Aluko attacca Torino: "Trattata come Pablo Escobar, nei negozi avevo la sensazione che si aspettassero un mio furto"

28.11.2019 20:20 di  Simone Dinoi  Twitter:    vedi letture
Aluko attacca Torino: "Trattata come Pablo Escobar, nei negozi avevo la sensazione che si aspettassero un mio furto"
TuttoJuve.com
© foto di www.imagephotoagency.it

Eniola Aluko saluterà la Juventus Women in occasione della gara di sabato contro la Fiorentina. Sulle pagine del The Guardian, l'attaccante inglese ha raccontato quella che è stata la sua avventura in bianconero e a Torino: "Quando sono arrivata nel 2018, ero attratta da una grande società e da un progetto importante dentro e fuori dal campo dove potevo essere protagonista. Sul campo abbiamo raggiunto grandi traguardi: un campionato, una coppa nazionale e una Supercoppa. Fuori dal campo posso invece dire che le cose non sono andate così bene".

Sulle prime sensazioni: "Quando sono arrivata non sapevo se mi sarei adattata allo stile di gioco, alla lingua, alla città e alla cultura italiana. Non sapevo dove avrei giocato, per quanto e come. In una squadra costruita attorno a nove calciatrici della nazionale italiana mi sono inserita bene e non credo fosse facile. In questa nuova stagione ho modificato la mia posizione, giocando più larga e con responsabilità diverse. Non è stato semplice mantenere la mia media realizzativa e non sono sempre stata la miglior versione di me, ma è stato comunque di lezione".

Sulle difficoltà a Torino: "Salutare dopo 18 mesi la Juve non è stata una decisione semplice, ma ho dovuto riflettere sul fatto che fuori dal campo gli ultimi sei mesi sono stati davvero complicati.​ Mi piace viaggiare, vedere le città nei miei giorni liberi, sono una persona molto curiosa: mi piacciono eventi, musei, negozi e la varietà che si trova a Torino non è abbastanza come piace a me. Alcune volte Torino sembra un paio di decenni indietro rispetto all'apertura verso diversi altri tipi di persone. Mi sono stufata di entrare nei negozi e avere la sensazione che il titolare si aspettasse che rubassi qualcosa da un momento all'altro. Ti può succedere tante volte di arrivare all'aeroporto di Torino ed essere trattata come Pablo Escobar per via dei cani anti-droga attorno a te. Non ho mai avuto problemi di razzismo dai tifosi della Juve né di altre squadre in campionato. Però c'è un problema nel calcio italiano e in Italia, la risposta che viene data è preoccupante: dai presidenti ai tifosi del calcio maschile, che lo vedono come parte della propria cultura".

Sull'aiuto per le giocatrici straniere: "Se la Juve vuole continuare ad attrarre le migliori calciatrici in Italia, deve fare più attenzione a far sentire a casa le giocatrici straniere e farle sentire importanti per il progetto a medio-lungo termine. Anche se la squadra gioca bene, se fuori dal campo non va bene sarà solamente questione di tempo prima che chiunque decida di tornare a casa".

Sul'esperienza italiana: "Penso che la conoscenza della Juventus Women sia cresciuta da quando sono arrivata. Scrivendo sul The Guardian ho cercato di aiutare raccontando i motivi che rendono la Serie A un campionato interessante. Sono a conoscenza del fatto che ci siano sempre più calciatrici interessate a giocare con la Juventus. Forse in questo ho giocato una piccola parte anch'io. Però sia la squadra che il campionato necessitano di molti cambi per raggiungere l'apice europeo. Passare dal dilettantisimo al professionismo sarebbe un grande passo avanti, le grandi giocatrici vogliono un ambiente dove crescere ed eccellere. La mia ultima partita sarà con le seconde della scorsa stagione: la Fiorentina. Non vedo l'ora di salutare i tifosi bianconeri che mi hanno mostrato rispetto e supporto. Sabato torno a casa".

Sugli inglesi lontano dall'Inghilterra: "Sicuramente ho avuto i miei alti e bassi in Italia e da questo ho imparato tante cose su di me: quando giochi all'estero i giorni più brutti sono quelli in cui impari di più. Quando i calciatori inglesi tornano a casa li si giudica per ciò che hanno vinto. Sono certa però che calciatori come Toni Duggan a Madrid, Jadon Sancho a Dortmund e Chris Smalling a Roma saranno d'accordo che adattarsi ad un'altra cultura sia un successo significativo".

Sulle soddisfazioni italiane: "Ho vinto trofei, segnato gol e giocato all'Allianz Stadium. Ho imparato tanto dell'Italia e l'ho scoperta. Adesso però non vedo l'ora di tornare a Londra: non solo perché ci sono amici e famiglia, ma anche perché ho alcuni progetti in cantiere molto interessanti. Torno a casa dopo aver chiuso un capitolo di un anno e mezzo con la Juve. Torno dove tutto è cominciato e sono curiosa di sapere cosa mi riserverà il futuro".