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Stefano Sturaro: "La forza della mia Juve erano i senatori, Stadium ci fischiava ma a noi importava solo vincere. Sulle finali perse e lo scudetto più bello..."

16.10.2023 13:30 di  Mirko Di Natale  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Stefano Sturaro: "La forza della mia Juve erano i senatori, Stadium ci fischiava ma a noi importava solo vincere. Sulle finali perse e lo scudetto più bello..."
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© foto di Federico Gaetano

Nella lunga intervista concessa ai microfoni di TuttoJuve.com (clicca qui per leggere la prima parte), l'ex centrocampista bianconero Stefano Sturaro (oggi al Fatih Karagümrük) si è soffermato sui suoi ricordi in bianconero: "La nostra forza derivava da un gruppo di uomini straordinario (Buffon, Chiellini, Barzagli, Marchisio ecc..) che sapeva gestire ogni situazione e trascinava tutti noi. Il mio primo pensiero da tifoso è che una delle principali mancanze è l'assenza di queste grandi figure. E i ragazzi intelligenti gli andavano dietro, perché erano in grado di imparare da questi comportamenti. Forse, anche per questo motivo, i risultati di oggi sono altalenanti e non c'è una continuità di risultati".

Mi sto immaginando il tuo secondo anno e in particolare le ore successive alla sconfitta di Reggio Emilia. Credo che il lettore stia ricostruendo proprio quelle immagini, mentre legge le tue parole.

"Esatto, l'immagine è proprio quella. La Juve era la Juve, forse non così forte in partenza per quel che invece dimostrò durante la stagione. Anche perché rispetto all'anno precedente, ci fu un cambio generazionale importante: via Pirlo, Vidal e Tevez, dentro un giovane Dybala e due grandi giocatori come Khedira e Mandzukic che dovevano abituarsi al nostro calcio. Ci ritrovammo subito in difficoltà, ma apposta di sprofondare riuscimmo a ritrovare le nostre certezze attraverso il lavoro e la voglia di non mollare mai".

La tua Juve fu brava a trovare la giusta alchimia dopo il ricambio generazionale, tanto è che nel giro di due anni riconquistaste subito l'opportunità di giocarvi una finale europea dopo quella di Berlino.

"A volte facevamo delle partite brutte, ricordo anche qualche fischio dallo 'Stadium' per questo motivo, ma a noi non interessava il gioco o di fare 500 passaggi. Accettavamo di essere brutti, quel che ci importava davvero era la vittoria: sull'1-0 doveva finire lì e non volevamo altro, poi andava bene uguale se finiva con un altro risultato in nostro favore. Cercavamo di raggiungere il nostro obiettivo con le nostre qualità fisiche e mentali, senza farci condizionare dal parere di nessuno".

La vostra qualità era talmente immensa da poter vincere anche così, oggi invece non è la stessa cosa. La squadra è inferiore sotto tutti i punti di vista.

"Per me c'è tanta qualità oggi, forse manca qualcos'altro per essere lo squadrone che la Juve deve essere. E' lì, non è che in una situazione disastrosa".

Quel qualcosa che manca alla Juve attuale, ritornando al discorso di prima, sono le grandi figure in campo?

"Sì, ma oggi non conosco bene i ragazzi che ci sono dentro. A naso, da quel che vedo fuori, le figure di riferimento potrebbero essere Danilo, Szczesny e Perin, e forse questo squilibrio di risultati deriva anche dalla mancanza delle certezze accennate prima".

Soffermandomi su quel che è stato il tuo vissuto in campo, mi viene in mente il tuo salvataggio su James Rodriguez contro il Real Madrid nell'andata della semifinale europea del 2015. Quali furono le tue emozioni?

"Le emozioni erano quasi giornaliere, perché ho avuto la fortuna di giocare in una squadra che ogni settimana lottava per un grande obiettivo. Quella partita col Real Madrid è una di quelle che racconterò ai miei figli e ai miei nipoti, però a me è sempre importato il risultato di squadra e in campo sono sempre sceso per fare il bene del club e dei compagni. Quindi, in conclusione: resta un ricordo per me, e un match giocato al massimo per loro".

Rimpiangi di più Berlino o Cardiff per come è finita?

"Le rimpiango tutte e due, ci sono stati dei momenti in entrambe le partite in cui abbiamo pensato che l'inerzia potesse cambiare: a Berlino con il rigore non dato a Pogba, a Cardiff alla fine del primo tempo dopo il gol di Mandzukic. Maledizione? L'abbiamo vista come una grandissima delusione, ma mai come una maledizione. Parliamo di una competizione che tu affronti al pari delle altre durante l'anno, la Champions è poi difficile perché si gioca sui dettagli. Tra di noi avevamo la consapevolezza di aver affrontato il Barcellona e il Real Madrid più forti di sempre, avevamo dato più del 100% ma purtroppo le cose non sono andate bene. C'è stato qualcuno di più forte, qui non potevi far altro che complimentarti e prender la sconfitta".

Quale compagno ha lasciato più il segno in te?

"Dal punto di vista umano mi sono molto legato al gruppo degli italiani che era nettamente più grande di me, ma forse avendo una mentalità più d'adulto mi sono sempre trovato bene con loro. Scudetto più bello? Il primo è stato fantastico, sono stati sei mesi di emozioni folli. Mi sono trovato al fianco di Pirlo, Pogba, Marchisio, Vidal, Barzagli e tutti gli altri grandi campioni a lottare per lo Scudetto, la Coppa Italia e la Champions".

Si ringraziano Stefano Sturaro e l'addetto stampa del Fatih Karagümrük, nella persona di Sayginhan Celik, per la disponibilità alla realizzazione di questa intervista.