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23.11.2017 12:00 di Caterina Baffoni   vedi letture
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È lui.

E' proprio lui il principale nemico invisibile insidiato dentro la testa di Madama che spesso e volentieri incita e conduce allo svuotamento, alla mancanza di soluzioni illuminanti e illuminate. La Juve, ora come ora, è tallonata da un nemico invisibile, che si veste elegantemente di un logorio mentale. Una sorta di blocco psicologico, che a parte qualche fiammata iniziale di spinta da parte della squadra, avvolge i bianconeri in una nube di staticità. Forse c'è un po'di sazietà, dico forse perché semmai dovesse esserci, sicuramente non avvisa quando arriva. 

E' opportuno sottolineare, tuttavia, che queste partite aiutano e contemporaneamente un po' ingannano, perché quando pareggi col Barcellona sfiorando la vittoria, non puoi che essere un fil sereno. Ed è lecito e quanto mai  vero allora che questo possa essere visto come un bicchiere mezzo pieno, ma senza tralasciare di esaminare quello mezzo vuoto, che sprona Madama a guardarsi nel fare quei progressi di una squadra che, per sua stessa ammissione, sta ancora cercando, per migliore per poter esprimere tutto il suo enorme potenziale. 

Se Dybala è rimasto soffocato dalle tallonate e attenzioni minuziose da parte dei blaugrana faticando  a trovare il guizzo, non può non risaltare agli occhi il problema principale che probabilmente fa da specchio alla situazione bianconera: ogni volta che un giocatore ha con sè la sfera non trova quasi mai i giusti tempi di inserimento, la giusta corsia o la giusta occasione per appoggiarla al compagno che troppo spesso resta attendista, sedicente e statico rallentando di gran lunga la manovra. Occorre più velocità nelle palle inattive e più dinamismo nel momento in cui non c'è possesso palla. Fatto sta che nel bel mezzo della partita di ieri, c’è stato un qualcosa di più. Rivisto e revisionato a dovere, importante e significativo è stato il contributo difensivo dei tre davanti a Buffon, ma anche quello degli attaccanti che era mancato fino qui, e l'attenzione nella retroguardia a filtrare il centrocampo ha regalato più equilibrio e sicurezza alla squadra che, pur orfani del miglior Alex Sandro e Cuadrado, non ha mai avuto veramente paura contro il Barcellona. 

Ma la strada è quella giusta perchè quando c'è consapevolezza, si può solo che migliorare.  

Ogni volta che si vuole impostare un percorso di crescita per arrivare dove si vuole andare, occorre stabilire non solo dove si è stati prima, ma anche dove si è arrivati finora. La Juventus, oggi, ci sta raccontando proprio questo:  sta cercando la propria identità dopo anni di successi, di arrivi costanti al traguardo e motivarsi cercando la vera consapevolezza di se stessa e dei propri mezzi non è mai facile e né tanto meno banale. Questo nemico invisibile che si sta prendendo gioco di Madama, è semplicemente il percorso normale che si deve necessariamente intraprendere per ritrovarsi davvero, nella propria identità, nei propri punti di forza e nelle opportunità.

La consapevolezza della squadra parte proprio da questo: scovare e interiorizzare i propri errori commessi attraverso l'autoconsapevolezza di quello che è andato storto e dei propri limiti. Questo è l'unico strumento capace di far luce alla situazione per poi preparare la giusta diagnosi alle partite come quella di Genova o quella contro la Lazio ad esempio, e ripartire da quelle competenze emotive personali che solo una squadra leader può possedere.

Questo è il compito che Madama dovrà svolgere una volta trovato il giusto asset in mezzo al terreno di gioco: trasferire la consapevolezza nell'avere e nell'essere un enorme potenziale all'interno di un gruppo già maturo. 

Il mito che occorra solo premere il pedale della velocità e di una spietata competitività per rendere una squadra più produttiva, si sta sgretolando sotto il peso di risultati sempre evidenti dietro a queste scelte. Perchè avere il turbo a Novembre per arrancare a Maggio, non serve a niente se le ambizioni sono alte. 

Tutto ciò che ci porta a comprendere la crescita personale e il miglioramento, è impossibile senza sperimentare i propri limiti. Il nemico invisibile busserà sempre alla porta, pronto e assetato di forze ed energie altrui. Ma proprio quando Madama avrà fatto tesoro delle proprie debolezze, armatasi di consapevolezza, spavalderia e di quel sano pizzico di incoscienza in più, non troverà nessuno oltre quella soglia... se non il proprio inconfondibile coraggio.

Destinazione Atene o Torino che sia.