L'Eco del giorno prima. - La maledizione di San Siro

24.09.2012 10:30 di  Andrea Buzzao  Twitter:    vedi letture
L'Eco del giorno prima. - La maledizione di San Siro
TuttoJuve.com
© foto di Andrea Ninni/Image Sport

 

Pochi giorni dopo la fine della terza giornata di campionato, le italiane si vestono eleganti e si preparano per le magiche notti europee. La prima è il Milan, reduce dalla sconfitta contro l’Atalanta, che si ritrova ad affrontare l’Anderlecht per la prima partita dei gironi di Champions League. Allegri, ricoperto di fantasmi buttatigli addosso dalla miriade di giornali che vuole il suo esonero, pur Galliani riconfermando la fiducia nei suoi confronti, non riesce far segnare il Milan, ma fortunatamente, neanche l’Anderlecht, e finisce 0 a 0. Fischi e critiche piovono dalle tribune di San Siro, ma a capo chino, Max se ne torna a casa e si prepara per il campionato. Per quanto la partita con l’Anderlecht sia stata una delusione, la partita che quasi tutta Italia aspettava di vedere era il nuovo esordio nell’Europa che conta della punta di diamante italiana, la Juventus, a Stamford Bridge, contro il Chelsea. In pochi minuti i blues sono subito avanti 2 a 0, ma il vigore e la forza della Vecchia Signora si concentrano nel solo ed unico Arturo Vidal, che zoppicante, accorcia le distanze, esulta, e rimane in campo per tutta la partita. Sarà poi un inaspettato Fabio Quagliarella a mettere la firma sul goal del pareggio definitivo. E’ la volta poi dell’Europa League, che porta anch’essa pareggi su pareggi; quello della Lazio con il Tottenham a White Hart Lane, quello dell’Udinese con l’Anzhi, quello dell’Inter con il Rubin Kazan, e la vittoria per 4 a 0 del Napoli sull’AIK.

La quarta giornata inizia con Parma – Fiorentina; i viola applicano un lieve turn-over in vista della sfida di martedì in casa contro la Juventus, e lasciano fuori Ljajic, inserendo Seferovic. Dopo venti minuti di partita che sembrano un riscaldamento allungato, Roncaglia decide di sbloccare il risultato, e con un missile da fuori che neanche Luis Armstrong, fa la ceretta alle mani di Mirante e gonfia la rete. Così Montella canta la ninna-nanna ai suoi ragazzi che fanno cadere la partita in un sonno profondo, finchè, senza quasi accorgersene, finiscono negli spogliatoi. Iniziato il secondo tempo, il Parma sembra già un po’ più pimpante, talmente tanto che Valdes ha dal dischetto l’occasione per pareggiare, ma decide di rimandare alla prossima volta. Stevan Jovetic, oramai idolo indiscusso della curva Fiesole e di tutta Firenze, è arrivato allo stadio come un uomo d’affari che prima di entrare a lavoro passa dal suo bar preferito e con una semplicità allarmante chiede: “Il solito”. Il montenegrino ha l’occasione per timbrare puntuale il cartellino, ma da fermo gli sarà sembrato troppo facile, e anche lui sbaglia il rigore. Al terzo minuto di recupero dopo lo scadere dei novanta minuti, l’arbitro fischia ancora, Valdes si riprende il pallone, va al dischetto, segna il goal del pari e se ne va. Montella all’uscita ha dichiarato: “Non guarderò la Juve, siamo in pullman”, forse quasi nessuno s’è accorto del seguito “…fortuna che c’avemo la radio”. E’ 1 a 1.
Il sabato sera è poi il turno della Juventus, che dopo aver pareggiato con il Chelsea, torna nello Juventus Stadium per sfatare il tabù Chievo Verona. Detto fatto, dopo Londra Quagliarella si riscopre fenomeno, quasi quanto Sorrentino che punta al Pallone d’Oro dopo una partita come quella che ha fatto a Torino. I bianconeri dominano, come sempre, continuano a dominare, ad assediare, a correre, a metterci la solita ferocia e classe in ogni singola azione. Il portiere clivense è da solo contro undici, para, respinge, ribatte e prende soltanto due goal, entrambi dell’attaccante di Castellammare di Stabia in tre minuti, con il primo in rovesciata che si prende la palma d’oro per il miglior goal della quarta giornata.
Per l’anticipo del pranzo domenicale sono Sampdoria e Torino a sfidarsi al Marassi di Genova. I blucerchiati di Ciro Ferrara inizialmente dominano la partita, finché il Torino non si guadagna un calcio di rigore che Rolando Bianchi realizza. A quel punto, sono i granata ad assediare la Sampdoria, ma con un guizzo Eder sguscia in area e viene atterrato da Glik, ancora rigore. Pozzi va al tiro e lo realizza. E’ stata una partita perlopiù condizionata dalla cattiveria fisica e agonistica messa in campo dalle due squadre, ma da segnalare è l’orrendo intervento di Meggiorini ai danni di Marcelo Estigarribia. Il paraguaiano si era liberato di un difensore ed era pronto a lanciarsi in area di rigore, quando l’attaccante del Torino, come neanche un famoso personaggio della Nintendo o un lottatore di wrestling, gli si avventa contro con una foga bestiale e lo atterra mozzandogli il respiro. E’ 1 a 1.
Gasperini, nuovo allenatore del Palermo, è chiamato all’esame Atalanta, anche perché sa bene che una sconfitta su una partita potrebbe costargli la panchina, ed è infatti già in dubbio. La partita è equilibrata, con sconvolgimenti di fronte da un lato e dall’altro, ma alla fine l’Atalanta riesce ad avere la meglio grazie ad un goal di Raimondi all’88. E’ 1 a 0.
Stroppa, invece, si porta i ragazzi del Pescara a Bologna, contro un Pioli che nelle prime uscite di campionato ha basato la squadra sul solo Alessandro Diamanti. E così è infatti, Diamanti sguscia in area e serve Gilardino, che dopo pochi minuti segna l’uno a zero. E’ Quintero, il piccolo gioiello chiamato in Abruzzo a sostituire Verratti, che segna il goal del pari con una straordinaria punizione col mancino. Nel secondo tempo Diamanti sbaglia un rigore che aveva provocato l’espulsione di Perin, e il Pescara riesce a portare a casa il primo punto da neopromossa. E’ 1 a 1.
Il Napoli affronta invece il Catania di Maran nell’incubo del Massimino, dove difficilmente Mazzarri riesce a vincere. Pronti, partiti, dopo due minuti, Alvarez del Catania viene espulso e i partenopei si trovano subito in superiorità numerica. Ma non succede nulla. Il Napoli attacca debolmente, il Catania fa la partita che può fare in dieci, e alla fine quasi riesce a vincere con un palo colpito dal Papu Gomez. Finisce 0 a 0, Walter Mazzarri dichiara: “L’espulsione ha condizionato più noi che loro”. Quando non si ha di che lamentarsi, si finisce per delirare, avrà pensato il giornalista che gli reggeva il microfono.
Ci spostiamo quindi a San Siro, dove le squadre di casa ancora non sono riuscite a vincere, mai. L’Inter deve affrontare il Siena di Serse Cosmi, affamato di punti e voglioso di togliere il meno accanto al punteggio della classifica. La partita si conclude 2 a 0 con goal di Vergassola e Valiani rispettivamente al 71’ e al 90’, e un’altra squadra compie l’impresa, e ancora una volta i fischi fanno da colonna sonora. Ha ragione Stramaccioni ad arrabbiarsi sentendosi definire l’Inter “provinciale”; le provinciali non perdono così.
Le tragedie eravamo abituati a saperle greche, non milanesi. Ma ecco che la serie A non ci delude mai e introduce un nuovo genere teatrale a Udine: “La tragedia della Madunina”. Al Friuli, Di Natale e i suoi affrontano il Milan di Allegri, per quanto ancor non si sa, e passano subito in vantaggio al 40esimo con Ranegie, che, favorito da un volo pindarico di Abbiati, uscito a prender non si sa cosa, schiaccia la palla di testa e fa 1 a 0. Ma il giorno prima Stephan El Sharaawy aveva ben visionato la partita della Fiorentina, guardando con attenzione il goal di Roncaglia. Da fuori area, il piccolo faraone, apparso fino a quel momento non proprio in forma, sfodera un meraviglioso tiro a giro, potente, che si insacca alle spalle dell’incolpevole Brkic.  Così il Milan vede il faro della speranza, attacca con tutte le sue forze, ma si scopre troppo, e l’Udinese arriva in area di rigore, conquistando il tiro dal dischetto che costa al Milan la doppia ammonizione di Zapata. Di Natale realizza il 2 a 1, ma il Milan, anche se in inferiorità numerica, non si arrende e continua ad attaccare. Il colpo di grazia lo da l’arbitro che concede la seconda ammonizione a Boateng e lascia il rossoneri in 9. Incapaci di reagire, gli uomini di Allegri si devono arrendere e tornano a casa senza punti. 2 a 1.
E veniamo quindi allo Champagne di Zeman, che lo spettacolo ce lo riserva comunque anche non giocando. Ricapitoliamo, lo stadio di Quartu, “Is Arenas”, dove il Cagliari è costretto a giocare poiché il Sant’Elia è stato dichiarato inagibile, non è ancora dotato di tribune complete, ed è quindi anch’esso bollato come “inagibile”. Si era quindi deciso per una partita a porte chiuse, cosa che evidentemente non ha soddisfatto il patron del Cagliari, Massimo Cellino, che con un comunicato ufficiale della società ha egualmente invitato i tifosi a venire allo stadio, non considerando minimamente la pericolosità della cosa. Il prefetto, così, è stato costretto a rinviare la partita a data da definirsi (è probabile che vi sia una vittoria per la Roma a tavolino).
Fortunatamente, di pagine se ne scrivono di brutte, ma anche di belle. La Lazio di Vladimir Petkovic è l’ultima squadra a giocare, insieme al Genoa di De Canio, nel posticipo di Domenica sera all’Olimpico di Roma. Petkovic si conferma un allenatore votato ad una tattica principalmente offensiva, e da subito la Lazio si trova costantemente proiettata in area di rigore del Genoa, con sbalzi di pressione considerevoli del povero Frey. Ma è evidente che il reparto offensivo soffre della mancanza del suo più grande leader, Miroslav Klose, in panchina per tenerlo a riposo dopo i 90 minuti contro il Tottenham. Forse Petkovic decide di mandarlo in campo troppo tardi, fatto sta che la partita si sblocca solamente al 79’, con Borriello, vecchio cuore romanista, che trafigge Marchetti e chiude la partita dopo un dominio totale biancoceleste.
Signori e signori, la quarta giornata è finita, l’Eco del giorno prima ritornerà per il primo turno infrasettimanale, alla prossima!