SOTTOBOSCO - Allegri imborghesito, il "non gioco" della sua Juve sta spazientendo i vertici bianconeri. Ora serve bagno di umiltà e una mossa tattica alla Capello

Spiegava Lucio Seneca, che “gli dei vendicatori seguono da presso l'arrogante“. Questo appare Massimiliano Allegri: arrogante. Non dico lo sia. Dico che tale “appare“. Allegri vede cose positive là dove la cronaca segnala errori ed orrori. Per contratto, gli allenatori (un poco) devono mentire. Quindi la litania del tecnico che afferma di aver visto la sua squadra “fare un buona partita“, anche quando tira in porta una sola volta in 95 minuti (realizzando un gol di pancia) rappresenta un classico.
Ultimamente le gare della Juventus sono una sofferenza, tra giocatori in debito di forma e giocatori impiegatizi. Con un tecnico alla introvabile ricerca di Proust . Max Allegri può rivendicare (a ragione) di non aver mai avuto la squadra al completo. Ma l'impressione è quella di un Allegri “imborghesito“. La sua Juve non ha testosterone. Nessuno ha ancora compreso quale sia la “visione“ della Juve . Ammesso ne abbia una. L'attitudine al sofà, non appena la gara viene indirizzata, è insopportabile . Nei primi anni della gestione Andrea Agnelli, i compiti erano precisi. Il presidente lavorava a tempo pieno per la società. Marotta aveva voce definitiva sul mercato. Paratici setacciava l'Europa e segnalava. Antonio Conte aveva carta bianca relativamente al campo. Sostenuto da qualsiasi attacco, giudiziario e mediatico: il box di Conte resta una delle peggiori pagine del Palazzo calcistico italiano. Questa di adesso sembra una Juve a compartimenti stagni. Dove ognuno si occupa del suo orticello . Una Juve degna di questo nome non va a Parigi, con lo spirito dimesso con il quale l'ha vestita Allegri sfidando monsieur de Lapalisse. L'ameba vista Firenze arrischia a Parigi un “cappotto“. Ma attenzione a non far grandinare. Dovesse sbracare a Parigi (tipo Wiener nel secondo anno di Brocic) inevitabilmente il tecnico verrebbe messo sulla graticola. Allegri deve essere consapevole che questa squadra con il suo “non gioco“ sta raschiando il fondo del barile della pazienza del “padrone“ . E stavolta, la Juve neppure si può lagnare per l'arbitraggio : Doveri è stato perfetto.
La Juve deve, prima di ogni altra cosa, fare un bagno di umiltà. E capire – come spiegava Gianni Brera – che tu “puoi essere anche il dio della pelota in terra, ma se il tuo avversario corre più di te, non la becchi mai“. Allegri provi a far giocare, contemporaneamente due punte pesanti: Milik e Vlahovic. Lo faceva Capello. Provi ad impiegare in un modulo 3-5-2 il Giaccherini serbo come quinto. Congedando Alex Sandro. Provi a cambiare. Perché, anche se ha quattro punti in più in classifica rispetto alla scorsa stagione, sta giocando peggio. Realtà romanzesca .