Oppini: "La Juventus dà fastidio, qualcuno vuole affondarla. Allegri deve unire il gruppo”

Francesco Oppini, opinionista televisivo di fede bianconera, personaggio popolarissimo per le sue partecipazione ai reality show, nonchè figlio della nota showgirl e conduttrice televisiva Alba Parietti e dell’attore Franco Oppini, ha parlato del momento della sua Juventus a Footballnews24.it. Le sue parole:
Buongiorno Francesco, partiamo dall’inizio. Quando nasce il suo amore per la Juventus?
“È nato quando ero molto piccolo, quando mio nonno materno, che era granata, mi portò a vedere un derby della Mole: ne uscì sconfitto il Torino. Io tornando a casa con mio nonno mogio, parlando poi con mio padre scoprì che lui tifava gli altri che avevano vinto e a quel punto allora io dissi: ‘Io tifo quella squadra lì’, anche perchè mi piacevano di più i colori. Da li diventai juventino, avrò avuto 4-5 anni, parliamo dell’86-87 non di più”.
E quando comprende che questa fede può trasformarsi nel suo lavoro?
“È iniziato tutto per gioco dieci anni fa a 7Gold. Fui invitato da Giovanna Martini che era la conduttrice insieme a Francesco Gullo, l’ex giocatore, che era un mio conoscente all’epoca e andai così a fare una trasmissione tanto per divertimento. Invece da lì ricevetti una telefonata dalla conduttrice e dall’allora direttore generale Enrico Mandelli, che purtroppo oggi non c’è più e che ricordo sempre con molto affetto. Volevano avermi in maniera fissa perché rappresentavo per loro una ventata d’aria fresca, insomma la gioventù che arrivava in un programma consacrato, fatto di personaggi di una certa età. Quindi volevano ringiovanire un po’ la trasmissione con degli innesti interessanti e freschi. Da lì è iniziato questo appuntamento che è poi diventato sempre più presente nella mia vita, affiancandosi al mestiere che già facevo da quando avevo vent’anni: lavoravo nelle concessionarie di automobili“.
“E’ diventato quindi un doppio impegno, che però non mi pesava per nulla nonostante fosse un lavoro spesso e volentieri serale o nei weekend, che mi toglieva del tempo e la possibilità di andare a vedere le partite allo stadio o uscire nel fine settimana con gli amici. Come ogni tifoso di fede estrema dal sud d’Italia che si fa più di 1000 chilometri per vedere una partita e tornare a casa, per me era naturale tagliare via una parte divertente della giornata o della mia vita per commentare la Juventus. Io per altro credo che mi sia andata anche bene, perchè ho cominciato proprio quando il ciclo juventino stava cominciando. Non ho assistito dagli studi all’era post calciopoli”.
Se dovesse scegliere una sua telecronaca da incorniciare nel tempo come manifesto del suo lavoro, quale sceglierebbe?
“Beh, forse la prima che mi diedero da fare, che fu assolutamente una sorpresa. All’epoca c’era un collega che seguiva la Juventus che era Antonio Paolino e non poteva essere presente per la semifinale di ritorno del 2015 tra Real Madrid e Juventus. Allora per quella partita lì mi misero in cabina di commento. Ma io non avevo mai fatto telecronache, non avevo fatto alcun corso, ho semplicemente nella vita ascoltato i vari telecronisti e radiocronisti. Ritengo gente come Repice e Piccinini i capisaldi di questo mestiere. Quindi mi trovai di fronte ad una situazione molto imbarazzante. Era una partita per me sentitissima, ricordo che mi sudavano le mani, non riuscivo a fare una cronaca pulita e lineare perché era la prima volta ed ero veramente preso dall’emozione“.
“Però devo dire che è stato un qualcosa che non scorderò mai. La prima volta ha portato anche bene, perchè andammo in finale a Berlino e non a caso a fine della puntata mi sdraiai per terra in diretta con la maglietta in testa siccome ero veramente stremato tra emozioni e situazioni varie. Se invece dovessi scegliere una telecronaca più seria, tra virgolette, perchè 7gold diventa volutamente un programma per quelli che a casa devono saltare dal divano quando c’è il gol, sicuramente sceglierei la rimonta contro l’Atletico Madrid con la tripletta di Crisrtiano Ronaldo. Il video della nostra esultanza con i social è finito in Asia, così come in Spagna su Marca. Io mi strappai la camicia e con Marcello Chirico ci buttammo per terra“.
Sui suoi profili lei ha suggerito come la Juventus sia ora vittima di un processo mediatico. Ci spieghi meglio?
“Si esatto, quel che fa sorridere in questo caso è l’ignoranza che c’è in giro sul calcio. Ignoranza detto in modo bonario. Se nella vita parli di Juve e sui social commenti un post magari sul Mondiale o che comunque non c’entra nulla con la Serie A o con la Juventus, vieni criticato. Io appena parlo vengono immediatamente abbrancato da un gruppo di interisti che evidentemente hanno passato un decennio difficile in questi ultimi anni e quindi li capisco. Però sono solo loro spesso e volentieri ad essere sopra le righe con i commenti e con gli epiteti. Tra l’altro spesso la gente non conosce l’evoluzione delle cose”.
“Io ho parlato di ignoranza, perché quando qualcuno ti viene a parlare ancora del caso Suarez, quando il caso Suarez è stato archiviato, o quando parlano delle sentenze e mettono in galera l’assassino prima del processo, ti fa capire che livello di odio e di astio c’è nei confronti della Juventus. Poi io non mi metto a fare sicuramente i nomi, ma ci sono delle testate giornalistiche nazionali che spesso e volentieri avrebbero secondo me il piacere di vederci morti, questo non lo posso negare. E fa specie questo, perché in una Nazione dove il calcio è una delle prime cose, le testate giornalistiche possono essere un po’ di parte, ma non possono sistematicamente cercare di distruggere un club”.
Quindi come dovrebbe comportarsi la Juventus?
“Io penso che in questo momento la Juventus debba cercare di comprendere cosa succederà da qui a breve, per capire se verrà mandato qualcuno a processo oppure no. O se magari finirà come avenne nel caso di Suarez stesso. Per altro mi ricordo i trafiletti dei giornali dell’epoca: dicevano tutti ‘Juventus in B’, ‘Calciopoli bis’, ‘la Juventus rischia grosso’, poi in realtà quando vennero assolti tutti, si rispose con un trafiletto e la cosa venne chiusa lì. Io mi auguro che se dovesse succedere la stessa cosa alla fine di questo casino, che comunque esiste, perché gli errori commessi da CdA della Juventus sono innegabili, la Juventus stessa prendesse in mano la situazione e che querelasse la stampa che ne ha fatto un uso mediatico sbagliato. Così facendo tu vai a distruggere e buttare fango su una società e su tutto l’indotto che la società ha verso il calcio in generale”.
“Il fatto che venga attaccato io come tifoso juventino, fa capire cosa può succedere ai dirigenti, ai giocatori stessi. In questi giorni si parla solo di quello, si è arrivato a parlarne a Porta a Porta. Così come alle Iene si fanno le puntate sul giallo di Pjanic senza ricordare che in quella partita, commentata da me con grandissimo orgoglio e grandissima goduria perchè abbiamo vinto lo Scudetto a San Siro, c’erano due rigori grossi come una casa all’inizio della partita per la Juve. Ma nessuno ne parla, perché fa comodo cercare di ridurre il più potente e il più grande a qualcosa di più piccolo e di meschino. Questo dà così soddisfazione anche a quelli che non vincono mai. Se la Juventus dovrà pagare è giusto che lo faccia, ma se venisse appurato che non ha fatto nulla di male, io fossi in loro querelerei la stampa e chiederei i danni. Anche perché la borsa ha subito una botta clamorosa”.
Massimiliano Allegri potrà essere un punto di riferimento su cui contare in futuro?
“Sicuramente quest’anno io Allegri l’ho criticato parecchio, soprattutto all’inizio della stagione. Anche perché se parliamo di settembre o dei primi di ottobre la Juventus era in una posizione tra Champion League e Campionato che non era veramente accettabile. Va bene gli infortuni, va bene tutto, ma non c’era un’ombra di idea o di tatticismo all’altezza. Non c’era una preparazione fisica adeguata. Si è poi corretto con l’uscita dalla Champions in modo interessante. La Juventus infatti ora gira meglio, il problema che ha iniziato a girare nel momento in cui è arrivato il Mondiale. Quindi bisognerà capire come ripartire e bisognerà capire se Allegri, che è un grandissimo gestore più che un allenatore, riuscirà ad entrare nelle teste dei giocatori per fare scattare una molla che dia quel qualcosa in più a tutto il gruppo per farlo sentire più compatto e più unito. Perchè in questi momenti qua potresti anche trarre beneficio da un cataclisma mediatico del genere”.
“Contrariamente se avessi al comando qualcuno non capace potresti finire veramente nelle parti basse della classifica e sprofondare totalmente. Anche perché non sappiamo cosa metterà il CdA in piedi a gennaio come presidenza ufficiale. Ad oggi ci sono questi uomini di Exor, ma di Ferreo sinceramente oltre sapere che è un grandissimo tifoso della Juve e che è stato un grande collaboratore di Marchionne, non lo conosco dal punto di vista gestionale di un club.
E al di là delle tinte bianconere, lei cosa vede nel suo futuro invece?
“Ho fatto il Grande Fratello per cercare di avere una visibilità superiore e per andare a parlare lo sport in altri canali. Per me 7Gold rimane la casa madre ed è giusto che lo sia perché è un canale che ti insegna a fare televisione. Da quello io sono ben contento di partecipare a programmi sportivi che parlano di calcio perchè è appunto la mia passione. Sono ben contento di poter partecipare anche a programmi come Oggi è un altro giorno di Serena Bortone, che è un programma quotidiano che parla di tutto: dalla politica, alla cultura generale, alla musica e allo spettacolo, che è comunque qualcosa che mi compete perché sono figlio di due personaggi che hanno fatto dello spettacolo la loro vita”.
“Allo stesso tempo continuerò con la mia passione per le auto. Non ho delle velleità da megalomane o da qualcuno che vuole arrivare a condurre Sanremo, non mi interessa questo. Io prendo quello che viene in modo divertente. Se qualcosa mi appassiona lo faccio, se qualcosa non mi interessa evito di farlo, ma diciamo che sono fortunatamente abbastanza impegnato sviluppando il mio lavoro e le mie passioni”.