esclusiva tj

Sergio Porrini: "Mancano i leader in campo e la mentalità vincente, Juve confusa dall'addio di Marotta. Del Piero? Non risolverebbe tutti i problemi"

09.06.2023 11:30 di Mirko Di Natale Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Sergio Porrini: "Mancano i leader in campo e la mentalità vincente, Juve confusa dall'addio di Marotta. Del Piero? Non risolverebbe tutti i problemi"
TuttoJuve.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

"L'occasione di allenare al Gorica è nata in quanto abitando a Gorizia già conoscevo le persone che lavoravano lì. Ho pensato di poter dare una mano in un momento di grande difficoltà". Pensieri e parole di Sergio Porrini, ex difensore bianconero campione d'Europa e del mondo con i bianconeri, che in esclusiva ai microfoni di TuttoJuve.com racconta la sua esperienza insieme ad Edy Reja al Nogometno Društvo Gorica e non solo:

Come è andata, dunque, la tua avventura a Nova Gorica?

"E' stata positiva all'inizio, dove c'è stata una reazione nelle prime giornate con i 7 punti conquistati, ma poi le cose non sono più andate bene. Ci siamo resi conto che lavorare all'estero è difficile nella quotidianità, basti pensare al problema di lingua e di comunicazione avuti. Il rapporto con la società si è concluso prima della fine del campionato, di comune accordo ci eravamo resi conto della situazione. Forse è stato meglio per loro, purtroppo non sono riusciti a risalir la china e sono retrocessi lo stesso. Mi è dispiaciuto molto".

Ora cosa bolle in pentola, mister?

"Vorrei cominciare ad allenare con più continuità, valuterò il progetto. Poco importerà se in Italia o all'estero, l'obiettivo sarà di rimettersi in gioco".

Che idea ti sei fatto, parlando di Juventus, di quanto accaduto in questa stagione?

"E' stata un'annata disastrosa sotto tutti i punti di vista: in campo per i risultati che non sono mai arrivati, come quelli in campionato e in Champions dove la squadra è stata eliminata in maniera precoce. Anche nel periodo in cui la squadra vinceva, non ho mai visto un qualcosa costruito attraverso il gioco. Come già non bastasse, le sentenze extra campo che hanno colpito Agnelli, il CdA e il club sono sembrate un vero e proprio accanimento. E' evidente la grande difficoltà degli ultimi anni, penso siano mancate delle figure chiave a livello dirigenziale".

Qui si può aprire una domanda attinente al tuo ragionamento: da quanto tempo mancano le figure chiavi a livello dirigenziale?

"Vedo la Juve un po' confusa dall'addio di Marotta, di lì in poi non è stata più lo stesso club. Allegri? Non voglio esprimermi sulla sua riconferma da parte della società, piuttosto è evidente che negli ultimi due anni - indipendentemente dalle vicende giudiziarie - i risultati non sono stati affatto positivi".

Potrebbe esserci un cambiamento a livello di gioco?

"Quello bisognerà vederlo, dal mercato e dai giocatori che arriveranno, ma ovviamente speriamo possa accadere. Allegri, anche quando vinceva tanto, è sempre stato in discussione per il gioco, poi la società non era più convinta e si è affidata prima a Sarri e poi a Pirlo per cambiare qualcosa, salvo tornare sui propri passi un paio di anni dopo. Gli allenatori sono in possesso del proprio Dna, questo è quello di Allegri".

Il 2023, il centenario della famiglia Agnelli alla Juve, doveva essere un anno felice e pieno di aspettative. Visto che si ha un po' paura ad utilizzare questo termine, possiamo racchiudere tutto in un'unica parola: fallimento?

"Vincere non è mai facile, l'importante è far vedere dietro un lavoro che può portarti ad ottenere dei risultati. La Juventus, invece, a differenza di Napoli e Inter che hanno vinto costruendo qualcosa, la descriviamo come una squadra mai convincente nelle ultime due stagioni, senza identità e in difficoltà a trovare dei leader in campo. A me sembra che i vari Buffon, Barzagli, Chiellini, Bonucci - che tra poco smetterà - non siano mai stati adeguatamente sostituiti. E questo è un aspetto importante, perché nei cicli bianconeri vincenti c'erano molti simboli all'interno dello spogliatoio".

Prima di tornare sui leader, in effetti nemmeno a livello societario ci sono delle figure del genere. Potrebbe essere Alessandro Del Piero il simbolo che ad oggi manca all'interno del club?

"Ci vuole esperienza, non è facile a riuscire sin dall'inizio a far sì che le cose possano andare subito bene. Tutti i problemi, di certo, non li risolverebbe da solo. Per farmi capir meglio, non penso possa bastare soltanto una figura speciale e carismatica come quella di Alessandro per tornare a vincere immediatamente".

A livello di leader in campo, quali invece sono le figure che servono al club e nello spogliatoio?

"Non è facile individuarli, c'è bisogno di giocatori dalla mentalità vincente. La Juventus, quando ha vinto, li ha sempre avuti e spesso li ha presi dalle altre squadre. Oggi c'è più difficoltà, basti pensare alle cifre assurde investite dai club d'oltremanica. Sarebbe meglio considerare il prossimo come un anno zero, ripartendo così dai giovani come Miretti e Fagioli che possono avere dei valori importanti. Tempo e pazienza: solo così potranno crescere".

Si ringrazia Sergio Porrini per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.