Ridateci la Juventus, la squadra che non moriva mai

Ridateci la Juventus, per favore. Questo clone senza cuore, grinta e attributi inviatelo su Marte. Smettetela di inseguire illusorie chimere cercando un qualcosa che, con il materiale a disposizione, non si può ottenere. Ripartiamo dalle cose semplice, basilari, che magari non fanno stropicciare gli occhi ma che alla fine portano a casa la pagnotta.
Quella di ieri sera, ad Oporto, non può essere la Juventus, quella squadra che non muore mai. Perché questa squadra è parsa già morta prima di entrare in campo. Non è la prima volta che la Vecchia Signora approccia male la gara di andata degli ottavi di finale di Champions. Era già successo col Tottenham, con l’Atletico Madrid, col Lione. La differenza sta nel fatto che, mentre con inglesi e spagnoli avevamo una squadra vogliosa di andare sempre oltre i propri limiti, già col Lione, lo scorso agosto, s’era vista una squadra che i limiti se li pone da sola. La trasferta di Oporto non ha fatto altro che confermare questa preoccupante tendenza.
Le modalità con le quali sono state incassate le due reti (roba che non si vede nemmeno in prima categoria) non devono essere preso come “ci servirà da lezione” ma come “prendiamo provvedimenti subito”. Non è possibile vedere giocatori così svagati, così distratti, così poco sul pezzo. Non è possibile per giocatori che guadagnano milioni giocare con lo stesso entusiasmo che può avere un operaio che si alza al mattino alle 5 per andare a lavorare in pieno inverno. No, non è possibile e non è tollerabile. Non si può più accettare che 7 giocatori della Juventus nella propria area di rigore si facciano bullizzare da un singolo giocatore del Porto, come in occasione della seconda rete.
“Cari” giocatori, non avete voglia? Ditelo. Ci si saluta e in bocca al lupo. Non capite quello che il mister vi chiede? Fate capire al mister che non siete adatti per il tipo di gioco che vorrebbe praticare. Perché le tesine sono belle, “il calcio che vorrei” è meravigliosa narrativa, poi però viene la pratica sul campo. E, sul campo, lo hanno capito anche i muri che, con questa rosa, la tesina può stare tranquillamente nel cassetto. Basta con questa supponenza, con questo masochismo di voler sempre e comunque costruire dal basso anche quando non ne hai le qualità e le doti. Spazzatela sta palla, santi numi.
Ridateci per favore qualcuno che la smetta di dire che “questa rosa è difficilmente migliorabile” quando è sotto gli occhi di tutti che manca una punta e che il centrocampo è stato costruito lanciando i dadi e comprando giocatori a caso. Potevamo ambire a vincere la Champions? Assolutamente no, ma essere eliminati dal Porto, così come dal Lione lo scorso anno, sarebbe un fallimento davvero assurdo (soprattutto quando hai in squadra uno come Ronaldo il cui sguardo, ieri sera, dopo le due reti subite, non lasciava dubbi interpretativi).
Dagli occhi di tigre agli occhi di triglia c’è un oceano infinito. E il naufragar non sarebbe dolce in questo mare. Fuori gli attributi.