Massimo Carrera a Gazzetta: “Conte fu bravissimo a portare la mentalità vincente e a convincere il gruppo che era possibile strappare lo scudetto al Milan”

Massimo Carrera a Gazzetta: "Alla Juve si avverte sempre l’obbligo della vittoria. Lì ho capito cosa significa il peso della maglia. Il compitino non te lo puoi permettere, anche negli allenamenti c’era agonismo. Erano gli anni del Milan di Capello, difficile conquistare lo scudetto. Però vincemmo la Coppa Uefa disputando alcune grandi partite».Trap mi disse subito: “Tranquillo, giochi con il 2”. Nel calcio di una volta significava che mi sarei dovuto appiccicare all’ala sinistra avversaria. Trapattoni chiedeva poche cose, ma chiare e semplici. Con Lippi passammo alla zona e diventai un centrale. Noi della vecchia guardia eravamo avvantaggiati perché sapevamo difendere a zona ma potevamo usare ciò che avevamo imparato in anni di marcatura a uomo. Per me era tutto abbastanza facile, anche perché una volta si prendeva l’uomo nella zona di riferimento.
Adesso ci sono concetti diversi, si marca lo spazio. Non tutte le squadre però: alcune difendono come facevamo noi. Conte fu bravissimo a portare la mentalità vincente e a convincere il gruppo che era possibile strappare lo scudetto al Milan. Pure Lippi aveva fatto un gran lavoro dal punto di vista psicologico: quello era il primo campionato in cui la vittoria fruttava tre punti e noi interpretammo bene la novità proponendo un calcio aggressivo. E poi quello era un gruppo di amici, privo di gelosie. Con Conte ho imparato tanto e non le dico la soddisfazione quando in campo i giocatori replicavano quello che avevamo provato in allenamento». Sarei rimasto tutta la vita con Antonio, anche se a Mosca ho vissuto un’esperienza meravigliosa diventando primo allenatore e vincendo uno scudetto che mancava da sedici anni. Mosca è meravigliosa, lì ho ancora amici che mi invitano. Fu bellissimo vedere la città in festa".