Iuliano: "Lo scontro con Ronaldo mi ha penalizzato. Nei mondiali '98 ero tra i convocati e poi sono sparito. Su Conte, Zidane e la Juve,.."

29.05.2025 22:30 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
Iuliano: "Lo scontro con Ronaldo mi ha penalizzato. Nei mondiali '98 ero tra i convocati e poi sono sparito. Su Conte, Zidane e la Juve,.."
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

L'ex difensore della Juventus Mark Iuliano è stato il protagonista del nuovo episodio di Storie di Serie A, sul canale Youtube di Lega Serie A.

Ecco le sue parole:

"Nonostante la vecchiaia mi sento molto bene perché ho la fortuna di potermi allenare costantemente. I miei migliori amici sono quasi tutti ex colleghi quindi ci diamo una mano l'un l'altro. Poi il padel ha rovinato tutti. Mentalmente ci fa sentire molto giovani, forse fin troppo (ride, n.d.r). Passo il mio tempo tra fisioterapia e infortuni. Mi infortunio più ora di quando giocavo da professionista, ma è un bel periodo della mia vita.

JUVENTUS

Sono nato juventino e aver giocato tanti anni nella mia scuola del cuore è stato per me un regalo, un sogno ed emozioni uniche. Ogni giorno che ho passato in quella squadra ho tifato sempre per quei compagni con cui poi ho giocato. Adesso sono ancora più tifoso, sono diventato appassionato e purtroppo in questo periodo ho anche un po' sofferto. Soffro, però sono contento di vedere anche un mio carissimo amico che la allena adesso e faccio un grandissimo tifo per lui.

Io arrivai nella Juve Campione d'Europa. Facemmo tre finali consecutive e io ne persi due subito (ride, n.d.r). Vincemmo però due scudetti, Lippi era considerato il migliore allenatore al mondo e tutti ce lo invidiavano. A un certo punto arrivammo a una stagione dove forse avevamo fatto il nostro tempo, Lippi venne esonerato, perdemmo 4-0 contro il Parma nella stagione 98-99 e arrivò Carlo Ancelotti. Un allenatore immenso ed il nostro più grande dispiacere è non essere riusciti a regalare uno scudetto a una persona straordinaria. Abbiamo perso la finale di Champions del 2003 e due campionati, uno contro il Perugia, nell'acquazzone con l'arbitro Collina, e l'anno dopo con la Roma e il pareggio del 2-2. Tornò però poi Marcello Lippi e ricominciammo a vincere.

Il mio percorso nei miei dieci anni di Juve è stato un percorso straordinario, sia nelle vittorie, che nelle sconfitte. La quotidianità dell'allenamento, di avere uno spogliatoio fantastico con le persone a cui vuoi bene, loro ti permettono di vincere e di convincere la società. Ho vinto cinque scudetti, uno me l'hanno tolto, sappiamo perché.

Il 5 maggio 2002 è stata la vittoria più bella, ma anche la più inaspettata. L'Inter aveva  praticamente vinto lo scudetto e invece poi l'abbiamo vinto noi facendo il nostro percorso. Il mio primo gol con la Juve è stato il gol scudetto ed è stato magico.

La sfortuna ha voluto però che la settimana dopo la vittoria di 3 su 5 scudetti, coincidesse con la finale di Champions League quindi non ci siamo potuti godere niente perchè poi le abbiamo perse. Devo essere sincero, con squadre anche inferiori a noi però in una partita secca non si può mai dire. Ho vinto tanto e ho perso tantissimo. Non ho vinto una Champions che magari avremmo meritato però resta un decennio fantastico. Ho soltanto ricordi bellissimi.

PROGETTI NEL CALCIO

Parlare di progetto nel calcio moderno non è improbabile, ma quasi impossibile. Soprattutto le grandi società, le grandi squadre che investono tantissimi milioni di euro nel calcio e nella propria rosa. La parola progetto è legata a un periodo di tempo molto corto perché le grandi squadre devono vincere e convincere gli investitori, i tifosi, i giornalisti e gli addetti ai lavori e non hanno molto tempo. Non è facile, nessuno ha detto che sia giusto, però le grandi squadre difficilmente possono sbagliare.

Parlare di un'annata fallimentare passa dalle due alle tre partite, stessa cosa per parlare di annata trionfale e quindi è un controsenso. Una partita sei fenomenale, sei una squadra imbattibile, la partita successiva sei in piena crisi e devi cambiare tutto quello che hai preparato. Non è giusto ma è così.

IL PASSAGGIO DALLA SALERNITANA ALLA JUVE

Ho fatto due anni bellissimi alla Salernitana in Serie B, la squadra di Delio Rossi. Il primo anno c'era il mio compagno di squadra Salvatore Fresi che era il miglior giocatore della Serie B e che poi fu venduto all'Inter e sapevo che era l'anno più importante per me perché ero rimasto un altro anno con Franco Colombo, una persona meravigliosa che ho avuto come allenatore e sapevo che avrei dovuto fare ancora di più per meritarmi il salto di categoria.

Avevo vent'anni, credevo in me stesso, la squadra giocava benissimo, giocavamo un calcio spettacolare. Facemmo un'amichevole estiva contro la Juventus, feci gol al mio amico Michelangelo Rampulla e non esultai nemmeno (ride, n.d.r). Andai a casa di quello che poi diventò il mio procuratore e mi disse che c'erano due squadre importanti che mi volevano, una mi avrebbe preso per cinque anni e mi avrebbe dato tanti soldi, dall'altra parte c'era la Juve che mi avrebbe preso in prestito pagandomi meno che alla Salernitana e lì feci una scelta di cuore, non guardai nemmeno l'altro contratto. Scelsi un futuro incerto nella mia squadra del cuore anche se poi ho avuto la fortuna di giocare e vincere campionato, Coppa Intercontinentale, Supercoppa Europea e ho perso la Champions. Posso solo ringraziare la Juventus.

UNA JUVE DI ATLETI E FRATELLI

C'era una Juve targata Marcello Lippi, Giampiero Ventrone preparatore atletico che purtroppo non c'è più, Gianluca Vialli, Fabrizio Ravanelli, Antonio Conte, Didier Deschamps ed è stato quel gruppo che ha trasformato calciatori normali in top atleti non solo a livello fisico ma anche a livello mentale. Si era costruita una squadra di campioni, una fratellanza dove tutti avevano lo stesso obiettivo. Era quasi una cura militare, nessuno mai veniva lasciato indietro, anche chi giocava di meno quando andava in campo dava tutto, perché aveva degli esempi talmente grandi che doveva per forza fare di più di quello che sapeva fare. E loro ci trattavano come se noi fossimo i campioni e loro fossero i nostri alleati, perché sapevano che loro senza di noi non potevano vincere le partite. Avevamo soltanto esempi positivi e potevi solamente imparare e crescere. La partita diventava il momento più tranquillo, noi andavamo in campo ed eravamo già convinti di vincere con tutti perché noi fisicamente e mentalmente sapevamo di essere più forti degli altri, e lo vedevamo quando ci riscaldavamo perchè vedevi già il terrore della squadra avversaria nei nostri confronti, nel sottopassaggio noi avevamo già vinto la partita (ride, n.d.r). Avevamo consapevolezza e mentalità di essere, non avevamo paura di niente perché il compagno dava tutto per te, e tu davi tutto per lui a prescindere, perché la società dove eravamo era la cosa più importante. Ora mi spiace vedere delle società che magari sono più ostaggi di alcuni giocatori, ma la maglia per cui giochi è più importante di tutto perché grazie a queste maglie puoi fare la storia.

ANTONIO CONTE

Antonio Conte era una rompiscatole all'epoca, già da giocatore. E' nato pesante, è un lavoratore nel vero senso della parola. Parliamo di un calciatore che faceva 6-7-8 gol all'anno, faceva tanti km, non ha mai lasciato un compagno da solo. Quando lui dice "io pretendo prima da me stesso, poi dai miei dirigenti e poi dai miei giocatori" è una cosa importantissima che ti dà la consapevolezza di cosa significa avere un uomo alla guida che pensa così, che è così, che non dormirà mai finché tu migliorerai. Affiderei sempre una squadra ad Antonio Conte perché tu sei sicuro che lui non dormirà la notte, che lui penserà in ogni secondo, in ogni minuto della sua vita a come migliorare, a come vincere, a come portarsi a quello che vuole lui e se chiedi a qualsiasi giocatore probabilmente lo odieranno tutti i calciatori e da compagno anche un po' io (ride, n.d.r). C'è questo aneddoto, giocavamo a Verona, ritornavamo tutti da due trasferte della nazionale quindi eravamo via da 15 giorni. Eravamo cotti, c'erano sudamericani che avevano fatto i viaggi in Sud America, noi europei avevamo fatto doppia trasferta per la qualificazione e andammo a giocare a Verona, dove il Verona dava 3-4 gol a tutti. Noi avevamo tanti punti in più in classifica e ci avrebbe fatto comodo anche un pareggio, invece lui iniziò a urlare come un pazzo "Noi siamo la Juventus, non esiste il pareggio, dobbiamo vincere tutte le partite perché siamo la Juventus", perdemmo 2-0 quella partita (ride, n.d.r). Perdemmo meritatamente, erano stati più forti, però è per far capire che non c'era una partita durante la quale potevi riposare. Quando immagino ora i suoi calciatori, penso "Poverini", la cura Conte è terribile. Anche se faccio il tifo per lui, è un amico, mi è dispiaciuto tanto quando è andato via dalla Juventus e secondo me il Napoli ha avuto una fortuna enorme a prenderlo e se fossi il suo presidente me lo terrei stretto, lo accontenterei perchè sai che quello che pretende dagli altri prima di tutto lo pretende da se stesso.

ZIDANE

Gli puoi perdonare tutto, è talmente straordinario come persona, anche più del calciatore, che è così. Quando vinse la sua prima Champions, che prese il posto di Ancelotti, venne a Torino dove pure ha dei campi di sua proprietà. La squadra non andava bene, gli chiedemmo: "Ma come hai fatto a vincerla subito?". E lui: "Ho detto ai ragazzi: datemi 7 mesi della vostra vita, e alzeremo quella Coppa". Disse che misero il chip giusto e iniziarono a galoppare per lui. Alzarono la Champions. Non si è inventato niente, è rimasto quello che era da giocatore. Di fatto come con Carletto: giocavano per lui, anche per la persona.

LIPPI

Io ho solo ricordi belli dei miei allenatori alla Juve. Anche di Capello con il quale ho fatto una sola stagione. A me piaceva dribblare, lanciare, tenere palla. Al primo allenamento in bianconero, avrei giocato ovunque, inizio a saltare l'uomo. Lippi mi prende per l'orecchio: "Prossima volta che provi a dribblare, ti mando in Primavera". Da quel momento non ne feci mai più, anzi inizia a menare. Volevo dare serenità alla squadra. Ognuno lì doveva sapere cosa fare, io dovevo essere il recuperatore di palloni, il più velocemente possibile per verticalizzare in direzione degli attaccanti. Lippi mi diceva che dovevo eccellere in quello, ad essere il migliore in una specifica caratteristica. Se saltava un reparto, un compito, la squadra rischiava grosso, se saltava un pezzo, saltava il piano tattico.  

RONALDO

E' soltanto uno e si chiama Ronaldo il fenomeno. Bello da vedere, impressionante. Il più forte tra i forti. Fino al 2008 i top attaccanti al mondo erano in Serie A. Il campionato più competitivo, i club più ricchi. Il Milan vinceva le Champions, la Juve faceva anche la voce grossa, l'Inter vinceva la Coppa Uefa. E a seguire così.  

LO SCONTRO CON RONALDO 

Forse un po' mi ha penalizzato nell'immediato perchè nei mondiali del 98 ero nella lista dei convocati e sparì perché successe questo casino. Ma ridurre una carriera e tutto quello che hai vinto e quello per cui hai lottato a un singolo episodio ti dispiace da un lato, anche se a me fa ridere perché io abito a Milano e quasi tutti i giorni me lo chiedono. Io e lui non ne abbiamo neanche mai parlato, abbiamo giocato tantissime volte contro, abbiamo sofferto quando ha avuto degli infortuni gravissimi, quando eravamo in campo e non riusciva a esprimersi come voleva. Anche a fine carriera quando giocavamo in Spagna, non ne abbiamo mai parlato. Ci rido su e ancora oggi ne parliamo.

LE ITALIANE CHE VANNO IN EUROPA

Noi avevamo dei campioni in Italia in qualsiasi squadra e se tu non eri sul pezzo tutte le partite non vincevi i campionati e in Europa non raggiungevi questo livello. Non sto dicendo che noi eravamo più forti, ogni epoca ha i propri campioni. Il calcio è cambiato, in Italia magari non abbiamo più la forza economica di prima, però mentre altri paesi hanno investito nei settori giovanili, noi no, perché ci sentiamo più forti in tutto. Gli altri paesi si sono messi sotto, hanno creato le giovanili, noi abbiamo sempre comprato il prodotto finito e quando non abbiamo più avuto la forza economica è diventato un problema. Vero, c'è l'Inter che negli ultimi anni sta facendo delle stagioni incredibili, è molto forte, ha un ottimo allenatore, un'ottima società e si merita tutto quello che sta raccogliendo ma questo è un caso sporadico.

IL RICORDO PIU' BELLO

Ogni giorno mi svegliavo, andavo a fare allenamento con la squadra di cui ero da sempre stato tifoso Il primo gol per il primo scudetto. La musichetta della Champions League. Quanti ne avrei. Anche di momenti brutti che però grazie a compagni e famiglia in qualche modo li ricordo con il sorriso. I ricordi mi fanno brillare gli occhi."