Juve-Napoli, Guido Clemente di San Luca: "Collegio Garanzia Coni ha ristabilito la verità su due piani"

09.01.2021 13:45 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
Juve-Napoli, Guido Clemente di San Luca: "Collegio Garanzia Coni ha ristabilito la verità su due piani"
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© foto di Alessandro Garofalo/Image Sport

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo, Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha analizzato per Tuttonapoli la questione Juve-Napoli e le motivazioni diffuse dal Coni sulla propria sentenza.

"La decisione del Collegio di garanzia del CONI sul caso Juventus-Napoli è molto importante, perché ha ristabilito la verità su due piani: quello fattuale e quello giuridico. Prima di chiarirli, però, è necessario stigmatizzare gli incredibili commenti espressi sul suo dispositivo almeno fino al momento in cui è stata pubblicato il testo della decisione.

Il ruolo del Collegio di Garanzia del CONI viene generalmente riconosciuto come omologo a quello della Corte di Cassazione. Ora, facendo ogni sforzo per contenere la saccenteria derivante dal mestiere che svolgo, è necessario ricordare – giacché evidentemente sfugge a molti di coloro che hanno alimentato il profluvio di commenti – che il principale compito della Cassazione è assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge: insomma, quando essa si esprime fa chiarezza sul rispetto della legge da parte delle sentenze. Ovviamente, in un ordinamento basato sullo Stato di diritto, l’orientamento che assume è suscettibile di critiche. Il che è possibile fare nei confronti del pronunciamento di chiunque. L’importante è che le critiche si manifestino nella consapevolezza del ruolo e del compito della Corte.

Ciò deve valere, quindi, anche per le decisioni del Collegio di Garanzia del CONI. Su quella di annullare le decisioni di 1° e 2° grado, e quindi far giocare Juventus-Napoli, si è continuato a discutere senza alcun consapevole riferimento all’oggetto della discussione, che è il diritto. Sono state manifestate opinioni veramente incredibili per il grado di preconcettualità ottusa (se non in malafede), e/o di sconcertante ignoranza. Opinioni che la lettura del testo della decisione pubblicata il 7 gennaio smentisce clamorosamente, facendo definitivamente chiarezza.

La decisione del Collegio di Garanzia – dicevamo – fa giustizia su due piani. Sul piano fattuale, perché ricostruisce i fatti sgombrando il campo da equivoci colpevolmente alimentati da parte consistente di stampa e media, restituendo la loro verità palmare, non più alterabile in modo artificioso. Bastano gli accadimenti, che la decisione mette in fila uno dietro l’altro con precisione, a liberare la mente da ogni sospettosa e malevole insinuazione.

Sul piano giuridico, poi – il profilo più rilevante –, la decisione ribadisce un principio che solo la scarsa conoscenza del sistema giuridico può consentire di non conoscere: che le fonti dell’ordinamento sportivo sono subordinate a quelle dell’ordinamento statale laddove, in una fattispecie concreta, norme e provvedimenti emanati in esercizio dell’autonomia dell’ordinamento sportivo tracimino nella sfera dell’ordinamento generale.

Se ciò accade, al fine di stabilire quale sia la fonte regolativa del caso, il criterio della gerarchia prevale su quello della competenza. La decisione sentenzia con parole chiare e nette che gli «atti amministrativi» delle ASL costituiscono «fonte superiore rispetto alle norme federali», le quali «cedono di fronte» ad essi; che «il Protocollo FIGC vigente all’epoca dei fatti di causa […] rimanda […] all’esclusiva competenza della ASL territorialmente competente»; infine, che la Circolare del Ministero della Sanità è «atto normativo gerarchicamente superiore, rispetto al quale cedono tutte le norme federali incompatibili con il medesimo».

Dinanzi a cotanta limpidezza di espressione sarebbe opportuno che facesse pubblica ammenda: chi ha dichiarato d’esser dispiaciuto per il giudice Mastrandrea; chi s’è doluto d’aver dovuto giocare «in condizioni simili a quelle che portarono l’Asl a sospendere la trasferta degli azzurri a Torino», giudicando «scorciatoie» quelle prese dal Napoli; chi ha offerto fantasiose spiegazioni della diversità dei giudizi di 1° e 2° grado rispetto a quello del Collegio, senza riconoscere che le prime due decisioni erano semplicemente sbagliate, e che quella del Collegio non «crea una disparità di trattamenti», ma fa solo giustizia; chi ha sostenuto che «con questa sentenza si autorizzano le squadre a trovare escamotage per non giocare le partite»; chi si è retoricamente interrogato su «Cosa dire, adesso, a quelle società che hanno comunque giocato, pur essendo prive di atleti positivi al coronavirus?»; chi ha dichiarato che «Si avalla l’ipotesi che i furbetti la fanno sempre franca, si stracciano le ragioni assolutamente condivisibili delle prime due sentenze»; chi s’è detto addirittura «schifato», considerando questa, e non le prime due, «una sentenza politica».

Per arrestare la nausea generata da tanta ignorante partigianeria sarebbe necessario soltanto un generalizzato e diffuso mea culpa, accompagnato  dalle scuse, che tuttavia sarebbero comunque difficilmente accettabili".