KRASIC: "Stankovic mi chiamò all'Inter, ma la storia diceva Juve. Sogno lo scudetto"

«Non vedo l’ora di giocare. Dejan è il mio modello. I nerazzurri mi avevano cercato, ma io volevo questa maglia»
02.10.2010 10:05 di  Christian Noviello   vedi letture
KRASIC: "Stankovic mi chiamò all'Inter, ma la storia diceva Juve. Sogno lo scudetto"
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© foto di Alberto Mariani

Inter-Juventus è il derby d'Italia. Partita sentita dai giocatori, tifosi e dirigenti. La partita delle partite, soprattutto dopo Farsopoli. La classica di domenica sera al Meazza avrà un nuovo combattente per le fila bianconere: Milos Krasic. Una sfida nella sfida per il centrcampista bianconero. Perchè di fronte avrà il capitano della Serbia, che nei giorni del Mondiale Sudafricano gli aveva consigliato: "Dai, che vieni a Milano". Ma Milos ha declinato l'invito, sposando la causa bianconera, perchè "l’offerta concreta è poi arrivata dalla Juve, e a quel punto non ho avuto il minimo dubbio: volevo fortemente la maglia bianconera", ha spiegato in una lunga intervista a "La Gazzetta dello Sport" la Furia Serba.  Rinunciando, tra l’altro, ad offerte molto più ricche. Proprio perché "storia, vittorie e prestigio della Juventus sono qualcosa di incredibile, unico""Quando i dirigenti bianconeri si sono fatti avanti è come se si fosse avverato il sogno di una vita. Non avrei mai pensato di arrivare tanto in alto". Un amore immediatamente ricambiato da parte dei tifosi, anche per la somiglianza, per ora solo fisica, con Pavel Nedved: "E' merito della capigliatura. Magari potessi arrivare ai suoi livelli. Di certo è un mio obiettivo, ma so anche che la strada è parecchio lunga, dovrò lavorare molto per raggiungere Pavel".
Milos Krasic si prepara alla sfida clou della sesta giornata di Serie A. "Non vedo l’ora di giocarla, solo l’idea già mi emoziona. E’ la sfida che rappresenta il vostro calcio, la partitissima, il massimo della serie A". Forse la gara più importante della sua giovane carriera: "Credo di sì. Anzi, sicuramente sì, insieme alla finale di Coppa Uefa vinta nel 2005 con il Cska". La Juve può battere l’Inter, "perché giorno dopo giorno siamo sempre più squadra. La nostra arma domani sera deve essere il collettivo, la voglia di soffrire insieme. Solo attraverso il gruppo si possono ottenere grandi risultati", spiega il serbo.
Dopo il pareggio di Manchester c'è più fiducia nelle potenzialità della squadra: "Di sicuro abbiamo capito di essere sulla buona strada. Stiamo lavorando per creare una squadra fortissima, per riportare la Juve ai livelli che le competono, in cima al mondo. Io sogno di vincere scudetto e Champions con questa maglia".

Milos Krasic ha rilasciato anche un'altra lunga intervista al quotidiano torinese "La Stampa". Ecco le sue dichiarazioni, raccolte da Massimiliano Nerozzi:

Milos Krasic, com'è stato il suo primo mese italiano?
«Fenomenale. Come l'accoglienza del club, dei compagni, della gente: tutti mi hanno dato il massimo aiuto. Ho quasi trovato casa, una villetta, e tra una decina di giorni vorrei andarci ad abitare».

Quanto le manca sua figlia Mila, nata due settimane fa?
«Da morire. Per fortuna la riabbraccerò ora, con la convocazione della Serbia per le qualificazioni agli Europei. Appena avrà qualche mese vorrei venisse qui a Torino».

Per la Juve s'è tagliato lo stipendio: più dei soldi potè la Storia?
«Quando è arrivata l'offerta, conoscevo la storia del club e la reputazione: non ho avuto dubbi».

Dejan Stankovic, suo capitano in Nazionale e avversario domani che le aveva detto?
«Che dovevo venire in Italia, perché il campionato è di primo livello. E che non avrei avuto problemi».

Al tempo della scelta, pare volesse portarla all'Inter.
(sorride). «So che anche loro erano interessati a me, e Dejan ogni tanto me lo diceva: "Dai, vieni con noi". Però sempre con il sorriso, senza mai essere insistente. Ma da quando è arrivata l'offerta concreta della Juve, ripeto, non ho avuto alcun dubbio sulla scelta».

Manichea, di questi tempi: sa che significa Inter-Juve?
«L'ho già capito: come un derby, la partita del campionato. Sono davvero felice di poterla giocare».

Mai giocato un duello così?
«Come partita singola, certamente è la più importante, insieme alla finale di Coppa Uefa che ho fatto con il Cska Mosca».

Loro sono i favoriti: un motivo per cui potete vincere voi?
«Perché stiamo diventando una squadra. Credo nel gioco del collettivo e nell'organizzazione, anche se tra noi c'è sempre un singolo che può spuntare e fare la differenza».

Quanto vi aiuterà il bel pareggio di Manchester?
«Tanto. Abbiamo più fiducia: la strada è giusta per costruire una squadra compatta».

Ne levi uno all'Inter.
«Ne hanno tanti: adesso dico Eto'o. È in una forma straordinaria».

Lei ha riportato in vita Nedved: che ne pensa del paragone?
«Che probabilmente lo fate perché sono biondo, visto che sono ancora molto lontano dai risultati che ha ottenuto lui. E devo lavorare tanto: per una carriera come Nedved, chiunque firmerebbe».

Vi siete mai parlati?
«No, ma mi piacerebbe conoscerlo».

Era un'icona dei tifosi: ora stanno adottando lei.
«Sono felice, perchè ho sentito il loro affetto fin dalla prima partita. Penso che abbiano capito che voglio dare il massimo, ogni volta».

Oltre ai capelli c'è la corsa: l'ha affinata per scappare dai genitori?
(ride). «Forse l'origine è quella, e così ho sempre fatto, da quando ho iniziato a giocare».

Quando la chiamavano Jackson: perché?
«Jackson, come Michael. Un nomignolo che mi avevano dato quando avevo sette, otto anni: dicevano che il mio modo di giocare somigliava a uno stile di danza, a un'esibizione».

La sua star del pallone?
«Predrag Mijatovic. E poi mi entusiasmavano Zidane e Del Piero».

L'avvio non fu proprio da Stella: quella Rossa, di Belgrado, la scartò.
«Vero, ma poi feci il salto a 19 anni, andando al Cska Mosca. E ora che sono qui ho superato i sogni che avevo da bambino».

A Kosovska Mitrovica, in Kosovo: terra mai dimenticata.
«Mai. Per questo dedico i gol al mio paese e alle persone, come i miei genitori, che hanno deciso di restare là».

Ora che è grande quali sogni le restano da acciuffare quest'anno?
«Conoscendo la Juve, dico vincere lo scudetto e tornare in Champions: se diamo il massimo, abbiamo le qualità per riuscirci».