Nesti: "Chelsea-PSG, ma siamo proprio sicuri che il contropiede sia superato?"

Sui suoi canali ufficiali, Carlo Nesti fornisce alcuni interessanti spunti di riflessione riguardo la finale del Mondiale per Club, che ha visto trionfare il Chelsea contro il PSG: "
Ma ci vogliamo mettere in testa, finalmente, che le Vie del Calcio, come le Vie del Signore, sono infinite? Parlo di Chelsea-PSG, epilogo del Mondiale del club. Tanto per intenderci, la squadra di Luis Enrique, che aveva segnato, complessivamente, 9 gol a 0, contro Inter e Real Madrid, ha perso 0-3. Ed è una formazione, della quale mi ero innamorato anche io, per la capacità di mettere insieme i giocatori stellari, e i giocatori utili, laddove, in passato, ci si ingozzava solo di assi, con la pancia piena.
Quello, che intendo affermare, una volta per sempre, è come il calcio iperoffensivo e aggressivo non sia l'unica strada per vincere, e per definirsi "moderni". Il bello del pallone è che quanto appare superato, e fuori moda, ciclicamente, riappare, contro qualsiasi pregiudizio. Mai farsi sedurre troppo dalle mode, perchè esse stimolano le contromisure, e le contromisure, quando sorprendono, feriscono.
Così, succede che il Chelsea (allenato da Maresca: un italiano, o sbaglio?), con un possesso palla appena del 34%, e la metà dei passaggi, rispetto agli avversari, ma 10 tiri contro 8, e ben 3 gol solo nel primo tempo, vinca la finale. Un Chelsea votato a difendere anche in 6, e a ribattere, colpo su colpo. Oggi, le chiamiamo "ripartenze", mentre, in passato, si chiamava "contropiede".
Sì: "contropiede". Ancora tu: ma non dovevamo vederci più? Proprio quel modo di giocare, che ci ha consentito di vincere Mondiali, con la Nazionale, e Coppe dei Campioni, con Milan e Inter. Certo: essendo cambiato il calcio, oggi, è una strategia molto più corale ed intensa, rispetto all'individualismo e alle distanze di prima, ma la sostanza è sempre... quella roba lì, per molti/troppi, eresia. Che il killer sia Pablito Rossi, o Cole Palmer, cambia poco, se non l'epoca.
La verità è che ogni partita è un romanzo da cominciare, sfogliare, e terminare nel giro di 90 minuti. Una volta, può essere decisivo il calcio iperoffensivo e aggressivo, e, un'altra volta, questo stesso tipo di atteggiamento può prestare il fianco al gioco attendistico e contropiedistico. Quello, che conta, non è la "spettacolarità", legata al gusto personale. Quello, che conta, è l'"efficacia", che significa 2 cose: evitare le palle-gol in retroguardia, e creare le palle-gol in attacco.
Che ciò avvenga in un modo, o nell'altro, dipende da partita a partita, senza Dogmi indiscutibili. Il PSG era riuscito ad imporre la sua filosofia, interpretata benissimo, contro l'Inter, conquistando la Champions League. Tuttavia, con la medesima filosofia, applicata malissimo, contro il Chelsea, ha perso il Mondiale per club. L'essenziale è restare umili, e non essere integralisti, credendo di avere inventato il calcio. Non conviene...".