecnico, ma bastano le ultime bordate in seno all’Inter per certificare i motivi del no secco opposto un anno fa all’ipotesi di un ritorno.

E poi c’è un altro elemento, forse focale. C’è l’impressione, fortissima, che la Juventus abbia già scelto il proprio allenatore del futuro: l’engagement, anche mediatico, nei confronti di Andrea Pirlo, è di quelli che danno conferme. Alzi la mano chi ricorda Agnelli e Paratici al fianco di Zironelli e Pecchia nelle rispettive presentazioni. Pirlo è stato calciatore di altro e alto lignaggio, ma parliamo della stessa squadra, della stessa panchina. Nel più roseo sogno dei vertici bianconeri, dovrebbe diventare un misto tra Guardiola e Zidane: l’innovazione tecnica del primo e la capacità gestionale del secondo. Da calciatore è stato più grande dello spagnolo, da allenatore ha ovviamente ancora tutto da dimostrare. Non a caso parliamo di sogno. Il progetto è però quello, ne hanno scritto in tanti, anche più bravi: costruirsi in casa il tecnico del domani. E di un domani neanche troppo lontano. Soltanto, c’è bisogno di tempo. Da questo punto di vista, salutare Sarri dopo una seconda stagione sarebbe una contraddizione: con Pirlo non ancora pronto, servirebbe un sostituto. Con tanto di ulteriore contratto e nuovo mercato modellato sul nuovo tecnico. E cosa succederebbe se l’ipotetico erede di Sarri (un nome? Inzaghi) dovesse rivelarsi vincente e magari persino convincente? Manderebbe in soffitta, o almeno rallenterebbe, un progetto attorno al quale pare esserci grande convinzione. Tutta legata, è superfluo aggiungerlo, al fatto che il Maestro bresciano faccia bene in questi suoi primi passi sulla panchina. Altro che ombre, Pirlo è la miglior garanzia che Sarri (il quale, è bene chiarirlo per rispetto all’uomo e all’allenatore, ha ancora tempo, modo, possibilità e soprattutto qualità per far sì che del suo futuro possano decidere solo lui e i risultati che otterrà) potesse avere, almeno per un po’. Insieme a una vittoria sul Lione, ça va sans dire.