Lazio, Lotito attacca lo sciopero della Curva: "Protesta nata da un falso. Non accetto intimidazioni"

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di Alessandra Stefanelli

Claudio Lotito rompe il silenzio e interviene con decisione sulla protesta dei tifosi laziali, che contro il Lecce hanno inscenato uno sciopero del tifo. Il presidente biancoceleste, intervistato da Sky, respinge le motivazioni alla base dell’iniziativa e parla apertamente di strumentalizzazione.

“I tifosi devono fare i tifosi e rispettare la società. Se qualcuno usa certi mezzi, io combatterò sempre: non accetto intimidazioni”, ha dichiarato Lotito, visibilmente irritato. Al centro della polemica, la vicenda legata alla presunta presenza in campo della nipote di Vincenzo Paparelli, simbolo della tragedia del 1979. Una versione che il patron smentisce con forza: “Questo sciopero è stato costruito su un presupposto falso. Non doveva scendere in campo la nipote di Paparelli, ma tre o quattro rappresentanti della tifoseria. La famiglia Paparelli è sempre stata accolta con rispetto, come è giusto che sia.”

Secondo Lotito, dietro la protesta ci sarebbe la volontà di “far valere un ruolo” più che un reale malcontento: “Alla fine certi comportamenti emergeranno. Si capirà cosa è normale e cosa invece sfocia nel codice penale. Impedire ai tifosi di vedere la Lazio significa usare la squadra per fini propri”.

Il presidente ha poi ricordato che la partita cadeva in una giornata dal forte valore simbolico. “Oggi c’era il debutto dell’aquila e abbiamo lasciato cento posti rossi, ognuno dedicato a una donna vittima di violenza. Il calcio deve insegnare e sensibilizzare: vogliamo dare un messaggio chiaro di rispetto e di lotta a questi fenomeni”.