Sportitalia - Paolo Bertini su Calciopoli: "Ho combattuto perchè il mio nome fosse escluso da questa giostra infermale. Hanno provato a rovinarmi la vita"
L'ex arbitro Paolo Bertini, uscito indenne dal processo Calciopoli con l'assoluzione in Cassazione, ha raccontato la sua odissea giudiziaria nel corso di "Monday Night", trasmissione condotta da Michele Criscitiello su Sportitalia. Ecco quanto evidenziato da Tuttojuve.com:
Un uomo pulito, ma macchiato per 9 anni. Lei, guardandosi allo specchio, poteva pensare: perchè sono sporco quando sono pulito? Si è dato una risposta?
"Una risposta non me la sono data, però ho fatto di tutto perchè risultasse quello che doveva risultare, cioè il fatto che fossi completamente estraneo a questo tipo di meccanismo, sul quale non voglio assolutamente mettere bocca. Non voglio dare una spiegazione, passati nove anni, su quello che è stato Calciopoli, non compete a me. Però io ho combattuto perchè il mio nome fosse escluso da questa giostra infernale che mi ha visto coinvolto per nove anni. Sono stato in silenzio, non ho mai parlato, per nove anni ho sopportato il processo in maniera assolutamente silente, non ho mai espresso alcun tipo di giudizio. L'ho fatto nelle aule di tribunale, tra l'altro rinunciando anche alla prescrizione perchè altrimenti questi erano reati tutti prescritti. Ho voluto che la giustizia mi rendesse quello che francamente dopo nove anni mi aveva tolto, soprattutto dal punto di vista dell'aspetto morale, quindi della pulizia e di quella che è la mia identità".
Hanno detto che faceva parte di un sistema che era quello di Moggiopoli, che era un arbitro venduto e manovrato come un burattino. Invece dopo nove anni, la giustizia italiana, non quella sportiva, ha detto che era innocente. Nove anni non glieli restituisce più nessuno, la carriera non gliela restituisce più nessuno, qualcuno al massimo forse può restituirle la dignità. Che è già qualcosa...
"Che è molto, chè molto. E' stato il motivo della mia lotta, del mio impegno, all'interno di questo processo, nel quale tra l'altro ho mantenuto sempre una posizione abbastanza chiara: ho assistitito a tutte le udienze, circa 54 volte sono andato a Napoli per assistere alle udienze, proprio perchè credo fosse giusto far vedere la mia presenza, metterci la faccia. E ripeto, il passo ultimo, quello della rinuncia alla prescrizione, è stato quello determinante per poter arrivare fino in fondo".
Le hanno rovinato la vita?
"Ci hanno provato. Dal punto di vista professionale sicuramente sì, perchè l'attività arbitrale è stata interrotta, anche in maniera abbastanza immotivata. Dal punto di vista squisitamente umano io vi ricordo - tornate indietro fino al 2006 e ancora al 2007 - che ero l'arbitro di Juventus-Milan, quella famosa e maledetta partita per la quale sono stato in primo grado condannato e che mi ha visto alle cronache. Io ho passato giorni interi con le troupe televisive appostate sotto casa, che riprendevano i figli, la moglie. Voi immaginate il tutto riportato in una piccola città come la mia, che è Arezzo, cosa sia stato dal punto di vista squisitamente umano. Il motore di questa cosa, oltre alla consapevolezza di quello che avevo fatto, è stata ovviamente la famiglia che mi ha sostenuto e che mi ha portato avanti, mi ha dato la forza di arrivare in fondo a questo interminabile processo".
Direttore: Claudio Zuliani
Responsabile testata: Francesco Cherchi
Editore: TMW NETWORK s.r.l. - P.I. 02210300519
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 26208
Sito non ufficiale, non autorizzato o connesso a Juventus F.C. S.p.A.
