Indelebile

Era il 5 novembre di 7 anni fa quando la Juventus di Ranieri espugnò il Santiago Bernabeu per 2-0 ai danni del Real Madrid.
Pensare oggi, a quella sera, non può far altro che suscitare un gran sorriso al limite della nostalgia che sovrasta il cuore di ogni tifoso bianconero.
Forse fu proprio quell'improbabile undici della Juventus che fa apparire quella notte più lontana di quello che è quanto una delle più bella che si associa al ricordo di Pinturicchio: si trattava di un'altra era geologica bianconera e quella partita al Bernabeu fu il momento più alto di un periodo piuttosto basso. Ma il destino aveva convocato Del Piero il 5 novembre del 2008 poco dopo le 22.30 e Alex fu puntuale, come sempre gli è capitato nella sua lunga carriera leggendaria.
Sostituito da Paolo De Ceglie, si avviò verso la panchina e negli istanti scanditi in modo cinematografico dai suoi passi in mezzo al campo, lo stadio degli stadi si alzò in piedi per applaudire. Prima un gruppo, poi sempre di più, fino allo scroscio finale convinto e caloroso: i tifosi del Real onoravano chi li aveva sconfitti ma non solo quella sera, tributandogli l'onorificenza massima, un privilegio raro. Perchè Del Piero amava spegnere i sorrisi del Real in più occasioni, e Casillias lo sapeva bene.
"E' più facile dipingere un'altra Gioconda che creare un altro Del Piero". Così sentenziava il numero uno spagnolo dopo aver incassato l'ennesimo goal da parte di Alex.
Del Piero aveva segnato due gol. Uno da fuori area, con un'azione veloce e magnifica, conclusa da un velenoso tiro, imprendibile per Casillas per angolazione e velocità. L'altro su punizione, concessa dopo un fallo di Cannavaro su Sissoko al limite e trasformata in modo sublime, per di più sotto gli occhi di un certo Diego Armando Maradona che per succosa coincidenza era ospite del Real Madrid in tribuna quel giorno, partecipando pure lui alla standing ovation che regalò alla già lussuosa carriera di Del Piero un gioiello in più.
Di quelle notti rimangono i ricordi tangibili e meravigliosi di quell'attimo più che di quella vittoria.
Di quella notte resta la sensazione lieve ma infinita, che non ha forma, né colore, ma solo un rumore: lo scroscio di un applaudo che cresce, lasciando una scia invisibile nell'animo di ogni juventino.
Grazie ancora, Pinturicchio.