David Trezeguet: "Giocare alla Juve è stata la cosa più bella che mi sia successa. Ho conosciuto il calcio vero e dei campioni straordinari"

L'ex attaccante bianconero David Trezeguet, meglio noto come Trezegol per via appunto dei tantissimi gol segnati: per l'esattezza 123 che lo classificano come il miglior marcatore straniero della storia bianconera, si racconta in una lunga intervista a Fifa.com e non risparmia parole d'amore nei confronti della sua ex squadra. Ecco quanto evidenziato da TuttoJuve.com:
FIFA.com: ora che sei tornato in Argentina, come diresti che si differenzia dal gioco europeo?
È completamente diverso, in ogni modo. In termini di base e di organizzazione, qui bisogna ancora migliorare. Ed è vero che in Europa il gioco è molto più dinamico, veloce e tattico in termini calcistici. Il Calcio argentino è sicuramente più tecnico ma ha un ritmo più lento, anche a causa delle condizioni del campo in cui si gioca. Detto questo, la principale differenza sta nelle qualità che i giocatori sudamericani hanno e questo è molto importante.
I giovani calciatori argentini di oggi sono diversi da quelli della tua generazione?
Sì certo. Ma non solo per una questione generazionale è il calcio stesso ad essere cambiato. Oggi le squadre hanno a disposizione un sacco di ragazzi giovani che in breve tempo trovano spazio, senza che abbiano acquisito grosse esperienze e questo con il tempo può rivelarsi un fattore positivo ma anche negativo, a seconda del giocatore.
Dopo il breve periodo in Emirati Arabi Uniti, alcuni si sono sorpresi nel vederti giocare nel River Plate...
La mia intenzione era di rimanere negli Emirati, ma più tardi, a causa di varie circostanze, ho capito che non avevo fatto la scelta giusta. E poi mi è stata fatta questa proposta che io ho ritenuto interessante ed ho accettato. Qui vivono il calcio con molta passione e siccome ho lasciato l'Argentina quando ero piccolo, ho voluto riassaporare questi valori. Questa esperienza mi ha dato tante motivazioni, ha rappresentato un passo importante nella mia carriera: un'esperienza unica.
Il tuo papà è tifoso del Boca Juniors, come sei finito al River?
Vero, nella mia famiglia si tifa un po' di tutto. Il River, rispetto al Boca,mi ha conquistato perché avevano tutte le qualità che ho ammirato fin da quando ero piccolo: il gioco elegante e sapiente. Sono cresciuto nell'epoca di Francescoli susseguita dalla nuova generazione composta da Almeyda, Salas, Gallardo e Crespo, che è stata la squadra che ho ammirato di più. Successivamente sono stato fortunato a giocare con Gallardo a Monaco e Marcelo Salas alla Juventus. Erano come eroi per me!
All'età di 35 e con tanti successi ottenuti, che cosa ti spinge a giocare ancora?
Quasi la metà della squadra del River è composta da ragazzi con età compresa tra 20 e 22 anni. Abbiamo una squadra molto giovane e io so di rappresentare per loro un punto fermo. La mia esperienza è fondamentale per poter dare loro consigli in modo che presto possa esserci una mentalità positiva e vincente cosi da poter puntare ad obiettivi più grandi. Quando vedrò dei miglioramenti di crescita mi farò da parte e lascerò spazio a loro.
E in termini statistici... a quale obiettivo ambisci?
Vorrei centrare un bersaglio che sono molto vicino a raggiungere: il mio trecentesimo gol da professionista. E mi piacerebbe farlo indossando la maglia del River Plate. Sarebbe davvero significativo e il culmine di una carriera professionale, durante la quale ho avuto la fortuna e l'opportunità di vincere quasi tutto.
Pensi di aver giocato il miglior calcio in Italia?
In Italia ho trascorso la maggior parte della mia carriera, essendo stato alla Juventus per dieci anni: la cosa più bella che mi sia successa. Alla Juventus ho avuto la possibilità di conoscere il calcio vero e di farlo in un club ambizioso con giocatori ambiziosi. Ho avuto la possibilità di giocare con tre Palloni d'oro come Zidane, Cannavaro e Nedved così come la fortuna di conoscere artisti del calibro di Emerson, Del Piero, Ibrahimovic,Thuram e Vieira: giocatori straordinari, che, oltre ad essere dei campioni, avevano sempre un forte desiderio di vincere titoli e l'ambizione è fondamentale se vuoi raggiungere grandi obiettivi.
Nella finale Mondiale del 2006 hai sbagliato il rigore. Gigi Buffon, tuo amico di squadra alla Juve, ha influito?
Niente affatto. Questo è il genere di cosa che potrebbe dire la stampa, ma che non ha nulla a che fare con la realtà. Ogni rigore, anche se tu conosci l'avversario, è una scommessa. Prova evidente che Buffon nonostante mi conoscesse bene si è lanciato dalla parte sbagliata. Ogni rigore ha la sua storia e il fatto che lui era un compagno di squadra non ha fatto alcuna differenza.
Didier Deschamps farà bene al timone della Francia?
Si, penso che farà bene. E' un buon allenatore che vede il gioco nel modo giusto. Speriamo che la Francia riesca a qualificarsi per la prossima Coppa del Mondo.
Infine, David, sei preoccupato di ciò che sarà la tua vita dopo che avrai appeso le scarpette al chiodo?
No, non mi spaventa affatto. Quando capirò che è arrivato il momento di smettere lo farò serenamente. Per il momento sono ancora felice di giocare.