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Sassi ricorda i nove anni di Juve: "Orgoglioso di Training Check e Sport Science, Marotta venne fino in Russia per convincermi. Vi spiego il motivo dell'addio, su Ramsey..."

09.10.2021 16:23 di  Mirko Di Natale  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Sassi ricorda i nove anni di Juve: "Orgoglioso di Training Check e Sport Science, Marotta venne fino in Russia per convincermi. Vi spiego il motivo dell'addio, su Ramsey..."
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Per nove anni, dal 2011 al 2020, Roberto Sassi è stato un vero e proprio punto di riferimento della metodologia di allenamento dei bianconeri. Un'esperienza ultraquarantennale che hanno consentito al "Prof", così come era conosciuto nei corridoi della Continassa e Vinovo, di mettere a disposizione tutte le sue conoscenze e di poter esser d'aiuto nella creazione del "Training Check" prima e del Dipartimento "Sport Science" successivamente. Attualmente consulente per il Città di Varese, la nostra redazione lo ha contattato telefonicamente, in esclusiva, per parlare del suo passato alla Juve e non solo:

Prof, com'è il presente? Che cosa può raccontare di come sta andando a Varese?

"Sono più che felice, ho la fortuna di poter fare quello che piace a me: sport e aggiornamento. Sono uscito dalla professionalità per potermi godere al momento giusto la vita. La consulenza mi consente di vivere al meglio la mia vita, non è un lavoro che mi impegna dal mattino alla sera come é successo per tanti anni. Questo mi permette di fare altre cose che prima non potevo fare, come insegnare e praticare dello sport. Non faccio più il preparatore o il metodologo, ora le persone mi chiedono dei consigli e cerco comunque di fare del mio meglio. Sono molto soddisfatto delle scelte attuali.

Marotta, che aveva già conosciuto ai tempi della Sampdoria, lo ha poi ritrovato nella Juve.

"In realtà abbiamo lavorato insieme per cinque anni a Varese ad inizio carriera, poi qualche tempo dopo alla Samp per quattro stagioni. E di certo la nostra collaborazione non poteva concludersi lì. Lui e Paratici, che erano in Russia per acquistare Krasic, sono venuti a trovarmi nel centro sportivo della Dinamo Mosca e mi hanno chiesto la disponibilità a lavorare con loro. E fu così che l'anno successivo è cominciata la mia avventura con la Juventus".

Ed è stata una grande avventura che le ha consentito di vincere ben nove scudetti di fila.

"A me non piace parlare degli scudetti della Juve, non è una cosa che mi fa impazzire. Perché allora posso dire di aver contribuito a cinque promozioni dalla B alla A, poi di aver vinto la prima Coppa Italia della Fiorentina, la Supercoppa Uefa e la Copa del Rey col Valencia, la tripletta con il settore giovanile della Sampdoria Primavera. Ho co-partecipato ai successi bianconeri, ma onestamente preferirei parlare di altre cose che ho fatto in Juventus".

Ah sì? E di cosa vorrebbe parlare? 

"Mi piace ricordare di aver portato avanti il progetto Training Check poi trasformato in JAT, di aver creato il Dipartimento di Sport Science che non esisteva, un metodo di lavoro nel settore giovanile, oltre ad organizzare corsi di aggiornamento per Tutti i Tecnici del Club. Conte mi ha dato carta bianca nel momento in cui è arrivato per quanto riguarda il lavoro di miglioramento della forza, così mi sono affidato a Julio Tous che ha sviluppato un metodo che è stato il punto di riferimento per otto anni. Questo è il mio orgoglio, le vittorie ottenute sul campo sono merito della società, dell'allenatore degli staff e soprattutto dei giocatori".

Che ricordi conserva del periodo trascorso alla Juve?

"I rapporti con i giocatori sono sempre stati ottimi, conservo dei bei ricordi con quelli "storici" come Chiellini, Bonucci, Barzagli, Marchisio e molti altri. Sono sempre stati gentili e disponibili. L'unica persona con cui non ho stretto un gran rapporto è Tognaccini, perché a mio parere non aveva le competenze di lavorare in quella Juventus. Ma d'altronde non si può andare d'accordo con tutti".

Son passati tanti grandi calciatori, ma anche ad allenatori non scherziamo come nomi.

"Sì, mi sento fortunato ad aver potuto osservare le metodologie e strategie dei tre grandi allenatori che si sono succeduti alla Juventus in questo periodo: Conte, Allegri e Sarri. E 'non sono un pirla', come direbbe Mourinho, per cui ho potuto studiare i dati degli allenamenti e la loro modulazione e come hanno 'gestito' il gruppo. Questo è stato un valore aggiunto che ha accresciuto le mie conoscenze, competenze e mi ha fatto capire anche come poter vincere in tre modalità differenti".

Che differenze ci sono? E quale è stato il metodo migliore?

"Non si può dare una risposta, semplicemente perché non c'è una vittoria migliore di un'altra. I tre allenatori si sono susseguiti all'interno di un ciclo di nove anni, per cui sono cambiate davvero tante cose. E' dunque davvero difficile poter esprimere un giudizio, posso dire che il mio obiettivo era quello di lasciare qualcosa che potesse servire in futuro al club. Poi è chiaro che quando cambia la dirigenza, possano cambiare anche le persone e le strategie".

Ecco, come si è interrotto il rapporto con la Juventus?

"Perché è avvenuto un cambio di dirigenza, Cherubini ha deciso di utilizzare altre persone per altri metodi e così si è interrotta la collaborazione con la Juve. Ognuno ha scelto il percorso da seguire, solo il tempo potrà dire se i risultati ottenuti saranno migliori o peggiori dei precedenti".

Come mai si è creata una disparità a livello di infortuni? La Juve di Conte ne aveva pochi, al contrario di quella di Allegri e Sarri

"La mia personale premessa é che in generale la responsabilità degli infortuni è dello staff tecnico, non dei medici come sto leggendo ultimamente su qualche giornale. Gli allenamenti sono di loro competenza, i medici possono intervenire insieme ai riabilitatori sui tempi di recupero e sono eventualmente responsabili delle ricadute. Dell'ultimo periodo non posso dare un giudizio, però ricordo che il metodo di lavoro di prevenzione era un po' cambiato e con Sarri è cambiato definitivamente".

Ha letto le parole di Ramsey, che ha conosciuto nell'ultimo anno alla Juve, che al Daily Mail ha nuovamente ribadito la bravura dello staff sanitario del Galles rispetto a quello bianconero?

"Non capisco le sue parole, che cure potrà mai ricevere in dieci giorni. Anche perché: o dice che cosa fa esattamente e dimostra che questa strategia riabilitativa e curativa è migliore di quello di un altro club, oppure rimangono esternazioni giornalistiche".

Si ringrazia Roberto Sassi per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.