SOTTOBOSCO - Allegri imborghesito, il "non gioco" della sua Juve sta spazientendo i vertici bianconeri. Ora serve bagno di umiltà e una mossa tattica alla Capello

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
05.09.2022 01:08 di Andrea Bosco   vedi letture
SOTTOBOSCO -  Allegri imborghesito, il "non gioco" della sua Juve sta spazientendo i vertici bianconeri. Ora serve bagno di umiltà e una mossa tattica alla Capello
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Spiegava  Lucio Seneca, che “gli dei vendicatori seguono da presso l'arrogante“. Questo appare Massimiliano Allegri: arrogante. Non dico lo sia. Dico che tale “appare“. Allegri vede cose positive là dove la cronaca segnala  errori ed orrori. Per contratto, gli allenatori (un poco) devono mentire. Quindi la litania del tecnico  che afferma di aver visto la sua squadra “fare un buona partita“, anche quando tira in porta una sola volta in 95 minuti (realizzando un gol di pancia) rappresenta un classico.

Ultimamente le gare  della Juventus sono una sofferenza, tra giocatori in debito di forma e  giocatori impiegatizi. Con un tecnico alla  introvabile ricerca di Proust . Max Allegri può rivendicare (a ragione) di non aver mai avuto la squadra al completo. Ma l'impressione è quella di  un Allegri “imborghesito“. La sua  Juve non ha  testosterone. Nessuno  ha ancora compreso quale sia la “visione“ della Juve . Ammesso ne abbia una. L'attitudine  al sofà, non appena la gara viene indirizzata,  è  insopportabile . Nei primi anni della gestione Andrea Agnelli, i compiti erano precisi. Il presidente lavorava a tempo pieno per la società. Marotta aveva voce definitiva sul mercato. Paratici setacciava l'Europa e segnalava. Antonio Conte aveva carta bianca relativamente al campo. Sostenuto da qualsiasi attacco, giudiziario e mediatico: il box di Conte resta una delle peggiori pagine del Palazzo calcistico italiano. Questa di adesso sembra una Juve a compartimenti stagni. Dove  ognuno si occupa del suo orticello . Una Juve degna di questo nome non  va a Parigi,  con lo spirito dimesso con il quale l'ha vestita Allegri  sfidando monsieur de Lapalisse.  L'ameba vista Firenze arrischia a Parigi  un “cappotto“.  Ma attenzione  a non far grandinare.  Dovesse  sbracare a Parigi (tipo Wiener nel secondo anno di Brocic) inevitabilmente il tecnico verrebbe  messo sulla graticola. Allegri deve essere consapevole che questa squadra con il suo “non gioco“ sta raschiando il fondo del barile della pazienza del “padrone“ . E stavolta,  la Juve neppure  si può lagnare per l'arbitraggio : Doveri è stato perfetto.

La Juve deve, prima di ogni altra cosa, fare un bagno di umiltà. E capire – come spiegava Gianni Brera – che tu “puoi essere anche il dio della pelota in terra, ma se il tuo avversario corre più di te, non la becchi mai“. Allegri  provi a far  giocare, contemporaneamente due punte pesanti: Milik e Vlahovic. Lo faceva Capello.  Provi ad impiegare in un modulo 3-5-2 il Giaccherini serbo  come quinto. Congedando  Alex Sandro. Provi a cambiare. Perché, anche se ha  quattro punti in più in classifica rispetto alla scorsa stagione, sta giocando peggio. Realtà  romanzesca .