Torricelli: "Avevo 22 anni e facevo il falegname quando arrivai alla Juve, all'inizio subivo la personalità di Vialli. Il mio preferito? Del Piero"

Torricelli: "Avevo 22 anni e facevo il falegname quando arrivai alla Juve, all'inizio subivo la personalità di Vialli. Il mio preferito? Del Piero"TuttoJuve.com
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di Giuseppe Giannone

Intervistato da "La Gazzetta dello Sport", Moreno Torricelli, ex giocatore della Juventus tra le altre, racconta quella che fu la sua esperienza in bianconero, a partire dal suo acquisto: "Avevo 22 anni e giocavo tra i dilettanti. La mattina lavoravo come falegname in mobilificio e la sera andavo ad allenarmi. Era il ‘92 e la Juve aveva molti giocatori impegnati con la Nazionale per un tour promozionale del Mondiale americano, così per fare delle amichevoli chiamarono me e altri ragazzi. Per me era già un sogno essere lì. Piacevo a Trapattoni, che scelse prima di portarmi in tournée in Giappone con loro e poi di farmi esordire in campionato. 'Se non mi prendono Vierchowod, io punto sul ragazzino', diceva. Gli devo tutto. Ha avuto il coraggio di mettere uno sconosciuto titolare in Serie A. 

L'accoglienza dello spogliatoio? Mi accolsero bene, avevano letto anche loro la storia sui giornali. Pensi che Baggio, per scherzare, mi chiamava 'Geppetto'. E vengo soprannominato così ancora oggi. Per Trapattoni, brianzolo come me, ero 'legname'. Ovvero falegname. 

All'inizio ero un po’ timido. Non era il mio mondo, dovevo abituarmi. Pensi che in tre mesi sono passato da uno stipendio di 2-3 milioni di lire a uno di ottanta. Per esempio, subivo un po’ la personalità di Vialli, eravamo arrivati insieme: lui da campione d’Italia con la Samp, io da sconosciuto. Poi, con il tempo, siamo diventati amici. Ricordo che non gli piaceva guidare, quindi lo passavo a prendere tutte le mattine per portarlo al campo. È stato un fratello e un grande capitano.

Se avevo un compagno preferito? Certo, per me è un gradino sopra gli altri… e non perché sono di parte. Io e Alex passavamo tanto tempo insieme, visto che eravamo tra i più giovani del gruppo. Lui, però, era già un campione. La Juve lo aveva pagato tanto, ne parlavano tutti come il futuro del calcio italiano. Abbiamo subito legato, frequentava molto casa mia. Mia moglie, che faceva la parrucchiera, gli tagliava anche i capelli. Tante volte si fermava a cena da noi, quante risate ci siamo fatti".