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TJ - Buffon: “Rimonta del 2018 contro il Real poteva essere epica. Non sono stato abbastanza bravo per vincere il pallone d’oro. Scommesse? Ho pagato in prima persona mettendoci la faccia”

23.10.2023 17:44 di  Benedetta Demichelis   vedi letture
LIVE TJ - Buffon: “Rimonta del 2018 contro il Real poteva essere epica. Non sono stato abbastanza bravo per vincere il pallone d’oro. Scommesse? Ho pagato in prima persona mettendoci la faccia”
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Gigi Buffon ha parlato allo Speciale Tg1 "Senza rete". Ecco quanto evidenziato da tuttojuve.com: 

"Ho dedicato ogni energia al calcio, ma come tutte le storie belle è giusto che finiscano e ci si saluti senza rancore ma con solo bei ricordi. Negli ultimi anni ho giocato per tante ragioni. Per parecchi obiettivi personali e per alcuni valori e per riconoscenza. Caso Scommesse? Come è successo spesso nella vita ho pagato in prima persona a caro prezzo e mettendoci la faccia come è giusto che sia. Però mi ha fatto crescere perché quando sbagli e ci metti la faccia in prima persona secondo me in quel momento capisci gli errori che fai, come li fai e come non commetterli più". 
 

Quale avversario hai temuto di più?

"Ce ne sono stati tanti. Quelli che mi hanno fatto tanti gol sono Vieri e Cristiano Ronaldo. Ogni volta che mi vedeva mi segnava. Aveva un cinismo e una qualità realizzativa fuori dal comune. La rovesciata di CR7? Nello stupore generale i tifosi della juventini, con grande sportività, si sono alzati ad applaudirlo e mentre tornava a metà campo, vedendomi incredulo, si è avvicinato e mi ha detto: "Beh a 33/34 anni, non male eh Gigi?". A quel punto io mi sono messo a ridere perché veramente il suo modo sfacciato di rappresentarsi che poi alla fine rappresentava la realtà non è che rappresentasse qualcosa di diverso". 

A 25 anni hai incontrato la depressione che segnali ti ha dato? 
 

"Segnali di grande pigrizia mentale e fisica ed essendo semrpe un'entusiasta qualche giorno di down me lo sono sempre concesso e l'ho ritenuto fisiologico. Poi questa cosa qua vedevo che si protraeva nel tempo e incominciava a diventare un mese o due mesi e a quel punto mi sono impaurito perché non mi sentivo di essere più il Gigi che conoscevo. Quindi ho cercato in qualche modo di aiutarmi in modo naturale, parlandone con le persone a me care senza aver nessun tipo di pudore. L'unico modo per non incorrere in questi momenti è quello di far lavorare il cervello e far lavorare la fantasia e l'interesse e quindi di seguire dei filoni stimolanti che possano farti uscire da questo stato di torpore. Poi a Torino c'era una mostra di Chagall e mi ha dato grande emozione. Il giorno dopo sono tornato a questa mostra perché mi ha dato tante energie positive e devo dire che sono stato meglio ed è stato un primo passo per uscire da questo buco nero". 

Ti sei sentito di essere schiavo di Buffon?

"No devo dire di no. Perché ho sempre avuto l'umiltà di sapere di essere un fortunato e che facevo un lavoro che era la mia più grande gioia. Quindi per aver avuto in dono dalla vita questa fortuna dovevo rispettare chi ero e il lavoro che stavo facendo e che mi aveva permesso di diventare chi sono diventato".

Non è stato un'ingiustizia che tu non abbia ricevuto il pallone d'oro?

"No le ingiustizie sono altre. Credo di essere stato un giocatore, almeno per il ruolo che ho ricoperto, che ha attraversato tante generazioni e questo è qualcosa di anomalo. Per vincere il pallone d'oro si devono incastrare delle cose in maniera perfetta e probabilmente non si sono incastrate e probabilmente non sono stato abbastanza bravo per poterlo vincere. Però sono stato soddisfatto. So che potevo fare meglio di quello ne ho la prova provata. Però so che non in tutti i lavori tutti riescono da dare il 100% precisamente. Perchè un piccolo margine di qualcosa di inespresso rimane sempre".

Quanto ti ha ferito l'espulsione contro il Real Madrid del 2018?

"L'espulsione non mi ha ferito praticamente niente. Mi ha ferito la cosa precedente che è stata la concessione del calcio di rigore nel recupero di una partita epica. Perché probabilmente quella è stata la partita più bella alla quale ho partecipato. La partita che veramente poteva entrare negli annali calcistici tra le rimonte più importanti che sono state fatte. Poi chiaramente l'espulsione mi ha dato fastidio perché non ho capito ancora adesso il motivo. Ma tanto ormai non me ne faccio un cruccio perché è passato del tempo".

C'è un compagno con cui sei veramente amico?

"È chiaro che ci sono delle figure un po' più speciali per me del calcio con le quali ci sentiamo. Mi viene in mente Giorgio Chiellini. Poi Barzagli, Bonucci, Cannavaro, Gattuso, Pirlo, Materazzi e Fabio Grosso. Ce ne sono tanti anche Thuram, alcuni me li dimentico e mi spiace. Ma non sono rapporti quotidiani e frequenti. Ma sono rapporti di piacere. Sai che quanto ti senti passerai dei bei momenti. Non hai quel legame da doverti sentire quotidianamente".

Qual è l'allenatore che ti ha dato di più?

"Sai in trent'anni di carriera penso di aver avuto i migliori allenatori e citarne uno non è bello. Forse Ancelotti? Carlo è stato il primo con Nevio Scala a darmi fiducia. Poi Carlo è stato il primo a consacrarmi come portiere titolare del Parma. È una persona che un'umanità speciale, con il quale non puoi non andare d'accordo e confrontarsi con lui è molto bello. Ma mi ricordo anche Marcello Lippi che è stata una figura speciale nella mia vita. C'è stato Fabio Capello. Ricordo con piacere anche Prandelli che nei primi anni di nazionale è stato forte, forte, forte. Poi Conte e via dicendo. Citarne uno sarebbe sbagliato. Devo dire che da tutti, anche nei casi isolati con i quali non sono riuscito a creare un rapporto di empatia forte, ho imparato qualcosa senza dubbio. Il più singolare Trapattoni? Sì anche il Trap. Un po' il Trap é stato il mio vero idolo da bimbo perché quando allenava la Juve, io andavo in Friuli dai miei nonni e tutti erano juventini per cui seguivo un po' la Juve e seguendo la Juve e io mi innamorai della figura di Trapattoni perché all'epoca era anche lui un po' folkloristico. Tant'è che dopo la Juve dove andava lo seguivo sempre e simpatizzavo per le sue squadre". 
 

Hai ricevuto all'alba le telefonate dell'avvocato Agnelli? 
 

"Devo dire che erano molto singolari. Tu dormivi. Sì dormivo e ad una o due non ho risposto devo essere sincero. Poi era bello perché richiamava due o tre ore più tardi quindi ad orari un po' più consoni e la prima domanda era: "Ma cosa stavi facendo alle 5:30? Perchè non mi hai risposto?". Era una provocazione chiaramente e non potevi dirgli stavi dormendo e gli dicevo: "Ero appena uscito e stavo facendo una corsetta al parco". Per far vedere che lui provoca e tu scherzi e al gioco ci stavo anche io". 
 

Come ti immagini tra vent'anni? 
 

"Non ho paura di invecchiare e che il tempo passi. E se continuerà a passare in modo così virtuoso nel senso che nella mia vita ho questi cuscinetti che per me sono importantissimi legati alle relazioni. Poi ho tanti piccoli interessi e hobby che fanno sì che non mi annoi mai e sia sempre alla ricerca di un qualcosa che accresca la mia conoscenza su determinati argomenti. Quindi quando uno si accorge che è in continua crescita non ha tempo nè per guardarsi indietro nè per diventare maliconico, ma si guarda solo avanti e vedere quale sarà il prossimo obiettivo e arrivarci con il maggiore entusiasmo possibile".