L'ex Neto: "Alla Juve con l'intenzione di essere titolare. Buffon una leggenda. Ogni giorno s'impara qualcosa. Sogno il Mondiale"

Neto, portiere brasiliano ex Juventus, ora al Valencia, ha rilasciato una lunga intervista al portale spagnolo As. Ecco quanto tradotto da TuttoJuve.com. "Perché portiere? Perché mio padre lo era. Lui ha giocato in varie squadre in Brasile ed io volevo diventare un portiere a tutti i costi. Quand'ero piccolo indossava la maglia del mio papà, era grandissima, i suoi guanti. Il suo esempio - ha affermato - mi è stato da stimolo. Se non fosse stato per mio padre, mai sarei diventato un calciatore tantomeno un portiere. Ho sempre giocato in porta, fin dai tempi del barrio con i miei amici. Bambini brasiliani, attaccanti. Io son venuto al mondo per giocare portiere. Ricordi chiave della mia carriera? Quando avevo 15 anni inizia ad avere un problema perché ero basso. O perlomeno non ero alto come gli altri portieri della mia età. Tutti erano circa 185 cm, io non più di 170 cm. Tutti sappiamo che al calcio di oggi si può perdere un treno. Credo che io l'avrei perso se non fosse stato per l'Atlético Paraenense. Loro - ha dichiarato - ebbero fiducia in me. Mi sottoposero ad esami medici per capire la mia possibilità di crescita. E c'era. A loro devo molto. Ho giocato un solo anno lì? In prima squadra, nel 2010. All'Atlético Paraenense sono stato otto anni. Però l'ultima, quella in prima squadra, fu la più importante perchè mi chiamo la Seleçao e nel gennaio 2011 firmai per la Fiorentina, passando in Europa. Il debutto? Fu sfortunato, giocammo contro il Corinthians. Perdemmo e fui espulso. Avevo 19 anni. Il trasferimento in Europa? Ho notato molti cambi. Il calcio - ha spiegato - è molto differente tra Brasile ed Europa. La velocità del pallone, l'intensità degli allenamenti, il modo di giocare.... E' stata fondamentale la mia fase di adattamento al mio arrivo a gennaio. La Juve? Quando firmai con i bianconeri lo feci con l'intenzione di essere titolare. Di competere per quello.
Come ora con il Valencia. Ho sempre cercato il mio spazio ed alla Juve ho giocato poco, è questa la verità. Però Buffon già c'era. Cosa ho appreso lì? Alla Juve uno impara ogni giorno. Ho lavorato con persone molto, molto professionali. Buffon è una leggenda. Ha una personalità incredibile e tecnicamente non necessita di presentazioni. Mai ha perso il rispetto dei compagni e dei rivali. Cambiare forma di giocare per LaLiga? Il salto, in quanto a differenze, non lo vedo alto come quello dal Brasile all'Europa. Dall'Italia alla Spagna è una situazione pèiù tranquilla. Cambieranno alcune cose, chiaro, però una volta in europa, è tutto simile. Ho seguito LaLiga, mi piace - ha ammesso - il calcio spagnolo. Ho affrontato società iberiche, ho avuto compagni che hanno giocato nella Liga. Con quale compagno sto in stanza? Con Rodrigo. Però mi trovo bene con tutto il gruppo. Siamo motivati. Se ho parlato con Zaza prima di firmare? Con Simone siamo stati un anno insieme. Era una bella squadra, vincemmo Supercoppa, campionato e Coppa Italia. Simone è un bravo ragazzo. Però non ho parlato con lui, è stato tutto molto rapido. Tra l'altro sentivo dentro di me quello che stavo facendo, ero convinto e non necessitavo di mote informazioni per prendere questa decisione. Perché mi era tutto così chiaro? Perché sono reduce da due anni in cui ho giocato pochissimo ed a me piace giocare. Il valencia è un club storico. Quando mi hanno chiamato, ho sentito il cuore che voleva giocare qui. La prima chiamata? E' stato - ha sostenuto - tutto molto rapido. La prima telefonata l'ho ricevuta quando ero in vacanza, in Brasile. Era fine maggio, inizio giugno. Però l'importante è che mi hanno chiamato, mi dissero la loro intenzione di ingaggiarmi ed io non ho mai dubitato. La presenza di Marcelino chiave per il mio trasferimento? Ho seguito la sua carriera e dove ha allenato ha fatto bene. Stagione speciale quella pre Mondiale? Ti mentirei se dicessi che non penso a quello. E' chiaro che lo faccio. Da bambino ho sempre sognato di giocare un Mondiale con il Brasile, un paese innamorato del calcio. Però non puoi ottenere qualcosa senza lavorare".