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TJ - BUFFON a L'Intervista INTEGRALE: "Se smetto? Ho fiducia nelle decisioni della società. Due volte pensai di lasciare la Juve. Vi racconto me e Ilaria"

16.02.2018 01:00 di  Edoardo Siddi  Twitter:    vedi letture
LIVE TJ - BUFFON a L'Intervista INTEGRALE: "Se smetto? Ho fiducia nelle decisioni della società. Due volte pensai di lasciare la Juve. Vi racconto me e Ilaria"
TuttoJuve.com
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Qualche anticipazione è stata già rilasciata, ma adesso è il momento di ascoltare tutto Gigi Buffon che si confessa a L'Intervista, di Maurizio Costanzo in onda su Canale 5. Il capitano bianconero, chiamato a prendere una decisione importantissima sul suo futuro, si concede senza filtri e Tuttojuve.com vi riporta le sue parole.

Costanzo: "Tutti siamo stati tifosi di Buffon ed è un onore averlo qui oggi. Benarrivato, come stai?"

Buffon: "Buonasera a tutti! Benone".

C: "Mandiamo il primo filmato".

Parte un filmato che ripercorre le tappe della carriera di Buffon in Nazionale, fino a Italia-Svezia, con la riproposizione anche dell'intervista finale in lacrime. Poi la domanda: è davvero l'addio alla Nazionale?

C: "Allora, che le sembra?"

B: "Questo è un bel riassunto, con apici emozionali enormi, sia di gioia che chiaramente di struggimento. E devo dire che la gioia del Mondiale, seppur ancora viva, è lontana 12 anni, questa delusione della non qualificazione al Mondiale è ancora fresca".

C: "Ho letto una dichiarazione della sua compagna, Ilaria D'Amico, che diceva che dopo l'eliminazione dai Mondiali ha pianto anche i giorni successivi".

B: "Sì, sono stati giorni molto difficili".

C: "Lei è un emotivo quindi?"

B: 2Sono un emotivo, per forza, perché secondo me la vita va vissuta in questo modo se vuoi prendere il meglio e vuoi realmente giocarla da protagonista. E puoi giocarla da protagonista solo nel momento cui metti in piazza anche un pizzico di umanità".

C: "Come si può rilanciare il calcio in Italia?"

B: "Sicuramente credo che il flop di questi ultimi anni è dipeso sia da noi giocatori, che non siamo riusciti a darci un ricambio di livello come accadeva una decina di anni fa, ma penso sia anche un flop dirigenziale. È innegabile che nel momento in cui il movimento calcistico italiano, che è sempre stato un fiore all'occhiello è in declino...".

C: "Ma non posso non pensare che la dirigenza conti. Conta, conta"

B: "Io per dirigenza intendo anche nelle scelte. Nella scelta di un allenatore di un settore giovanile, nella scelta dell'educazione di un ragazzo...."

C: "Anche di un ct talvolta".

B: "Sì certo, anche quello, le scelte degli allenatori sono determinanti".

C: "Mi ha colpito quando piangendo ha chiesto scusa ai bambini. Era più Buffon o l'uomo?"

B: "Era il Buffon uomo che si ricordava di sé bambino. Perché nel '92 l'Italia non si qualificò agli Europei e mi ricordo io avevo 13 anni perché era il '91 ancora e di fronte a quel televisore il dispiacere, la commozione che avrei passato un'estate senza tifare la mia Nazionale, senza il tricolore, mi aveva distrutto". 

C: "Però è vero, quello manca poi. Quando ci sono i Mondiali e non c'è l'Italia va tutto bene, vedo un bel calcio, ma..."

B: "Manca il senso, non c'è passione".

C: "Ricorda il Mondiale del 2006, la vittoria in Germania?"

B: "Sì me lo ricordo bene. Sono emozioni vivide ancora, sono situazioni di vita che non si possono cancellare. E da sportivo credo sicuramente sia il momento più bello che si possa vivere".

C: "Qualche tempo fa per questa trasmissione ho intervistato Totti, un'altra bandiera come lei e quel Mondiale l'avete vinto insieme. Come avete costruito quella vittoria?"

B. "Passando attraverso difficoltà iniziali di gruppo e individuali. Perché si arrivò a quel mondiale dove molti di noi erano stati accusati di varie situazioni abbastanza sui generis, per quella che poi è stata poi la verità. E queste difficoltà ci hanno fatto trovare una unione e una compattezza fuori dal comune. Poi di base c'era il ct, Lippi che era una persona navigata che ci conosceva perfettamente e noi alla fine eravamo grandi campioni".

C: "Mi racconta di quando Totti prima di un rigore disse 'Mo' je faccio 'er cucchiaio?'"

B: "Io in quell'occasione non c'ero perché ero infortunato quindi glielo riporto. Ormai è diventata leggenda L'ha detto a Di Biagio se non sbaglio, gli disse "Mo' gli faccio il cucchiaio". Era la semifinale dell'Europeo contro l'Olanda e giocavamo in Olanda quindi c'era uno stadio avverso. E ci voleva un mix di classe e follia come Francesco ha"

C: "Ha davvero chiuso con la Nazionale? Non mi piace..."

B: "Io volevo chiudere con il Mondiale perché secondo me poteva essere l'occasione più bella per ricordare e onorare un certo tipo di impegno. Era una passerella secondo me perfetta. Purtroppo non è andata così, ma penso che a 40 anni io debba fare determinate dichiarazioni perché è giusto anche fare un passo indietro. È inevitabile. Anche una questione di sensibilità, visto che sono stato sempre un punto di forza delle mie squadre e non voglio sentirmi un peso. E a 40 anni non devi dirtelo te, devono dirtelo gli altri".

C: "Chi può essere il nuovo Buffon?"

B: "Per doti e inizio carriera Donnarumma è il portiere che in questo momento è sulla bocca di tutti in maniera meritata. Poi ci sono due o tre ragazzi che sono partiti qualche anno indietro a lui ma sono di grande prospettiva".

C: "Poi Donnarumma si chiama pure Gigi..."

B: "È già un bel vantaggio (ride, ndr)".

C: "Lei avverte quanto lei è un mito per tutti?"

B: "Non penso e non mi reputo tale. Mi reputo un ragazzo, un uomo, uno sportivo apprezzato. Questo lo sento, ma quella del mito è una cosa che  mi metterebbe a disagio. Non mi sento tale, perché non so se un mito ha determinate reazioni che ho esternato io".

C: "Il mito piange, come ha fatto lei".

B: "Non lo so, e comunque c'era un grandissimo drammaturgo se non sbaglio tedesco che diceva 'sciagurata quella terra che ha bisogno di eroi'. E quando qualcuno mi dà dell'eroe respingo perché voglio dire che siamo ancora una terra forte che non ha bisogno di eroi".

C: "Comunque lei è un mito"

Parte un altro video che racconta ancora sprazzi di vita di Buffon e della sua famiglia

B: "Sin da piccolo avevo le idee chiare".

C: "Mi parli di suo padre e sua madre"

B: "Mamma è stata campionessa italiana di lancio del disco per 17 anni, papà del peso, e le mie sorelle han giocato in Serie A e in Nazionle di palla volo pallavolo e mio zio ha giocato in Serie A a Cantù di Basket e q'altro era portiere del Milan e della Nazionale. Siamo una polisportiva".

C: "Qual è il primo ricordo che ha di sua mamma e sua papà?"

B: "Di mio padre e mia madre da piccolo la cosa che mi colpiva molto erano i fisici che avevano. Sia mio padre che mia madre. Mio padre era proprio muscoloso, aveva un petto erculeo. E anche mia madre era veramente grande. E siamo una famiglia molto unita, nonostante ognuno di noi abbia preso una strada di emancipazione e libertà fin da ragazzini. Perché le mie sorelle sono andate via una a 14 e una a 15 anni, io a 13. Quindi è una famiglia che si è dissolta, ma incarna ancora i valori e tiene molto al suo legame".

C: "Quando ha capito che il suo ruolo sarebbe stato portiere?"

B: "Non l'ho capito. Penso che ognuno di noi abbia un destino già scritto e tu lo devi solo rispettare e nel rispettarlo devi metterci qualcosa di tuo: impegno, dedizione, serietà. Io son diventato portiere davvero per caso. Sono diventato portiere per una folgorazione. Sono diventato portiere nel '90, avevo già 12 anni, quindi ero già grande".

C: "Grande a 12 anni?"

B: "Sì, perché di solito uno incomincia a 6-7 anni a prendere un indirizzo ben preciso su quello che sarà il proprio ruolo sportivo"

C: "Allora ti chiamavano Gigio?"

B: "Gianluigi non mi ha chiamato mai nessuno, mi chiamavano Gigi o Gigio".

C: "Ti senti più Gigi o Gigio?"

B: "Più Gigi, perché Gigio mi sa un po' di tontolone. E benché non sia uno sveglione, non mi sento neanche un tontolone"

C: "Chi se ne intende mi diche che il portiere di calcio vive momenti di grande solitudine..."

B: "Sì è vero. Hai più tempo degli altri di pensare e in alcuni momenti anche di portare la testa in posti lontani migliaia di chilometri. Quando l'azione è dall'alta parte del campo, c'è un angolo, una perdita di tempo, entrano i massaggiatori..."

C: "Il portiere è spesso solo quindi..."

B: "Spesso e anche volentieri, perché non mi dispiace, sì"

C: "Da piccolo che squadra tifavi?"

B: "Guardi, io sono sempre stato per i deboli. Quindi dopo un po' di anni in cui ho tifato la Juve perché tutti i miei parenti, soprattutto friulani, erano juventino, mi sono appassionato a Trapattoni, perché mi piaceva il fatto che lui fischiasse e per me che ero un bimbo era veramente un mito. Era un personaggio incredibile amato da tutta Italia. Andò all'Inter e per un po' seguii anche l'Inter, benché poi quando diventai più grandicello ho cominciato a tifare per il Genoa, che è diventata diciamo la squadra per cui ho sempre simpatizzato e tante altre realtà piccoline che mi trasmettevano simpatia, quindi il Pescara di Galeone, il Foggia di Zeman, l'Avellino. Piccole realtà perché volevo che anche loro realizzassero il sogno.".

C: "Poi parliamo anche della Carrarese... A scuola nel classico tema di cosa vuoi fare da grande, cosa scriveva?"

B: "Io scrivevo professore di educazione fisica, come è stato il percorso dei miei genitori. Dopo la Nazionale di atletica, fecero il percorso qui proprio al CONI di Roma. E in linea di massima vedevo che c'era questa affinità con l'ambiente sportivo e dicevo che se non sarei diventato calciatore, e non pensavo che lo sarei diventato, avrei cercato di prendere quell'indirizzo".

C: "Ci torna a casa?"

B: "Poco, ma molto volentieri"

C: "C'è una frase che mi ha colpito, che lei ha detto: 'Amo lo sguardo dei miei genitori e li definisco innamorati come il primo giorno"

B: "Sì, perché poi hanno due sguardi diametralmente opposti. Mia madre è una persona che crea immediatamente empatia e con cui socializzi in un attimo, mio padre che è più friulano è più arroccato, sembra più burbero e scontroso, però è il classico che se ci entri in confidenza e ti vuole bene ti dà l'anima".

Parte un altro filmato, che ripercorre anche il suo esordio, Calciopoli e alcuni dei suoi interventi.

B: "Belle immagini, mi piace vedere le azioni di gioco. Molto di più delle interviste che rilasciavo da ragazzo".

C: "Se le dico 19 novembre 1995 cosa le viene in mente?"

B: "La prima cosa che mi viene in mente, può sembrare follia e può sembrare bugia, ma il giorno del mio esordio in Serie A, in una partita importantissima in cui noi e il Milan ci giocavamo lo scudetto, penso di non aver provato un briciolo di paura né prima né durante la gara. Ero pervaso dalla gioia di far vedere al mondo che c'ero e chi era Buffon. Quello ha soffocato la possibile paura che poteva attanagliarmi".

C: "Quanti anni aveva allora?"

B: "17"

C: "Quindi a 17 anni non sapeva cosa era la paura..."

B: "Ero molto esuberante, molto estroverso, molto anche indisciplinato, un po' arrogante. Avevo tante peculiarità che hanno fatto sì che riuscissi a impormi in un mondo così difficile".

C: "Ha mai avuto paura di fallire?"

B: "No, mai avuto paura di fallire. Ho sempre avuto fiducia. Al di là delle mie qualità ho sempre valutato il mio percorso. Dicevo se a 13 anni avevo cambiato ruolo e dopo 4 giocavo in Serie A, significava che il mio destino era quello":

C: "L'essere diventato popolare in fretta. ha cambiato il tuo carattere di un giovanissimo e la crescita del medesimo?"

B: "Come interazione con gli altri no. Sono cambiato caratterialmente perché penso di essere maturato nel frattempo. Sono passati 24 anni, quelli che sono, di conseguenza penso di essere diventato più uomo e più riflessivo rispetto a prima".

C: "Nei momenti delle scelte, Parma, Juve, con chi si consigliava?"

B: "Io ho sempre condiviso e parlato con la mia famiglia, papò, mamma, sorelle, con le persone che ho accanto, con qualche amico. Però devo dire la verità, che le scelte più importanti che ho fatto mi sono sempre fatto guidare dall'istinto. Spesso non pensavo cosa sarebbe potuto accadere due minuti dopo quella scelta. Le ho fatte perché mi sentivo da dentro una vocina che mi diceva che  era il momento di fare quella scelta"

C: "Prima di parare un rigore, vale l'istinto?"

B: "Vale l'istinto sicuramente, poi vale anche la conoscenza dell'avversario che aiuta e anche un po' di strategia, che ci sta che un portiere possa fare una fiinta. Hai alcune carte, poche da giocare e devi giocartele bene"

C: "Torniamo alla Juve. Che ricordo ha dell'avvocato Agnelli?"

B: "Un bellissimo ricordo. Benché poi il dottor Umberto mi abbia comprato e abbia convinto mio padre. L'avvocato Agnelli lo incontrai la prima volto dopo un ventina di giorni dal mio arrivo a Torino. Ci convocò a Villar Perosa, a me Thuram e Nedved. Andammo là ed eravamo molto curiosi di conoscere questo personaggio. Mi fece sorridere perché la prima cosa che fece appena arrivammo fu chiedere a Thuram qualcosa su Milingo. Lui associò Thuram a Milingo e voleva sapere qualcosa di speciale. Lilian rise dicendo di non poterlo aiutare (ride, ndr)".

C: "Lapo è un grande tifoso suo"

B: "Grande tifoso della Juve e mio. Persona per bene che e stimo tanto, di grandi sentimenti e grandi idee. Geniale"

C: "Mi dica la verità. Mai stato sul punto di lasciare la Juve?"

B: "È capitato sì, un due volte. Quando non mi riconoscevo più in determinati valori e modi di esprimere la juventinità. Capivo che o io ero andato fuori rotta e dovevo ravvedermi o le cose non dovevano più coesistere. Invece anche lì il destino per mia fortuna ha fatto sì che tutto si ricomponesse".

C: "Come abbiamo visto dalle immagini lei si è trovato nella vicenda Calciopoli. Quanto le ha fatto male?"

B: "Non tanto, tantissimo. Perché sono stato per ben due volte gratuitamente infangato su un aspetto per me fondamentale, la lealtà sportiva. Su quello non transigo. Puoi dirmi che sono scarso, brutto, che non parlo bene l'italiano, ma dire che io non sono leale non lo accetto. Eer ben due volte è accaduto questo, e per ben due volte non ho visto nessuno alzare un dito per dire 'Buffon è 15 anni che lo conosciamo..." E questo un pochino mi è dispiaciuto. Solo dopo, quando hanno appurato, tutti hanno detto "No, ma Buffon non poteva farlo...".

C: "Andava fatto subito"

B: "Sì, sì. Ed è un coraggio che invece riconosco in me, perché io con qualcuno l'ho fatto, pagandone anche le conseguenze. Però conoscendo ed essendo sicuro della bontà di una certa persona e del valore che aveva io mi sono esposto, mentre invece altri han sempre taciuto e questo mi è dispiaciuto".

C: "Ha mai provato il doping?"

B: "Non penso (ride, ndr). Non ne ho mai avuto bisogno, però magari a 40 anni si può cominciare. Chiaramente è una battuta ed è una cosa che non è contemplabile".

C: "Da persona che segue moderatamente il calcio, ho molto stimato che tu abbia seguito la Juventus in Serie B combattendo come quando eravate in Serie A. Mi pare una cosa che testimonia carattere"

B: "Testimonia probabilmente carattere, testimonia un po' di follia e testimonia l'onestà di riconoscere un valore, la riconoscenza, perché io alla Juve devo tanto e  questo non me lo sono mai scordato. L'ho ripagata volentieri quando secondo me ne ha avuto bisogno e alla fine la vita mi ha ripagato"

C: "Il ricordo più bello e il più drammatico legato alla Juve..."

B: "Il più bello di tutto senza dubbio il primo di questi 6 scudetti. Perché dopo la B, due buoni anni ed essere caduti nell'inferno perché arrivavamo settimi e ottavi e non riuscivi più a raccapezzarti e a capire come mai la Juve aveva perso quella identità. Trovare questa vittoria è stato come trovare la chiusura di un cerchio, molto importante per uno come me e per gli altri che avevano fatto la scelta che ho fatto io. Il periodo più brutto non la B, ma gli anni in cui sono arrivati i settimi posti. Avevamo perso la nostra identità, la nostra anima. E per uno che aveva vissuto l'epopea juventina, ritrovarsi in una situazione simile era un qualcosa di soffocante".

C: "Andiamo avanti"

Parte un altro filmato che ripercorre la sua storia con Alena, la rottura e la nascita dell'amore con la D'Amico

C: Che effetto le ha fatto rivedere?

B: "Normale, perché sono cose ricordavo e le ho vissute con piacere".

C: "Con Alena è stato colpo di fulmine?"

B "Sì, ci conoscemmo se non sbaglio a un compleanno di Bobo Vieri e fu colpo di fulmine e iniziammo a frequentarci e abbiamo vissuto 10 anni insieme"

C: I figli come stanno? Li vede? Vengono allo stadio?

B: "Bene, sia Luis Thomas che David sono speciali. Li vedo più o meno due volte a settimana. Allo stadio vengono spesso e volentieri, anche con Alena"

C: "Alena per lei cos'è?"

B: "Una persona che ringrazierò sempre. Con lei ho passato 10 anni belli, me li ha dedicati come glieli ho dedicati io, penso. Poi abbiamo fatto due figli splendidi, educatissimi soprattutto per merito suo. Penso che alla fine come in tutte le cose c'è un dare e un ricevere. Io ho ricevuto tanto da lei, penso di aver dato tanto e poi basta".

C: "Lei è divorziato?"

B: "Sì, sono divorziato. Lei mi conosce da un'ora, ma penso abbia capito che di certe cose familiari non mi piace molto parlare di fronte a un pubblico troppo vasto". 

C: "Se ne faccia una ragione, parliamo anche della D'Amico..."

B: "Certo delle cose intime e delicate non mi va di parlarne, perché mi piace un ricordo bello di tutte le persone con cui avuto a che fare. E con Alena ho condiviso tanto"

C: "La fine di un amore incide sul rendimento in campo?"

B: "Non tanto la fine di un amore, ma la destabilizzazione psicologica"

C: "Riguardandosi indietro rifarebbe tutto?"

B: "Sì sì, assolutamente sì".

Altro video, con ritagli di giornale sulle polemiche che l'hanno coinvolto: dalla maglietta con 'Boia chi molla' alle accuse sul calcioscommesse e gli investimenti non sempre azzeccati. Poi le frasi dello stesso Buffon sulla depressione.

C: "Parliamone"

B: "Ce n'è da parlare, (ride, ndr)

C: "Guardando il filmato, ti guardavo con la coda dell'occhio, mi sono fatto l'idea che la cosa che ti ha fatto soffrire di più è stato il calcio scommesse".

B: "Sicuramente. Senza ombra di dubbio. Quelle lì sono state due vigliaccate mirate a uno sportivo e a un uomo che non se le meritava assolutissimamente. Difatti io sono amico di tutti e non porto rancore nei confronti di nessuno, però se dovessi rivedere certe persone un pochino mi innervosirei, sì".

C: "Lo posso capire, ma in quella situazione hai pensato di lasciare il calcio?"

B: "No, assolutamente no. Uno può pensare a quello nel momento in cui ha la coscienza sporca o sa di aver fatto qualcosa di sbagliato. Io in quella situazione lì sono stato punito da qualcuno e non ho idea di chi. Ed era qualcosa di estremamente volontario e mirato. Il primo caso nasce per la vicenda Juventus, il secondo caso nasce dopo che io in un intervista  il giorno prima attacco un modo secondo me di agire che non trovavo legittimo e giustificato nei confronti di alcuni giocatori che erano lì in Nazionale. E dal giorno dopo allora Buffon viene immediatamente aggredito. E questo è stato". 

C: "Poi ha comprato le azioni della Zucchi... Perché?"

B: "Diciamo che un certo tipo di finanza, chiamiamola così, borsa, la frequento da un 20-25 anni. Non dico che ne capisca, ma la conosco. E di conseguenza spesso e volentieri magari si possono fare degli investimenti alcuni giusti, alcuni sbagliati. In questo caso è stato sbagliato, però per dimostrare ulteriormente chi è Buffon e ritornare al discorso di base, ho rimesso tanti soldi, ma le racconto questa. Tre giorni fa era a Milano in un posto a fare merenda con i bimbi, mi si è avvicinato un operaio della Zucchi e mi ha detto "Buffon, el volevo solo dire grazie perché anche se so che l'investimento non è andato benissimo, noi abbiamo ancora il nostro posto di lavoro e l'azienda grazie ai suoi sforzi si è salvata". Perché la Zucchi non è fallita"

C: "Basta questo"

B: "Mi ha fatto piacere. Poi è chiaro che poteva andar meglio, però va bene così".

C: "Non contento poi ha continuato a fare l'imprenditore anche con la Carrarese, squadra della sua città".

B: "No, lì non ho fatto l'imprenditore. Lì ho voluto dare una mano gratuitamente alla squadra della mia città che era retrocessa in interregionale e era invisa da tutti. In quel momento c'era bisogno secondo me che un personaggio forte, un personaggio popolare si prendesse l'onere. E allora me la sono caricata sulle spalle per cinque anni da solo - a parte i primi due, primo anno e mezzo che avevo dei soci -, ma visto che a Carrara ci sono tanti benestanti, dopo tre, quattro anni che a fondo perduto davo un milione di euro per iscrivere la squadra in Lega Pro e per farle fare un campionato più o meno dignitoso ho detto che o qualcuno veniva a darmi una mano o sarei stato costretto a venderla. E l'ho venduta. Poi chi l'ha rilevata si vede era una persona non troppo specchiata e l'ha fatta fallire, però io ho fatto più di quello che dovevo fare, questo è poco ma sicuro". 

C: "Io vorrei farle una domanda. Mi colpisce che un campione come lei, amato eccetera, abbia conosciuto la depressione. Perché?"

B: "Perché secondo me ci sono degli snodi nella vita. Probabilmente nel momento in cui da giovane e superficiale stai entrando in una dimensione di uomo un po' più maturo, secondo me devi fare i conti con dei piccoli buchi neri che magari fino a quel momento non hai preso in considerazione. E quindi queste valutazioni probabilmente ti fanno cadere in un limbo e in un'apatia che può sfociare nella depressione".

C: "È  brutta la depressione"

B: "Molto, sì. Soprattutto per un carattere esuberante e gioioso come il mio. Cioè, il non riconoscersi penso sia la peggiore delle cose".

C: "Quanto è rimasto vittima di depressione?"

B: "Ho fatto più o meno un annetto".

C: "Anche poco, vuol dire che ha trovato una brava psicologa".

B: "No, ho trovato un buon modo di psicanalizzarmi".

C: "Cioè?"

B: "Cioè mi sono veramente imposto di trovare e darmi stimoli ulteriori oltre al calcio".

C: "E che ha fatto?"

B: "E quindi andavo a vedere mostre di pittura, mi sono affezionato e ho iniziato a seguire Chagall e tutta la sua vita..."

C: "È molto bello quello che sta dicendo".

B: "È molto bello perché realmente tu noti che proprio il tuo cervello si apre, si amplia, ed è qualcosa che ti fa stare bene anche nell'anima e aiuta tanto". 

C: "Cioè, capire che esiste un mondo anche molto bello al di là dei tuoi problemi, questo?"

B: "Sì, sicuramente. Poi chiaramente devi continuare a dare la priorità a quello che è il tuo mondo, a quella che è stata la tua fortuna ed è la responsabilità che hai, però devi cercare anche di crearti della alternative che possano allenare la tua mente, la tua curiosità e la tua voglia di crescere".

C: "Bello, ha fatto bene. Bella la cosa della pittura, lo consiglio a quanti sono incappati o sono adesso con un po' di depressione di fare così, darsi altri interessi. E meglio se un po' culturali, perché fanno bene dentro".

B: "Certo, lo spirito".

Altro filmato: Buffon e Ilaria D'amico.

C: "Dev'essere proprio bella questa storia con la D'Amico..."

B: "Sì, per come la posso valutare io e per quello che volevo io dalla vita e per come intendo i rapporti è un qualcosa di veramente speciale".

C: "Perché l'ho vista turbata per la prima volta vedendo queste immagini":

B: "No, turbato no".

C: "Turbato positivamente".

B: "Sono felice, perché come ho detto in un'intervista determinate scelte comportano anche inevitabili sofferenze, però hai sempre la speranza e la quasi certezza perché non si gioca più quando si ha a che fare con al vita degli altri, che la scelta che stai facendo è dettata da capisaldi irrinunciabili".

C: "Ma quando vi sposate?"

B: "Non abbiamo parlato (ride, ndr)"

C: "Non ne avete parlato? Avete un figlio!"

B: "Abbiamo un figlio e in questo momento siamo molto felicie e magari ci sarà anche tempo e spazio per una festa nostra".

C: "Lo decida adesso".

B: "Non posso deciderlo, non ne ho neanche parlato con lei, si figuri (ride, ndr). Noi condividiamo tutto e parliamo di tutto, questa è la cosa che mi piace di più del nostro rapporto"

C: "Potrebbe dirle 'Cara Ilaria, parliamone".

B: "Cara Ilaria, parliamone. Ma ne parleremo, come no. Quando hai tempo, Ila (ride, ndr)".

C: "Ah perché lei deve avere tempo?"

B: "Lo faccio per rendermi galante e farla sentire importante (ride, ndr)".

C: "Bella questa cosa. Cosa l'ha fatta innamorare di lei?"

B: "Diciamo che in quel momento vivevamo secondo me un rapporto simile con i rispettivi compagni e quindi probabilmente avevamo anche il fianco, rischiavamo di prestarlo un po' più facilmente, ecco. E devo dire che con lei ci siamo capiti, c'è stata un'intesa, un affetto, un bisogno di raccontarsi, di coccole enorme. E ogni volta che penso a lei o penso a noi sono felice".

C: "Lei ha detto una cosa molto bella, ha detto che Ilaria è la sua donna del per sempre".

B: "Non so se l'ho detto. Sicuramente io penso che Ilaria sia una donna speciale e secondo me il nostro rapporto è qualcosa di straordinario che va al di là. E proprio per questo immagino che ci sarà un'evoluzione in futuro e che durerà fino a quando al morte non ci separerà".

C: " E i rapporti tra Ilaria e la Seredova?"

B: "(ride, ndr) Devo dire la verità non sono molto a conoscenza dei loro rapporti, però spesso quando Luis o Dado sono con noi, se ci sono priorità o compiti da fare si interfacciano".

C: "Nel filmato lei ha detto che ama coccolarla quando capisce che qualcosa non gira. Un gesto carino".

B: "Molto, Ha la sensibilità di capire  di che cosa ho bisogno a seconda dei momenti"

C: "Cosa le ha regalato Ilaria per i suoi 40 anni?"

B: "Mi ha fatto un regalo bellissimo, un regalo veramente bellissimo. Oltre a una festa a sorpresa con tutti i miei amici più intimi che mi hanno emozionato".

C: "Pensiero carino. Quanto è carino vostro figlio".

B: "Sì, Leopoldo è veramente un bel bimbone e non lo dico perché sono di parte".

C: "Si vede. Andiamo avanti".

Altro filmato: il Buffon papà.

C: "Io le faccio i complimenti, lei deve essere proprio un bravo padre".

B: "Non lo so, io penso di essere sicuramente uno dei migliori amici che una persona può avere. Spero di essere un buon padre, però alla fine che tipo di padre sarà stato secondo me lo vedremo quando i miei figli saranno grandi e lo diranno loro". 

C: "Lei cosa si aspetta che facciano, quale si aspetta che sia il futuro dei suoi figli?"

B: "Io mi auguro che loro riescano a riconoscere la loro strada e la loro natura e si sveglino ogni giorno con un obiettivo. Poi quale esso sia non ne ho idea. Chiaramente vista la mia esperienza e quella della mia famiglia, se facessero sport sarei veramente felice perché è una palestra di vita e ti preserva da tantissime strade delicate".

C: "Ci ha pensato che potrebbero portarle una fidanzatina a casa?"

B: "Certo, ma anche una mamma della fidanzatina (ride, ndr). Non è che bisogna pensare solo alle rotture di scatole".

C: "Lo dica a Ilaria che portano le mamme delle fidanzatine".

B: "Queste cose qua le posso dire anche con Ilaria, perché si fa una grassa risata. Devo dire che quando porteranno una fidanzatina darà loro dei consigli, perché noi siamo un po' più navigati".

C: "Però sono tutti e tre molto carini, complimenti".

B: "La ringrazio".

C: "Andiamo all'ultimo filmato".

Vengono mostrati tanti auguri ricevuti da Buffon per i 40 anni, con alcune interviste di tifosi che manifestano tutto il loro affetto

C: "Quale augurio l'ha emozionata di più?"

B: "Dico la verità, io non sono molto social e di conseguenza seguo poco e alcune volte faccio anche delle figure barbine e da maleducato perché magari incontro le persone e non dico grazie. Questa volta però a differenza di tutte le altre volte ho risposot a tutti i messaggi che mi sono arrivati, uno per uno li ho presi e ho rispoto con grande piacere".

C: "Erano belli"

B: "Molto. Sono stati tutti veramente gentili e commoventi".

C: "Lei ha compiuto 40 anni, può dire quanti se ne sente veramente dentro?"

B: "Come testa me ne sento 40, nel senso che ho fatto un percorso che secondo me mi ha dato questo tipo di età corretta, che è quella anagrafica. Fisicamente ci sono giorni in cui mi sento un 20enne, altri un 30enne, a volte un 50enne, e quindi diciamo che la parte solida di me da un po' di anni a questa parte è la testa (ride, ndr)".

C: "Quando era più giovane avrebbe mai pensato che avrebbe giocato fino a 40 anni?"

B: "No, mai e poi mai. Soprattutto cominciando a 17 come ho cominciato io, non credevo di poter avere questo tipo di costanza e questo tipo di resilienza, perché poi ci sono stati alcuni momenti nei quali Buffon è stato dichiarato finito e tutti erano pronti per il funerale e poi si sono accorti che il morto non era morto ma si era solo addormentato. E questo è stato molto bello".

C: "Mi dica la verità. Io spero di no, ma comunque: smetterà?"

B: "Guardi, Maurizio, non posso dire delle bugie o creare false aspettative o false illusioni. La verità è che io mi devo incontrare con il presidente, col quale abbiamo questo patto fra gentiluomini che prima della fine del campionato, magari due mesi o tre prima, ci incontreremo, faremo il punto della situazione e a seconda di ciò che io magari avrà bisogno o la società avrà bisogno prenderemo la scelta definitiva".

C: "Io sono il presidente: che decisione prende?"

B: "No, ne dobbiamo parlare, Presidente! Non è che devo parlare solo io..."

C: "Ma io la vorrei trattenere!"

B: "Non sa chi sono io, per quello mi vuol trattenere (ride,ndr). La verità è che secondo me un giocatore non smetterebbe mai di giocare e alcune volte non ti rendi conto che probabilmente è arrivato il momento. Io ho talmente tanta fiducia nell'onestà intellettuale dei dirigenti della Juventus, del mio presidente e dei miei allenatori, che voglio loro mi dicano qual è la cosa migliore da fare. Nel senso, "Gigione siamo arrivati alla fine, andiamo a pensare a qualcos'altro" o se si vuole continuare. Sicuramente uno come me non si può dire non abbia entusiasmo nel giocare".

C: "No, sicuramente no. La ringrazio e mi auguro che rimanga".

B: "Speriamo, guardiamo"

C: "Alla prossima"

B: "Arrivederci"