Juve, 70 ore per tre colpi. E dare compiutezza al mercato del "potrei ma non voglio". Schick un peccato nell'estate dei prezzi folli. VAR utile, ma ora sembra un giochino

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
29.08.2017 01:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Juve, 70 ore per tre colpi. E dare compiutezza al mercato del "potrei ma non voglio". Schick un peccato nell'estate dei prezzi folli. VAR utile, ma ora sembra un giochino

Ci siamo. Gli ultimi giorni, per dare un senso di compiutezza al mercato della Juventus. Perché aspettare gli ultimi giri di orologio, è un mistero. Certo, agli sgoccioli si possono fare buoni affari, ma il rischio è di doversi accontentare di seconde o terze scelte: Hernanes docet. A 70 ore dalla fine del calciomercato estivo, le mosse dei bianconeri danno l'impressione di non aver centrato in pieno il bersaglio. Che è, era, lo ricordiamo, quello di far fare un passo avanti alla squadra uscita sconfitta, a testa bassa stavolta, dalla finale di Cardiff. Come voto, per capirsi, siamo attorno alla sufficienza, poco oltre, con le ovvie riserve (di affari ancora possibili) del caso e il credito di fiducia (enorme) che Marotta e Paratici si sono meritati nel corso degli anni. La premiata ditta di casa Juventus ha colmato alcune lacune della rosa dell'anno scorso, su tutte ha fornito a Massimiliano Allegri un ventaglio più ampio di soluzioni offensive. Ma l'asticella non sembra essersi davvero alzata. È stato, sin qui, il mercato del potrei ma non voglio. Almeno, a rileggere le dichiarazioni di qualche tempo fa, quelle dei colpi alla Higuain. Fin qui, non pervenuti. A Torino sono arrivati ottimi giocatori, questo sì, ma nessuno che sembri davvero cambiare le carte in tavola. E la domanda a cui rispondere è una sola: a oggi, la Juventus è sulla carta più forte dell'anno scorso. Senza emettere giudizi fin troppo prematuri, sembrerebbe di no.

La stagione appena iniziata, invece, si presenta rischiosa. In campionato, il settimo successo consecutivo è difficile non solo per una presunta legge dei grandi numeri. Le concorrenti sembrano di più e anche più forti rispetto alle ultime annate. A livello europeo, servivano e servono un paio di giocatori da "finale di Champions". Quelli da schierare in una notte difficile ed esser certi che non tradiranno le attese. Senza nulla togliere ai diversi e molto validi innesti, alla mezzanotte del 29 agosto non sembra esserne arrivato alcuno. L'ultimo innesto, per capirsi, risponde al nome di Benedikt Höwedes: anche qui, ottimo giocatore, ma non è chiaro se aggiunga davvero qualcosa alla squadra. Risolve il "problema" della difesa a tre, che torna una soluzione possibile a livello numerico, ma non cambia il volto della retroguardia bianconera, orfana di Dani Alves e Bonucci, non due giocatori qualsiasi. Tornando al quadro generale, all'impressione di compiutezza che manca nella percezione della squadra, il paradosso è che potrebbe (dovrebbe?) arrivare un giocatore per reparto. 

In difesa, la pista che porta a Leonardo Spinazzola è tutto fuorchè chiusa. Con l'opzione Laxalt quale ipotesi bianconera per cautelarsi: l'uruguaiano può essere la carta da giocare con l'Atalanta per convincere Gasperini ad accettare la cessione di Spinazzola, oppure un innesto comunque valido per liberare Asamoah, con valigia pronta e biglietto solo da stampare. Sul giovane scuola Juventus, in tutta onestà, bisogna capire di cosa si sta parlando. Comprensibile l'irritazione orobica e di Gasperson, discutibile la scelta di non rispondere alla convocazione. Però l'ha scritto il diretto interessato: il ritorno alla Juventus è un sogno vero e proprio, che fino a pochi mesi fa sembrava irrealizzabile. Mettiamoci nei suoi panni: cresce alla Juventus, parte per mille prestiti, non sembra avere grandi possibilità di tornare alla casa madre. Poi, a Perugia diventa terzino e a Bergamo uno dei migliori esterni del campionato. La Juve fa di tutto per riportarlo a Torino: come dire di no? Chiunque farebbe carte false, perciò bisogna andarci piano coi giudizi. Se tornerà, Spinazzola sarà il miglior rinforzo possibile per la fascia: come De Sciglio, può giocare sia a destra che a sinistra. A differenza dell'ex Milan, è in fiducia e può essere già pronto. 

Centrocampo e attacco sono due reparti collegati. Perché molto dipenderà da Keita: la Juve non sembra disposta ad alzare la posta, la Lazio non sembra intenzionata ad abbassare la richiesta. Di mezzo, Inter e Monaco che per ora non fanno battere il cuore del giovane scuola Barcellona. Lo stallo, con Claudio Lotito, non è proprio una novità, ma andrebbe risolto. Perché l'arrivo di Keita potrebbe sbloccare l'eventuale partenza di Cuadrado, su cui a Roma nicchiano ma che come contropartita tecnica per Kevin Strootman in giallorosso gradiscono. L'olandese, tra i nomi ancora in corso per il centrocampo di Allegri, è forse il più convincente. Non sarà un campione di primissima fascia a livello mondiale (una breve lista? Vidal, Pogba, Modric, Kroos, Nainggolan), ma è un giocatore di alto livello, che per caratteristiche aggiungerebbe qualcosa al centrocampo bianconero. Più di André Gomes, incognita come tutti i portoghesi, meno di Emre Can, che però il Liverpool sembra aver blindato. E, tornando a Keita, l'affare Schick può lasciare in eredità qualche insegnamento. Nel mercato folle di quest'estate, quello dei 105 milioni (più altri 40 di bonus raggiungibili) spesi per Ousmane Dembelé, i quasi 40 milioni spesi dalla Roma per l'attaccante ceco sono un affare incredibile. "Schick fa cose non normali", disse Allegri, che il proprio obiettivo l'ha visto sfumare. Keita, al netto di un carattere da regolare, fa anche lui cose fuori dalla norma, molto spesso. Lasciarlo a Roma per una questione di principio può diventare motivo di rammarico nel futuro. 

Torniamo al campo e al campionato, che raccontano di un inizio di stagione in cui la Juventus c'è. Ha fame, non ha chiuso il ciclo. Se ti senti appagato non recuperi un 2-0 a Marassi annichilendo un buon Genoa. I lati positivi, in sostanza, ci sono eccome. Dybala su tutti: sarà o non sarà il 10 sulla maglia, l'argentino ha preso in mano la squadra e può essere il colpo "interno" di questo mercato. Va testato in partite più probanti dal punto di vista mentale, perché l'anno scorso è mancato proprio nella sfida cruciale. La fisionomia decisiva della squadra, in realtà, è anche quella da definire. La disegniamo tutti col 4-3-2-1 ormai, ma anche lì siamo nell'incertezza, visto che in una mediana a tre le scelte per il centrocampo rischiano di essere contate. Work in progress, in buona sostanza. Luci e ombre: le prime sul campo, dove la Vecchia Signora è partita in quarta. Le seconde sul mercato, dove la premiata ditta Marotta-Paratici si è mossa bene, ma facendo pensare che si potesse (che si possa, c'è ancora tempo) fare di più. 

Chiudiamo con il nuovo compagno di viaggio del nostro calcio, il VAR. Ancora tu, non dovevamo parlarne più? Sarebbe meglio, ma come tutte le novità richiede tempo. E discussioni. Per ora, sembra il giocattolo nuovo che da bambini volevamo usare in continuazione. Quando ci stancheremo, forse, potremo valutarlo davvero. Per ora, giudizio sospeso: gli errori evitati superano quelli commessi nel computo generale del campionato, ma non di molto. E le perdite di tempo sono eccessive. È una questione di abitudine: fra qualche tempo sarà una parte del gioco e non la si invocherà per ogni azione (come infatti succede nel basket, nel rugby o nel tennis, complici anche le regole). Nell'attesa, sono del tutto condivisibili le preoccupazioni espresse da Buffon, che parla non nell'interesse della Juve ma di tutto il movimento. È una bella novità, che potrebbe portare a scelte più giuste e azzerare le polemiche. Ma bisogna imparare a gestirla.