Il pallone racconta: I SEI MINUTI DI RIVERA (seconda parte)

Ma torniamo in Messico; Valcareggi dice subito, senza mezzi termini, che Mazzola e Rivera non potranno mai giocare insieme in quanto, secondo il suo parere, ricoprono lo stesso ruolo. A questo punto Mazzola “deve” essere schierato interno, considerato che il tandem d’attacco è formato da Boninsegna e da Riva, Rivera è fuori dalla formazione titolare, che è così composta: Albertosi; Burgnich, Facchetti; Bertini, Rosato, Cera; Domenghini, Mazzola, Boninsegna, De Sisti, Riva.
Le prime tre partite sono una delusione: la nostra nazionale batte la Svezia con un goal di Domenghini, con “papera” clamorosa del portiere svedese Hellström, pareggia 0 a 0 contro Uruguay ed Israele. In quest’ultima partita viene annullato un goal di Domenghini per un inesistente fuorigioco, inventato dal guardalinee etiope Torrekegn. Il grande cronista Nicolò Carosio si sfoga contro questo guardalinee, chiamandolo “negraccio” e sarà sostituito per sempre da Nando Martellini. Valcareggi è costretto a far giocare Rivera, a causa di uno sfogo di “Gigi” Riva, il quale si lamenta per i pochi palloni che riceve durante la partita, ma il milanista non combina niente di buono.
Nasce così la “staffetta”. Un’idea saggia e consapevole secondo Valcareggi e Franchi. Una pazzia secondo i due interessati, una “bestemmia” secondo i rispettivi tifosi di Sandro e di Gianni. Per un po’ comunque le cose vanno bene. Un tempo i guizzi di Mazzola, l’altro i lanci di Rivera e l’Italia va sempre avanti, pur senza strafare. Passato il girone di qualificazione, la nostra Nazionale, si trova nei quarti di finale il Messico. L’incontro è delicatissimo, perché si tratta di sfidare i padroni di casa ed il loro fantastico pubblico, ma gli azzurri non si spaventano: finisce in un trionfo, un 4 a 1 che ci fa uscire tra gli applausi. Ed anche la staffetta funziona a meraviglia, tanto è vero che Rivera segna anche un goal.
Ma il capolavoro è fissato per il 17 giugno 1970, una delle giornate più luminose del gioco del calcio, il giorno di Italia-Germania Ovest. Di questa partita ormai si è detto tutto: l’alternanza del punteggio, il “tradimento” di Schnellinger che segnò il goal del pareggio tedesco, il litigio tra Albertosi e Rivera dopo il goal del 3 a 3 di Gerd Müller ed il fantastico colpo finale di Rivera stesso, per il magico goal del 4 a 3.
Una cosa, però, è stata trascurata, e cioè l’importanza delle “staffetta”; anche quel giorno, se Rivera brillò, soprattutto nei tempi supplementari, buona parte del merito fu di Mazzola che nei primi 45 minuti giocò benissimo, sacrificandosi in uno sfibrante lavoro di copertura a metà campo.
«Ora che sono trascorsi tanti anni», ha detto Mazzola, «posso dirlo senza timore di peccare di presunzione. Quel giorno disputai un primo tempo bellissimo e non meritavo certamente di uscire di squadra, basti dire che annullai il grande Beckenbauer e che lasciai i miei compagni in vantaggio per 1 a 0. Nella ripresa, invece, con Rivera in campo, fummo schiacciati dai tedeschi e subimmo il pareggio. Si sapeva che sarebbe entrato Rivera nel secondo tempo, ma non era deciso che dovessi uscire io. In mattinata Valcareggi aveva parlato con Boninsegna e con me, avvertendoci che uno di noi due sarebbe uscito. Non so perché sia toccato a me».
Si dice che Mazzola fece fuoco e fiamme e che radunò i suoi compagni di squadra dell’Inter (Burgnich, Facchetti, Domenghini, Bertini) per chiedere il loro intervento in suo aiuto. Si dice anche che abbia posto un ultimatum a Valcareggi: o gioco tutta la partita o non scendo in campo. Sandro smentisce con fermezza questa versione pure accreditata da tanto tempo:
«Non è vero. Non ho mai fatto questi discorsi al signor Valcareggi, né ad alcun altro allenatore. Io ero assolutamente sicuro di giocare soltanto metà di quella finale. Tanto che, quando tornai negli spogliatoi dopo il primo tempo, mi sedetti al mio posto sulla panca e cominciai a slacciarmi le scarpette. Mi vide Valcareggi, s’avvicinò e mi disse: ma lei, Mazzola, cosa fa ??? Mi cambio per la doccia, signor Valcareggi, non ho finito io ???? Ma no, ma no, lei gioca ancora. Abbassai la testa e mi riallacciai le scarpe. La frase “o mi fate giocare novanta minuti od è meglio che non mi chiamiate” la dissi due anni dopo a Carraro, e non al Commissario tecnico, quando mi fecero fare la staffetta con Rivera anche in una amichevole a Torino con la Jugoslavia. Mi ero stufato e dissi: decidetevi, od io o lui; a giocare sempre mezza partita non ci divertiamo nessuno dei due».
E la staffetta svanisce; proprio dopo essersi dimostrata un’arma straordinaria, viene abolita sull’altare di un capriccio e di una rivalità personale. Contro il Brasile, infatti, Mazzola gioca tutti i novanta minuti; la sua partita è dignitosa, ma certo non eccezionale e comunque insufficiente a bloccare il grande Brasile dei cinque centravanti: Pelé, Rivelino, Jairzinho, Gerson e Tostão.