Juventus.com - "Hurrà Juventus", il numero sull'Heysel

Nel giorno del 40 esimo anno di ricorrenza dalla tragedia dell'Heysel, la Juventus, sul proprio sito ufficiale, ripropone il numero di "Hurra Juventus" del giugno 1985, incentrato, ovviamente, sull'infausto evento: "
La copertina di Hurra' Juventus del giugno 1985 e' di per se' sufficiente a raccontare cosa passava - e passa ancora oggi - nei cuori di tutti, pensando alla notte del 29 maggio a Bruxelles.
C'e' una coppa. grande, enorme. Come grande, enorme, e' la vittoria dei bianconeri. E non c'e' altro. Niente titoli, ovviamente niente celebrazioni. Silenzio.
Tutto il numero di HJ di quel giugno e' incentrato su quel mood, cosi' particolare. Da una parte, il racconto di cosa e' stato in campo, che pero' e' secondario, rispetto a quello che e' accaduto fuori.
Illuminante e' l'editoriale di apertura del grande Giglio Panza, di cui vi proponiamo un estratto. Illuminante, fin dal titolo: VINCERE DIVENTO' UN DOVERE
Questo è l’articolo più difficile e più sofferto che scrivo dopo oltre mezzo secolo di professione. Risulterà disadorno, forse disarticolato; ma sarà sincero, privo di concessioni alla retorica e alla demagogia. Non sono minimamente condizionato dal fatto che la Juventus abbia affidato a me, in piena libertà, la trattazione della più tragica vicenda della sua storia sportivamente gloriosa. Prima della finale di Bruxelles, la Juventus aveva giocato in Coppa dei Campioni 66 partite e io le avevo viste tutte. Un primato che qualche volta ostentavo anche con un po’ di civetteria; e che allo Stadio Heysel si è concluso nell’angoscia, nella disperazione.
Fra questi morti c’erano volti conosciuti, uomini che potevano essere miei figli e giovani che m’era caro considerare come miei nipoti. Gente che voleva bene alla Juventus e che con sacrificio aveva voluto essere vicino. Qualcuno c’era anche nel ’73 a Belgrado, molti erano presenti due anni fa ad Atene; l’amarezza di quelle sconfitte non li aveva prostrati ma spronati a sostenere la squadra nel terzo tentativo. Per migliaia di famiglie italiane la Juve fa parte del ceppo originario. Talvolta mi sorprendo nel constatare la profondità di questo amore; ma poi, sotto sotto, invidio la gioia fanciullesca che questi tifosi provano nelle ore liete e la loro fiera malinconia dei momenti tristi.
Sfogliando le pagine, si rivive tutta l'angoscia, l'emozione e i sentimenti contrastanti di quella notte. C'e' il racconto della partita, ma anche e soprattutto il tributo a chi quella partita non la ha vista, e non ne ha potute vedere mai piu'.
Siamo, all'epoca, molto lontani dagli anni dei social, ma in un certo senso si trova, nelle pagine di Hurra', qualcosa che anche nei nostri anni contemporanei colpirebbe l'attenzione di tutti: viene infatti lanciata una campagna di sottoscrizione per dare una mano alle famiglie delle persone che hanno perso la vita all'Heysel, ed e' davvero impressionante la risposta. La Juventus e i suoi giocatori ovviamente danno il buon esempio, ma c'e' chi partecipa con quello che puo', da mille lire a un milione. Ci sono Juventus Club, privati cittadini, tifosi di altre squadre, collette di aziende e scuole, c'e' un contributo da un "tifoso della curva Z" e uno da un amico inglese.
Sono pagine, letteralmente, da pelle d'oca.
E per chiudere, lasciamo ancora una volta la parola a un grande maestro di giornalismo.
Il tempo rimargina tutte le ferite, ma la sera del 29 maggio 1985 non può, non deve, essere dimenticata. È avvenuto un massacro che deve ammonire le nostre coscienze, impegnandole a operare al fine di tagliare la violenza fin dalle radici. Che senso avrebbe mai la nostra fraterna solidarietà con le vittime e con le loro famiglie se non ci batteremo affinché gli assassini restino fuori dagli stadi? Sono certo che in quest’opera di rigenerazione dei valori autenticamente sportivi, la Juventus farà la sua parte. Come l’ha fatta nelle tragiche ore di Bruxelles".