A Napoli parlano di Conte razzista, sbagliando

20.03.2013 15:05 di  Sandro Scarpa  Twitter:    vedi letture
A Napoli parlano di Conte razzista, sbagliando

Premessa doverosa: chi scrive è nato e vive a Napoli (in provincia) e lavora altrove, e assiste con stupore crescente alla strumentale diatriba tra (città di) Napoli e Juve, rinvigorita da illazioni, dietrologie e interpretazioni distorte.

In questi giorni  ha preso incredibilmente corpo una macchinosa forzatura, incentrata su una presunta denigrazione di Antonio Conte  nei confronti della città di Napoli.

"Conte ha insultato Napoli, dichiarando che lì è ovvio aspettarsi comportamenti incivili", "Conte ha parlato di Bologna come civilissima città, declassando Napoli a città incivile" ecco i titoloni sparati su portali, periodici e radio filo-partenopee, con l'appassionata chiosa di uno scrittore come Maurizio De Giovanni che su Il Mattino scrive "il sociologo di Lecce (Conte ndr) fa una scalettatura di civiltà...stia zitto e parli di altro" e su Radio Marte rincara la dose dichiarando "Conte parla di civiltà bolognese da contrapporre all'inciviltà di Napoli".

Falso, falso, falso! Disinformazione e polemica collaterale falsa, basata sull'altrettanto sterile e pretestuosa querelle relativa all'esultanza di Conte, anch'essa artatamente guidata dai media che rincorrono il sentimento anti-juventino, quello che fa audience.

L'esultanza liberatoria di Conte, dopo 3 punti di vitale importanza, è stata ri-abilitata da una valanga di allenatori e giocatori avversari (Antonini e Totti, tra gli altri, sicuramente non filo-juventini). Gente di campo insomma, e non di "penna", schieratisi apertamente con Conte, che hanno giustamente bollato come risibile la censura di un atteggiamento, per nulla provocatorio, che è invece la vera essenza del gioco: la gioia, condivisa con i propri tifosi.

Al contempo è assurda la distorsione anti-Napoli delle parole di Conte nella conferenza stampa post-Bologna, eccole:

"Allora dico: se succede a Bologna, che è una città, non civile, civilissima, dico è finità, è finita .. va bene, è successo quello che è successo a Napoli... mancava l'assedio di guerra, con i lacrimogeni....e poi qui a Bologna veniamo accolti in questa maniera, allora io dico: boh, allora veramente c'è la voglia di andare fuori all'estero, perchè magari uno vive anche più sereno..".

Conte, a caldo, parla  dell'accoglienza ricevuta a Bologna, città poco avvezza a scontri tra tifosi o vandalismo da stadio, ed in generale con una tifoserie non particolarmente anti-juventina. Conte parla di Bologna, della città di una squadra che viaggia a metà classifica, che non ha motivi diretti per "odiare" sportivamente la Juve, se non durante i 90 minuti. Poi il mister accenna all'ultima trasferta (Napoli) e ricorda quanto accaduto (che non è solo "un imbecille che tira un sasso" come scritto dai livorosi contestatori del mister juventino, bensì centinaia di individui in assetto da guerra che per un'intera giornata hanno preso d'assedio hotel e bus bianconero) per dare il senso di una continuità di atteggiamenti ostili in trasferta.

Conte quindi lascia intendere che "può aspettarsi" qualche scontro a Napoli, ma non come "sociologo razzista", ma da uomo che è da 25 anni nel calcio italiano, zeppo di inciviltà a qualsiasi latitudine, soprattutto quando la rivalità sportiva degenera in violenza, e sa bene cosa "aspettarsi' per uno scontro come Napoli-Juventus.

Conte è l'uomo di Lecce che, da allenatore del Bari, è stato minacciato con bastoni e insulti alla presenza della famiglia, proprio per la forte rivalità cittadina (e senza scomodare giudizi di "civiltà"). Conte è l'uomo accolto con insulti a Firenze come a Milano. Conte è l'uomo la cui presenza negli stadi rivali, durante la squalifica, ha causato problemi di sicurezza insormontabili, sia nella "civilissima Firenze" sia nella "civilissima Catania".

Conte quindi sa bene che, in uno scontro come Napoli-Juve, pompato per mesi da quotidiani, portali, radio e tv nazionali e locali, e dipinto da tutto l'ambiente partenopeo come sfida epocale, nemesi del Bene contro il Male, vendetta in cui il popolo napoletano può -sconfiggendo l'odiata rivale sul campo- rifarsi di tutti i torti storici, è ovvio attendersi un'accoglienza ostile financo violenta da parte di individui che non rappresentano affatto la civiltà napoletana ma solo la loro personalissima idiozia, attizzata da mesi di benzina sul fuoco.

Insomma, dopo l'incredibile reazione post-Pechino, con processi intentati e infinite campagne stampa di odio; dopo le vergognose minacce di morte (con annesso videogame) a Marchisio, che aveva parlato di antipatia sportiva (così come numerosi giocatori del Napoli, prima, durante e dopo..); dopo la devastazione del settore ospiti dello Stadium all'andata, Conte, e non solo lui, certe cose se le aspetta...

Il mister non è uno sciocco, sa bene che a Napoli (ma sarebbe stato lo stesso -e lo è stato- anche a Firenze e Milano), in tali circostanze è elevata la probabilità che le frange più facinorose si producano in una becera accoglienza. Non ci sono stati sassi o pietre (ma altri episodi inacettabili) quando le sgangherate squadre di Delneri o Ferrara venivano sconfitte a Napoli. E che a Napoli ci si potesse aspettare un'accoglienza ostile lo sapevano bene anche questura e forze dell'ordine locali che, indicando la gara come da bollino rosso, hanno predisposto contromisure adeguate (saranno stati tacciati di "razzismo" anche loro?).

Il paragone di civiltà con Bologna non esiste. Il paragone è tra una sfida ad altissimo tasso di odio sportivo, come può essere un Milan-Lazio, un Toro-Juve, un Fiorentina-Juve (etc. etc.) e, quest'anno con una posta in palio enorme, come Napoli-Juve, e una sfida non particolarmente a rischio come Bologna-Juventus.

Dov'è la definizione di inciviltà da parte di Conte? Dov'è la scalettatura tra città? De Giovanni e gli altri bollano Conte, uomo del sud, come un capo-popolo che aizza i tifosi, che denigra Napoli e fomenta l'odio, ricordando la secolare tradizione di civiltà, arte e cultura napoletana. In parole povere: danno del razzista a Conte. Altri "colleghi" come un certo giornalista TV Tony Iavarone, quasi minacciosamente tuona "Conte venga a Napoli, gli impartiremo noi lezioni di civiltà!". Lo stesso Conte, proprio dopo i fatti di Napoli, aveva invece dimostrato grande saggezza nello stemperare le tensioni, senza dichiarazioni polemiche e senza plateali denunce rispetto all'accoglienza. Anzi, pungolato dai giornalisti, Conte rispose ironicamente: "Beh, tutto sommato, tutto abbastanza tranquillo...".

Ovviamente, dopo gli articoli anti-Conte, a ruota sono scattati commenti e parole di odio sui social network: le stesse reazioni che hanno subissato Marchisio o Chiellini, colpevole l'uno di aver indicato IL Napoli (la squadra) come rivale antipatica (cioè forte) e l'altro di aver affrontato con vigore Cavani. Le stesse reazioni che poi degenerano in bastoni, pietre e scontri, con "juventini" napoletani e non a rispondere a tono alla guerriglia.

E' emblematico questo rincorrere la polemica anti-Juve. L'imbecillità e la violenza è purtroppo insita (e al tempo stesso canalizzata) negli stadi, onnipresente. Quei "tifosi" juventini che allo Stadium inneggiano al Vesuvio, probabilmente hanno origini meridionali (come quelli del celeberrimo servizio del TG3 Piemonte) ed esprimono un "razzismo" senza una reale dimensione storico-culturale, un razzismo "da stadio" come quello anti-ebreo dei tifosi laziali. Non per questo da sottovalutare. Così come quei i tifosi del Milan che vanno al San Paolo con le maschere anti-gas, sono gli stessi che vivono e lavorano a stretto contatto con prima, seconda e terza generazione meridionale migrata al nord, senza problemi. È idiozia brutale allo stato puro, che tuttavia non va strumentalizzata e assolutamente non orientata contro un Nemico!

I tifosi della Juve che ululano "zingaro" a Zeman (che firma t-shirt targate "Odio la Juve") sono gli stessi che osannavano Ibra (un tempo), quelli che gridano "buu" a Muntari sono gli stessi che esaltano Pogba. Così come i tifosi del Napoli che ululano "buu" allo stesso Pogba, si esaltano per Zuniga. Infine i tifosi azzurri e viola che inneggiano all'Heysel sono geograficamente sullo stesso piano di inciviltà e ignoranza becera, senza alcun riferimento al "grado di civiltà diffusa nelle loro città", nè ovviamente alla storia, tradizione e cultura di quelle città.

Quei tifosi napoletani, aizzati dalla stampa contro Conte e Marchisio, i razzisti, sono gli stessi che alle ultime 2 elezioni -regionali e politiche- hanno votato coalizioni PDL-Lega, quest'ultima strenuamente anti-meridionale. Insomma, sono più sensibili al razzismo da stadio di decine di imbecilli incolti che alle reali discriminazioni agìte da un partito da anni alla guida del governo.

Insomma, come qualsiasi uomo di sport realmente super-partes ha detto in questi giorni, va condannata la violenza e non la gioia, va stigmatizzato il comportamento violento di napoletani azzurri, napoletani juventini, juventini torinesi e bolognesi, etc, e non si va a caccia di streghe e di presunte dichiarazioni ostile in una conferenza stampa di Conte, il Nemico, in cui non vi è traccia di offesa alla città di Napoli, ma di critica all'escalation di violenza legata al calcio.

Questi sono i comportamenti da censurare, reprimere, non quelli di un uomo di calcio che esulta, nel gesto più bello e "infantile" di qualsiasi sport. Da condannare è il Conte che insegue gli arbitri (ed ha pagato) non quello che esulta ed esalta i suoi tifosi. La fratellanza tra popoli e la commistione tra cittadini italiani, sempre in equlibrio precario, nonostante le continue migrazioni nord-sud, dovrebbero trovare nel calcio, anche in squadre come la Juventus amate (e odiate..) in tutta Italia, una base comune da guardare con ammirazione e non con odio. 

De Giovanni ed altri che sparano su Conte, distorcendo il suo pensiero non fanno altro che fomentare ancora di più odio ingiustificato. Basta leggere i commenti feroci, raccapriccianti da parte dei tifosi napoletani sui social network su Marchisio o Chiellini, che vestono i colori azzurri, o quelli di indicibile odio e violenza alle foto di un Caceres insanguinato dopo l'incidente, ragazzo venuto dal sud del mondo, con l'unico torto di vestire i colori del nemico.

Secondo recenti sondaggi l'"odio" (non rivalità, ma odio) nei confronti della Juventus è aumentato a dismisura negli ultimi mesi -in coincidenza con il ritorno alla vittoria-. E' chiaro che in situazioni di crisi economica, sociale e valoriale, l'"odio", il rancore, la protesta somo facilmente attizzabili, basta vedere cosa accade anche in politica. E' compito però di chi orienta il giudizio e la visione degli appassionati di sport, quello di non "speculare" su questo odio, di non etichettare in modo scorretto Marchisio e Conte come razzisti e nemici del popolo, di non generalizzare parlando di tifo bianconero razzista e violento solo per qualche decina di imbecilli, così come si pretende che il tifo napoletano non sia giudicato allo stesso modo.

E se Conte avesse detto: "dopo Napoli, dove abbiamo trovato la guerra, ora anche a Bologna" senza l'aggettivo "civilissima" che strumentalmente ha scatenato il vittimismo napoletano senza alcun fondamento, oppure "dopo Firenze, dove siamo stati accolti con insulti e violenza, ora anche a Bologna.."? Insomma, chi è che aizza l'odio, Conte o chi ne distorce il pensiero? O proviamo a pensare a quanto meno livore e distorsione del Conte-pensiero ci sarebbe stata con un Napoli in lotta per la salvezza o una Juve a metà classifica.

Proprio ieri, un allenatore ricordato soprattutto per i modi garbati ed il bel calcio, Arrigo Sacchi (all'epoca il Nemico..per qualcuno) ha detto: "Conte è un grande professionista, generoso, intelligente, grande insegnante dei valori di calcio, meriterebbe il rispetto e il ringraziamento di tutti quelli che amano il bel calcio". Evidente a qualcuno il bel calcio e lo sport interessa ben poco, mentre ordire polemiche pretestuosa e fomentare l'odio interessa eccome.