Lega Serie A, De Siervo: "Il calcio italiano sta rinascendo"

L'AD di Lega Serie A, Luigi De Siervo, è stato intervistato da Marco Bellinazzo su RadioTv Serie A con RDS, nell'ambito della rubrica Goal Economy. Le sue considerazioni:
"I RICONOSCIMENTI PER QUESTO CAMPIONATO
Non si poteva avere di meglio. Quello che si è visto è stato un campionato deciso all'ultimo minuto, il quarto club diverso che vince in sei anni. Il fatto che ogni obiettivo sia contendibile credo che sia dal punto di vista sportivo e anche degli investitori l'obiettivo reale. La creazione di un lavoro attento che parte dalla ridefinizione di aspetti strettamente produttivi fino alla determinazione di una strategia commerciale di marketing hanno riposizionato la Serie A come un campionato di assoluto vertice.
RINASCITA DEL CALCIO ITALIANO
Il calcio italiano sta rinascendo in un contesto globale e complessivo molto più difficile rispetto alla realtà degli anni 90 in cui eravamo leader nel mondo. Abbiamo gli stadi più vecchi d'Europa che hanno in media 75 anni ed esiste quindi un'urgenza strutturale che ci auguriamo possa essere risolta soprattutto con l'aiuto del Governo che dovrebbe istituire una nuova figura come quella del Commissario degli Stadi. Questa figura aiuterebbe gli investitori legati ai club a fare quell'investimento fondamentale, come è successo nel calcio tedesco trasformando il loro campionato grazie agli investimenti fatti per il Mondiale del 2006. Ci auguriamo tutti che avendo all'orizzonte un europeo, nei prossimi anni si riesca nei tempi definiti dalla UEFA a fare gli investimenti per riqualificare i nostri stadi e migliorare lo spettacolo e l'esperienza sia del pubblico che fisicamente si reca allo stadio ogni domenica ma anche e soprattutto dal punto di vista televisivo perché lo stadio virtuale è importante tanto quanto lo stadio fisico.
SOLD OUT ALLO STADIO
Dopo quello che è stato l'incubo del Covid le persone si sono legate agli interessi più profondi e il calcio è l'ultimo rito collettivo emotivo di questo periodo storico.
L'abbiamo visto nello spettacolo della serata di Napoli, vedendo cantare 60 mila persone allo stadio all'unisono, mezzo milione di persone che si sono riversate in una città, abbiamo visto una Napoli illuminata a giorno come nella notte di Capodanno, e questo fa capire come il calcio abbia questa forza di trasporto ancora fortissima. È la stessa gioia dei festeggiamenti a Bologna per il ritorno dopo 51 anni alla vittoria in una competizione.
Sappiamo che l'indice di riempimento degli stadi ha superato il 92% e questo è un trend che si è consolidato. Credo sia importante anche per il pubblico comprendere come il risultato che oggi si vede in campo, sia frutto di un enorme lavoro fatto di dettagli che è iniziato sei anni fa. Abbiamo riempito la Lega di professionisti e competenze per cercare di portare valore e dare una forte identità, che nasce prima ancora che sulle cose pratiche anche sull'aspetto valoriale su cui la Lega Serie A si è impegnata come mai prima d'ora. Ogni singola giornata viene dedicata ad una associazione, ad una serie di valori che sono condivisi con la UEFA in un programma specifico e ci aiutano a ridefinire il ruolo sociale del calcio: un grande collante che deve avere l'obiettivo di sottolineare di volta in volta una serie di valori. Abbiamo investito in tecnologie, mettendo a disposizione degli arbitri ogni anno le ultime innovazioni per consentir loro di sbagliare il meno possibile. Il VAR ha ridotto del 90% gli errori, l'AIA sta facendo un lavoro difficilissimo ma fondamentale per avere un'uniformità di giudizio e questo è un elemento umano che richiede un certo tempo per poterlo adeguare. In realtà la Serie A, più di qualunque altro campionato, ha sempre investito e continuerà ad investire in tecnologie.
LE TECNOLOGIE
Noi abbiamo fatto una scelta importante. Abbiamo capito che per poter fare un salto evolutivo avevamo bisogno di governare l'elemento dell'innovazione. Siamo stati i primi ad introdurre il fuorigioco semiautomatico. La goal line technology, ad esempio, che per noi è un tema ormai antico, in Spagna non c'è ancora, tant'è che il campionato lo scorso anno è stato deciso non vedendo un gol fantasma di Yamal. Abbiamo aumentato il numero di telecamere e la capacità delle stesse con droni e carrelli per avvicinare l'azione entrando nell'evento come nella NFL, quindi l'obiettivo è creare un prodotto sempre migliore. Non ci fermiamo poi a questo, perchè l'innovazione ci permette anche di tradurre in moltissime lingue i nostri contenuti con l'intelligenza artificiale, di produrre highlights per ogni singola piattaforma social, ci consente quindi di essere più vicino all'utente finale.
Questo investimento spesso non viene apprezzato come tale, ma in realtà aiuta il prodotto ad essere più vicino alle esigenze del pubblico. L'obiettivo reale è accorciare la distanza creando una forma di sinergia e questo credo che progressivamente si stia vedendo sempre di più.
LA PIRATERIA
La pirateria sta uccidendo il calcio e lo sta privando delle risorse necessarie per poter essere competitivo. Una certa fetta della popolazione ritiene che il calcio debba essere gratuito e aiuta la criminalità organizzata comprando il pezzotto fisico o attraverso le paytv illegali. Questa cosa l'abbiamo percepita in maniera più forte rispetto agli altri perché mentre alcuni campionati hanno più soldi e questo sistema non si percepisce, il nostro Paese ha perso fatturato in Italia per questo e questa conseguenza ha avuto una ripercussione immediata. L'aumento dei prezzi perché chi ha investito con i nostri diritti deve avere un conto economico in pareggio. Quello che i tifosi non hanno capito è che stiamo parlando praticamente di un euro al giorno. Siamo dovuti intervenire con una legge dedicata, la più avanzata in Europa, con una piattaforma tecnologica al servizio dell'autorità per le comunicazioni che può bloccare entro tre minuti l'attività criminale.
La Guardia di Finanza ha preso a cuore questa dinamica e visto che qualunque attività che noi svolgiamo attraverso la rete con un collegamento internet lascia una traccia indelebile consente di ricostruire queste violazioni. Sono già partiti i primi 2000 inviti a presentarsi in caserma: le persone che hanno compiuto un atto di pirateria digitale vengono convocate, viene notificato il primo livello di ammenda che è di fatto un cartellino giallo, ma soprattutto queste persone entrano in una lista e sono attenzionate alla Guardia di Finanza che andrà a studiare la loro posizione. Alla seconda violazione, il cartellino rosso, sono 5000 euro di multa. Quello che le persone devono progressivamente capire è che a un certo punto la pirateria raggiunge un tale livello di danno al sistema che questo si autoprotegge. L'obiettivo è ridurre i prezzi, ma per poterlo fare bisogna che tutti facciano la propria parte.
GLI STADI
Abbiamo finalmente proprietà, soprattutto quelle internazionali, che non vedono l'ora di poter investire centinaia di milioni nella costruzione di impianti funzionali alla visione prolungata nel tempo, perché poi nello stadio si rimane per un periodo molto lungo: prima, durante e dopo la gara e questo per vivere l'esperienza fino in fondo.
Ringraziamo il Ministro Abodi per quello che sta facendo, per l'impegno che sta mettendo nel creare questa opportunità. Siamo però davanti al paradosso: per la prima volta ci sono i soldi e le condizioni di mercato per poter accogliere un'offerta di prodotto nuova, più innovativa e funzionale, ma con un lungo iter burocratico.
Abbiamo il caso di Firenze, dove comunque si è trovata una modalità di avanzare in uno stadio che oggi alla vista ci restituisce un'immagine di lavori in corso, ma che ci deve portare a pensare che molto presto avremo un altro impianto all'altezza di quello che sono i tempi che corriamo. Siamo nella fase dei lavori in corso, in alcuni casi già all'interno degli stadi, in altri solo dal punto di vista amministrativo ma con il supporto del governo e soprattutto con l'attenzione che la UEFA ci ha voluto consegnare con la nomina di Michele Uva - a cui facciamo i migliori auguri - , vogliamo aiutare questa dinamica, perché tutto il mondo dello sport e del calcio in particolare, vuole che l'Italia si riesca a dotare di impianti all'altezza perché siamo a tutti gli effetti una colonna di questo sport e abbiamo bisogno di poter competere e mantenerci al livello sportivo a cui le nostre squadre ci stanno abituando.
Gli impianti all'altezza sono quelli che generano dei ricavi: il risultato economico della partita Inter-Barcellona ha portato oltre 14 milioni di euro soltanto per una gara, un risultato straordinario che per alcune squadre non è neanche l'incasso di tutta la stagione, e questo ci restituisce come il nostro paese possa ancora ospitare dei grandi eventi con incassi roboanti anche per una sola gara. Questo dà la misura di come un impianto all'altezza, in questo caso con dei servizi a metà, può già generare. Immaginiamo se dovessimo arrivare a ristrutturare impianti fondamentali come quello di Milano, di Roma o di Napoli, cosa potrebbero restituire in termini di ricavi alle squadre.
Il peccato mortale che sta avvenendo è che noi abbiamo la cultura calcistica che ci consente di organizzarci per poter essere competitivi, quindi la parte tecnico-tattica, gli allenatori in senso lato come concetto fondamentale. Abbiamo anche il pubblico che può sostenere con grande passione e entusiasmo questo effort. Quello che ci manca e che è mancato negli ultimi 20 anni è l'elemento organizzativo che tiene insieme questo e un'attenzione della politica, perché ha sempre trattato il calcio come la terra di nessuno in cui ciascuno faceva l'annuncio di grido, ma senza poi realmente impegnarsi per aiutare questa che è a tutti gli effetti un'industria ad evolversi in linea con i tempi. Quindi ci auguriamo che in questo momento storico la nostra richiesta venga esaudita.
LA COMPETIZIONE CON ALTRI SPORT
La prima concorrenza che noi abbiamo è rispetto alle altre piattaforme di intrattenimento, che sono prima di tutto i social media, che consentono alle persone di impiegare il proprio tempo in una maniera più disordinata. Quell'elemento prima non c'era e quindi il tempo libero veniva dedicato a pochi elementi, tv e calcio in particolare. Ora la prima concorrenza sono le piattaforme di intrattenimento puro, Disney+, Netflix, Amazon. C'è anche una competizione all'interno del mondo sportivo soprattutto con i grandi brand americani che hanno la capacità di investimento per avere uno sport al massimo di quella disciplina sportiva riuscendo ad espandersi.
All'interno della parte sportiva, calcistica in particolare, il target si divide ulteriormente perché non bisogna nasconderlo ne demonizzarlo oltre misura, ma FIFA e UEFA hanno iniziato a fare concorrenza tra i campionati nazionali con nuove partite, nuovi tornei o arricchendo a tal punto le competizioni precedenti da rendere meno interessanti quelle nazionali.
Quindi il contesto è estremamente complicato, è inutile nasconderlo, non riusciremo a resettare il tempo e tornare dove eravamo 30 anni fa, perché questo non è tecnicamente possibile. In questa logica il lavoro che può essere fatto è solo quello di concentrare sull'ente che organizza, quindi sulla Lega, una serie di poteri e diritti, per consentirle di essere sempre più presente in Italia ma soprattutto all'estero.
I grandi pubblici internazionali si sono affezionati a determinate squadre o meglio competizioni dove non c'è più la Serie A. La difficoltà oggi è trovare una sedia dove sedersi in maniera stabile e duratura, per cui la nostra capacità prima è quella di essere competitivi sul campo sportivo e disputare con le nostre squadre tornei entusiasmanti come sono stati negli ultimi tre anni tutte le competizioni europee.
In questo consentitemi che il venir meno al decreto crescita non ci aiuta a restare dove siamo. Si è pensato che togliere quel provvedimento fosse un elemento che potesse aiutare la nazione italiana. Nessuna sciocchezza più grande. Quell'elemento ha solo danneggiato il calcio italiano. La concorrenza però, arriva anche da altri sport. Benvenuti i successi di Sinner e speriamo che le Ferrari tornino a vincere quanto prima, ma necessariamente questo spolverizza l'audience perché ciascuno di noi nell'arco della propria giornata sportiva non può dedicarsi otto ore alla televisione. Di fronte ad un gran premio di Formula 1, una partita di tennis o un big match di calcio, diventa necessario scegliere.
L'ADATTAMENTO CON LE PROPRIETA' STRANIERE
Avere proprietà straniere crea un processo interessante, multiculturale, e dinamico, che arricchisce il confronto come è naturale che sia. L'equivoco che si pone dall'esterno del nostro mondo è la lettura che gli stranieri siano un corpo unico, in realtà non c'è niente di più diverso perché ciascuna di queste proprietà ha una storia e un percorso totalmente differente: abbiamo grandi uomini che tornano in Italia per un tema di affetto nei confronti del nostro Paese e vogliono fare in maniera più vicina a quella che era l'attitudine dei grandi presidenti degli anni 90 e ci sono invece dei fondi di investimento che hanno logiche e dinamiche completamente diverse. Il primo elemento è capire la diversità delle attitudini per cui i grandi investitori internazionali investono in Italia. La cosa interessante è che siamo, a tutti gli effetti, il campionato su cui si è più investito in un tempo così breve nel corso degli ultimi anni, anche se il freno che hanno alcuni di loro è l'incertezza rispetto a progetti di sviluppo. In qualunque altra parte del mondo avere la capacità di investimento, avere una base di tifosi da dover servire, trova nella politica il primo alleato, cosa che non sempre questo Paese è stato capace di fare. Dopodiché, l'obiettivo è creare una sinergia con il pubblico, che è sempre un elemento delicato. Credo che i manager che gestiscono le squadre debbano necessariamente essere ancora, almeno per un periodo prossimo, italiani.
Non credo che un manager, per quanto bravo e anche con esperienza, possa arrivare da qualsiasi Paese in un Paese complesso come il nostro e riuscire dalla mattina dopo a performare in una certa maniera. Mi auguro che le proprietà internazionali continuino ad essere presenti, continuino a vederci come un Paese in cui si possa fare e che possano apprezzare questa grande passione, un valore che loro stessi ritengono possa essere valorizzato e su questo noi saremo i primi alleati. Dall'altra ci vuole l'umiltà di capire che il contesto in cui si lavora è diverso, che non è necessariamente peggiore di quello internazionale, ma che richiede persone che hanno una sensibilità più territoriale. E da questo punto di vista, nell'arco di 5, 6, 7 anni, non ci sarebbe nulla di male se ci fossero poi anche nella parte manageriale, dei manager stranieri.
PRESIDIARE I MERCATI INTERNAZIONALI
Il mercato nazionale per definizione è cappato. Lo sviluppo è tutto sull'estero ed è lì che ci sono decine di milioni di tifosi da riuscire a intercettare. Il punto vero è che noi siamo a tutti gli effetti un Paese che rappresenta per tutti un obiettivo come capacità di saper vivere, legato a un modo di star bene con se stessi e col contesto artistico, naturale, di alimentazione, quindi rappresentiamo un obiettivo reale. Nel tempo abbiamo perso un po' la dinamica sportiva perché i grandi campioni, è inutile nasconderlo, non sono più tutti qua, ma sono prevalentemente in altri campionati. Questo è l'elemento che negli anni 90, in cui c'era un mercato molto più diretto dall'alto verso il basso, portava a fare marketing internazionale in modo più semplice, perché bastava acquisire i primi giocatori al mondo. Oggi, in un contesto completamente diverso, essere efficaci ed invertire il trend è molto più complesso e richiede investimenti significativi. Per far questo ci vuole una visione internazionale e una capacità di esecuzione. Quello che aiuterebbe, inutile nascondersi, sarebbe l'arrivo di calciatori forti, di alcuni paesi simbolo. Ci sono paesi che hanno una capacità di risposta e di attenzione potenziale, perché oggi i tifosi, tanto più stranieri, si muovono seguendo il calciatore più che il brand. Quindi spostare calciatori importanti ci aiuterebbe a fare questo lavoro.
Dall'altra parte, è importante continuare a organizzare partite all'estero: lo fa da anni l'NBA, l'NFL, lo fa la Serie A dal 1993. Quest'anno saremo ospiti ancora nella formula della Supercoppa a quattro squadre in Arabia Saudita, saremo a Riyadh, con Napoli, Inter, Bologna e Milan. Torneremo a parlare di noi in quel contesto e queste competizioni, che consentono di spostare i giocatori per circa una settimana, aiutando il brand ad affermarsi in quel contesto e nel tempo a generare una domanda di Serie A superiore a quella che ha attualmente.
FESTIVAL SERIE A
E' un evento che ci permette di avvicinarci alle persone. Si chiude una stagione, quindi sarà un momento di bilanci e autocritica che si farà in maniera trasparente in mezzo alle persone. Sono oltre 30 i panel durante i tre giorni nella città di Parma e sarà anche un momento di programmazione. Il festival si aprirà con i tre presidenti di Serie A, B e C e si chiuderà col presidente Gravina con un panel dedicato a lui, alla Nazione italiana, alla visione per riportarla nel posto che merita. Nel mezzo avremo la possibilità di premiare giocatori leggendari come Fabio Cannavaro, racconteremo anche la classe arbitrale in maniera innovativa perché ci sarà la possibilità di vedere Gianluca Rocchi che intervista Collina, racconteremo quelle che sono le grandi donne che hanno fatto la televisione italiana e le televisioni internazionali che trasmettono il nostro campionato per la prima volta verranno in Italia. E' la prima volta che riusciamo ad anticipare così tanto il calendario per metterlo al centro di uno spettacolo collettivo, ci saranno le televisioni che trasmettono la Serie A a tutti i livelli, dalle paytv alle televisioni in chiaro che cercheranno di raccontare e di prendersi uno spazio per il proprio pubblico, ci sarà un bagno di folla e si concluderà con una bella partita di calcio, Operazione Nostalgia, dove i due capitani saranno Adriano e Totti.
Saranno presenti le tre squadre appena promosse in Serie A, ci sarà un panel con il Bologna per raccontare come è stato capace di costruire nel tempo e questo è un elemento fondamentale per le proprietà internazionali, capire che con una serie di investimenti seri e programmati si può arrivare a vincere una competizione, cosa che non è sempre successa in altri campionati.
IL FUTURO DELLA SERIE A
Il calcio ha avuto un incremento costante nel tempo dei valori complessivi, e ci si è curati poco del contesto, ma anzi, si è pensato a raccogliere il massimo. In un momento in cui il mercato si sta bloccando per tutte le competizioni, è bene ricordare che la Premier League, che passa per essere un campionato senza limiti, in realtà quest'anno per mantenere lo stesso valore in Inghilterra ha dovuto mettere a disposizione il 20% di partite in più, quindi di fatto ha perso in valore se lo si analizza. Ma questo è per far capire che c'è maggior consapevolezza delle difficoltà, ma anche una maggiore fiducia nella Lega, e questo lo abbiamo conquistato con il lavoro di questi sei anni.
Quest'elemento, con le proprietà internazionali che hanno più cultura della delega, ci consentirà in un clima più disteso dal punto di vista manageriale, di lavorare in maniera seria e continuativa su degli obiettivi su cui c'è un confronto quotidiano con le squadre, nelle forme, nelle commissioni, nel Consiglio di Lega, e soprattutto nell'organo finale che è l'Assemblea"