Gli eroi in bianconero: Andrea PIRLO

La rivisitazione di alcune partite giocate dalla Juventus; storie di vittorie e di sconfitte per riassaporare e rivivere antiche emozioni
19.05.2017 10:30 di Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Andrea PIRLO
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

«Lui è fantastico. Ha una superiore visione di gioco e con un colpo mette la palla dove vuole. Il calcio si gioca con la testa. Se non hai la testa, le gambe da sole non bastano». Queste parole pronunciate nientepopodimeno che da Johan Cruijff, spiegano nel migliore dei modi, quale sia stata la grandezza di Andrea Pirlo. E il miglior giocatore del mondo della sua epoca e nel suo ruolo, poteva non vestire la casacca bianconera? Certo che no e, detto fatto, il matrimonio si celebra nell’estate del 2011. È un regalo che la coppia Marotta-Paratici fa ad Antonio Conte, neo allenatore juventino, approfittando del fatto che Andrea è lasciato libero dal Milan. «Quando abbiamo parlato del mio contratto, mi hanno proposto il rinnovo per un anno. Io chiedevo un triennale, perché ero più giovane degli altri giocatori in scadenza. Ma il vero motivo del mio trasferimento è stato un altro: Allegri voleva piazzare davanti alla difesa Ambrosini o Van Bommel ed io avrei dovuto cambiare ruolo. Allora ho detto “no, grazie” e ho scelto la Juve, che mi offriva motivazioni importanti. Ci tengo a dire che non è stata una questione economica. Il Milan ha deciso che non servivo più. L’ho capito subito durante quel colloquio. Nel mio ruolo Allegri preferiva altri giocatori».
Conte capisce immediatamente che il suo 4-2-4 mal si adatta alle caratteristiche del fuoriclasse bresciano e compone  un centrocampo di ferro, con Marchisio e Vidal scudieri di Pirlo che è così libero di dipingere traiettorie impossibili per ogni altro giocatore, che sia un passaggio illuminante o una punizione vincente. E l’esordio casalingo contro il Parma è con il botto: assist meraviglioso per Lichtsteiner (il tifoso bianconero si abituerà a questo schema vincente) e 1-0 per la Juve. Altra pennellata per Marchisio, 4-0 e tutti a casa!
La stagione prosegue in modo trionfale per la compagine juventina. Il Maestro (così è soprannominato dai tifosi juventini) continua a sfornare assist ai compagni, manca solamente il goal: 18 febbraio 2012, il Catania è inaspettatamente in vantaggio allo Stadium. Ma la gioia dei siciliani dura poco, perché Andrea sfrutta al meglio una punizione dal limite e il pareggio è cosa fatta. Ci penseranno poi Chiellini e Quagliarella a regalare i tre punti alla “Vecchia Signora”. Si ripete a Firenze, con un inserimento su assist di Marchisio, e su punizione contro la Roma. Arriva lo scudetto e Pirlo è eletto miglior giocatore del campionato juventino. Una bella rivincita per chi lo considerava “bollito”! «Ho avvertito da subito un’aria particolare. A giugno, al matrimonio di Buffon, alcuni suoi amici mi chiedevano se fossi pazzo per aver lasciato il Milan, risposi che quando mi sposto lo faccio per vincere. E dissi che avremmo conquistato lo scudetto. Adesso mi ringraziano, perché andarono a scommettere sul nostro trionfo. Conte è un grandissimo allenatore. Io ne ho avuti tanti, ma nessuno così meticoloso nel lavoro e bravo a spiegare le cose. Dal punto di vista tattico e didattico è perfino più bravo di Ancelotti e Lippi, che pure hanno tante qualità. Prepara benissimo le partite, studiamo i video degli avversari tre o quattro volte alla settimana e quando scendiamo in campo è difficile che qualcosa ci sorprenda. Conte è un talento della panchina. Il 4-2-4 iniziale mi divertiva, poi Conte ha scelto altre strade: è segno di grandezza saper modificare le proprie idee. Il modulo con tre centrocampisti centrali è il più adatto alla squadra, ci ha reso più aggressivi. Conte parla molto con noi, si confronta».
Si riparte per una nuova avventura: c’è da ripetersi in campionato e da affrontare la Champions. Pirlo si presenta con tanto di barba, deciso a ripetere le meravigliose prestazioni dell’anno precedente. Se è possibile, Andrea fa ancora meglio: segna cinque reti, tutte su punizione, una più bella dell’altra! Arrivano un nuovo scudetto e la Supercoppa Italiana. Il sogno europeo si infrange contro il fortissimo Bayern, che andrà poi a vincere la “Coppa dalle grandi orecchie”.
Stagione 2013-14: il numero ventuno bianconero («Non potevo cambiare numero. Mio padre Luigi è nato il ventuno, io mi sono sposato il ventuno, quello era il numero del campanello a Milano e perfino del civico a Torino», dice) compie trentaquattro anni ma l’entusiasmo è ancora quello degli inizi di carriera. Si parte con la vittoria nella Supercoppa Italiana, grazie a un perentorio 4-0 contro la Lazio. E si prosegue trionfalmente in campionato, dove Pirlo continua a mostrare magie, che siano assist o calci di punizione poco importa. L’apice lo raggiunge il 16 marzo, quando la Juve scende a Genova, sponda rossoblu. Come capita sempre, la squadra avversaria sfodera la “partita della vita” ma la compagine bianconera è abituata a queste “battaglie” e non si lascia certo intimidire. Buffon para un rigore a Calaiò, lo 0-0 sembra scritto, quando l’arbitro concede una punizione dal limite per la Juventus. Mancano pochi minuti alla fine della partita e Pirlo disegna una traiettoria impossibile per il portiere genoano Perin: 1-0 e tutta l’Italia che si stropiccia gli occhi per l’ennesima prodezza del fuoriclasse bresciano. «Goal scudetto? Speriamo sia di aiuto – commenta – sapevamo che era una partita difficile, ma era troppo importante per noi portare a casa i tre punti. Anche se abbiamo fatto molta fatica, lo spirito è stato sempre buono».
Purtroppo, in Champions le cose vanno male. La “Vecchia Signora” non supera il girone eliminatorio, sconfitta all’ultima giornata dal Galatasaray, nella palude di Istanbul. Ma per Andrea c’è la grandissima soddisfazione di ricevere la standing ovation del Santiago Bernabéu, così com’era capitato a Del Piero qualche anno prima. Nonostante la sconfitta contro le “Merengues”, la Juve gioca un’ottima partita e il pubblico madrilista, famoso per il suo palato fine, non risparmia la sua ammirazione per Pirlo, nel momento della sua sostituzione.
C’è giusto il tempo per festeggiare il terzo scudetto consecutivo (il quinto per Pirlo) e si riparte. Conte abbandona la nave bianconera il secondo giorno di ritiro e al suo posto arriva quel Massimiliano Allegri che aveva relegato Andrea in panchina, non ritenendolo più adatto al proprio modo di giocare. Purtroppo, la Carta di Identità comincia a farsi pesante, trentacinque anni non sono uno scherzo. Un infortunio lo tiene fuori nella prima parte della stagione e rientra solamente il 5 ottobre nel big-match contro la Roma. Allegri lo gestisce al meglio, regalandogli spesso turni di riposo, e il Maestro ricomincia a dipingere le sue meravigliose traiettorie che tanto fanno felici i compagni e i tifosi.
Segna contro l’Empoli e contro l’Olympiakos su punizione e poi arriva il derby. È il 30 novembre 2014, a Torino piove a dirotto. Come tutti i derby, la partita è molto combattuta. Segna Vidal su rigore, pareggia Bruno Peres dopo essersi fatto tutto il campo palla al piede. Il Torino ha qualche occasione per passare in vantaggio, soprattutto dopo il secondo cartellino giallo rimediato da Lichtsteiner. Juve in dieci, quindi, e in difficoltà, ma costantemente proiettata in attacco, alla ricerca della vittoria. Manca una manciata di secondi alla fine della partita, quando Bonucci recupera un pallone nella trequarti granata e serve Morata. Lo spagnolo passa il pallone a Vidal il quale lo cede a Pirlo. Il Maestro, nonostante la distanza di più di trenta metri dalla porta, non ci pensa su due volte e calcia di prima intenzione. Il pallone rimane a pochi centimetri sollevato dall’erba e si va a infilare nell’angolino alla sinistra del portiere granata. Lo Stadium impazzisce, non c’è cosa più bella, per un tifoso, che vincere un derby all’ultimo respiro. «Era l’ultimo tiro, quello della disperazione ed è andata bene – racconta Pirlo – è bellissimo vincere un derby in dieci all’ultimo secondo, non mi era mai capitato di segnare a pochi istanti dalla fine. Non abbiamo mai mollato e se succedono cose come stasera meglio ancora».
È, in pratica, l’ultimo assolo di Von Karajan. Va a segno contro l’Atalanta e poi si infortuna nuovamente contro il Borussia Dortmund. Rientra in tempo per realizzare ancora nel derby, con un precisissimo calcio di punizione. La Juve va alla grande anche senza di lui, vince il quarto scudetto consecutivo, la decima Coppa Italia e vola in finale di Champions. Proprio contro il Barcellona di Messi, si chiude la carriera bianconera di Andrea Pirlo. Le sue lacrime alla fine della partita di Berlino, sono le lacrime di tutti i tifosi bianconeri che perdono due volte: l’ennesima finale di Coppa dei Campioni e uno dei più grandi giocatori che abbiano mai vestito la maglia bianconera.
Pochi giorni dopo, infatti, Andrea annuncia la volontà trasferire negli Stati Uniti, per terminare la carriera. «Può essere difficile trasformare le emozioni in parole, soprattutto se coinvolgono quattro anni così importanti della mia vita. Posso solo dire un enorme grazie a tutti coloro che mi hanno accompagnato e sostenuto in questa avventura: la società Juventus a partire dal nostro presidente, senza dimenticare ogni singola persona che ci lavora; i miei compagni di tante battaglie, di molte risate e di qualche lacrima; i tifosi e tutti coloro che mi hanno sempre seguito con affetto anche nei momenti meno belli. Grazie di cuore a tutti voi. Non è stato semplice decidere, ma è arrivato il momento di iniziare una nuova avventura, che però non mi farà mai dimenticare il legame che ho con questi colori. Fino alla fine Forza Juventus».