FINO ALLA FINE....

La Juve e il Milan, il Milan e la Juve. La “Vecchia Signora” quest’anno sta bruciando le tappe che conducono al binario del successo. Dopo le cocenti delusioni del recente passato, Conte in estate ha strappato i migliori arbusti e ha rinfocolato lo “Juventus Stadium”, nuovo camino in casa bianconera. A dispetto delle passate stagioni ancore ben vivide nella memoria dei tifosi, quest’anno la Juventus è in finale di Coppa Italia, mentre in campionato ha una sola squadra davanti, probabilmente la più forte. E se da un lato, comunque vada a finire la lotta tra il talento e lo spirito di sacrificio – contrasto che rispecchia perfettamente le caratteristiche delle due antagoniste, affascinante quanto i più surreali della vita, come quello tra la scienza e la natura –, i pro sono sicuramente superiori ai contro; dall’altro il tifoso non può, ripensando ad ogni singola partita stagionale, non avere un pizzico di rammarico per come sono andate le cose durante la stagione: per gli arbitraggi che hanno penalizzato la Juventus durante il campionato (eppure quanto scalpore hanno creato i media per il gol non convalidato a Muntari: una goccia d’acqua in un oceano di petrolio) e per aver “buttato” parecchi punti durante la stagione: Siena, Chievo, Genoa, Cagliari (per dirne qualcuna), sono solo alcune delle squadre al cospetto delle quali i bianconeri di Conte hanno raccolto molto meno di quanto seminato nell’arco del match. Più del settanta per cento di possesso palla, decine di corner in favore contro zero per gli avversari, eppure la palla che non vuole finire dentro. Sfortuna? In parte. Mancanza di cinismo? A volte. Mancanza di un attaccante di razza? Probabile. Ma, se da un lato riguardando queste partite mi viene una forte nostalgia per quell’attaccante franco-argentino che ben presto la Juve celebrerà per quanto ha scritto, durante la sua carriera, nelle pagine di storia bianconere, dall’altro mi domando, quanto la stessa punta avrebbe potuto adattarsi al calcio che pratica il mister: nessuno deve stare fermo e aspettare la palla tra i piedi, le punte devono essere ondivaghe e non dare punti di riferimento agli avversari, il movimento senza palla è fondamentale, così come la fase di pressing che deve cominciare proprio dall’attacco. Ergo, forse va bene così. Forse l’attaccante attualmente ideale per il gioco praticato dai bianconeri sarebbe una punta con diverse caratteristiche rispetto a quelle che aveva Trezeguet – implacabile bomber d’area – ma egualmente letale per le difese avversarie; un attaccante che ci apprestiamo ad affrontare domenica e che in passato ci ha castigato con una tripletta: Edinson Cavani. Se davvero la società facesse, con un grande sforzo, questo regalo al mister e ai tifosi strappandolo dalla corte di De Laurentiis, penso che, assieme ad un altro paio di innesti, colmerebbe il gap qualitativo con i rossoneri che nell’attuale stagione la Juventus riesce in parte a ridurre con cuore, gambe e polmoni.
Vincere lo scudetto è davvero difficile, ammettiamolo. I quattro punti di vantaggio non sono facilmente colmabili. In primis perché è difficile aspettarsi un calo da questo Milan: la squadra di Allegri ha dimostrato quanto non voglia cedere, riuscendo benissimo col suo organico a gestire la fatica e la pressione della corsa Scudetto e della Champions League; la buona prestazione contro la Roma, seppur con una vittoria impacchettata col fiocco dalla difesa giallorossa, non ha impedito ai diavoli rossoneri di fare impattare (su un terreno di gioco indecente) il Barcelona in un pareggio a reti bianche, lasciando intatte le speranze di un passaggio del turno nella gara di ritorno. In secundis, perché il calendario sorride più al Milan che alla Juve.
Il Milan è forte, questo l’abbiamo chiarito più volte. Tuttavia, se è vero che la fortuna aiuta gli audaci, quest’anno non sta andando proprio così: la Juventus in campo è molto più audace dei rossoneri, eppure la fortuna spesso le ha voltato le spalle e abbracciato Ibrahimovic e compagni.
E non c’è niente da fare, questa è una componente che da sempre il Milan ha avuto nel suo DNA, specie in Champions.
All’inizio del girone di ritorno, il Milan era in una crisi nera di gioco e di risultati. Dopo la sconfitta con la Lazio e il pareggio in casa col Napoli, si apprestava a giocare al Friuli contro l’Udinese di Guidolin che fino a quel momento non solo era imbattuta, ma un vero rullo compressore tra le mura amiche: Se l’Udinese avesse vinto quella gara per tre a zero nessuno avrebbe detto nulla. Invece, Di Natale e compagni si “mangiano” il raddoppio decine di volte, nell’ultimo quarto d’ora il Milan “ruba” due gol in contropiede e vince la partita: questo è il calcio. E probabilmente quella gara è stata il crocevia della stagione dei rossoneri: una sconfitta li avrebbe affondati, più nel morale che in classifica e inconsciamente li avrebbe indotti a mollare le redini. Quella vittoria, invece, creò convinzione e portò il morale alle stelle. Da quel giorno il Milan non perde più un colpo.
Se pensiamo all’ultima sfida contro la Roma la storia per certi versi si ripete: il Milan gioca meglio, ma la Roma si porta in vantaggio e poi butta via il raddoppio con Totti (e la sua mania dei “cucchiai”). Dopo il pareggio su calcio di rigore preceduto da un netto fallo di El Shaarawy su Heinze, non visto da Mazzoleni, il Milan si va sgonfiando e la partita va in stallo per la fatica di entrambe le contendenti. Eppure un rinvio del tutto innocuo dalle retrovie, viene trasformato da Kjaer e dalla difesa giallorossa in una sagra degli orrori che regala allo svedese la doppietta e al Milan i tre punti.
Di errori così grossolani o ingenuità le altre squadre contro la Juventus non ne hanno mai fatti, anzi giocano tutti la partita perfetta. Ma va bene così. Del resto il Presidente Andrea Agnelli l’aveva detto: contro tutto e tutti. Anche contro la fortuna dei rossoneri, la Juventus non mollerà la rincorsa neanche di un centimetro.
Se la gara di Udine lo è stato per il Milan, le prossime due gare saranno il crocevia dei bianconeri e dopo Napoli e Palermo potremo sapere di più: se il sogno sfumerà, o se può davvero diventare realtà.
Noi, intanto, tutti uniti facendo cerchio attorno alla squadra, dobbiamo continuare a crederci. Fino alla fine.