Dal campo agli spalti, troppi pavoni e pochi leoni: sveglia!

La maglia va sudata, così come la sciarpa. Troppo imborghesimento, dentro e fuori dal campo. Siamo indubbiamente la squadra più forte, ma occorre dimostrarlo coi fatti, non a parole.
02.12.2019 11:15 di  Enrico Danna   vedi letture
Dal campo agli spalti, troppi pavoni e pochi leoni: sveglia!
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Che ci fosse qualcosa che non andasse era chiaro, anche se i numeri e la prima posizione in classifica, avevano probabilmente offuscato la vista di molti (più del dovuto). Ora che la squadra è stata superata in classifica, nonostante i numeri stagionali siano sempre importanti, è bene fare alcune considerazioni a tutto tondo su questo primo periodo della stagione. Ribadiamo: 11 vittorie e 3 pareggi in campionato, 4 vittorie e un pareggio in Champions sono numeri estremamente positivi. Però, ci sono evidenti lacune, nell'atteggiamento e nel gioco (questa non vuole essere una critica diretta verso nessuno in particolare).

Ronaldo, Dybala e Higuain, in campionato, hanno segnato complessivamente meno gol del solo Ciro Immobile e del duo Lautaro-Lukaku. Considerando la qualità dei tre giocatori bianconeri, pare alquanto strano dover riflettere su questo dato. Dove sta il problema? Nel gioco? Nella mancanza di cattiveria? Nella sfortuna? Cos'altro? Potrebbe essere utile focalizzare l'attenzione sul settore nevralgico del gioco, ovvero il centrocampo. Se la squadra non gira lì in mezzo, non gira per nulla. Sono ormai anni, ovvero dalle cessioni di Vidal e Pogba che, per un motivo o per l'altro, la Juventus mostra lacune in questo settore; carenze che in Italia non sono state condizionanti ma che, in Europa, lo sono state eccome. Anche quest'anno, con questo centrocampo, difficilmente in Champions si potrà andare lontano. Tra giocatori tecnicamente bravi ma discontinui (Pjanic e Bentancur), giocatori dalla muscolatura fragile (Khedira, Ramsey), giocatori dalle indubbie qualità agonistiche ma dai piedi non proprio eccelsi (Matuidi) e giocatori difficili da valutare per svariati motivi (Can e Rabiot), risulta arduo riuscire a delineare un centrocampo in grado di competere con le migliori squadre europee. E, anche in Italia, si fa più fatica del previsto.

Se i risultati hanno spesso mascherato i problemi, è bene invece porre questi ultimi in risalto, soprattutto dopo l'ennesima prestazione incomprensibile, contro una squadra nettamente inferiore: questa volta, la fortuna o la giocata del singolo non sono intervenute in nostro soccorso. Non può sempre andare bene. È evidente come ci sia un problema di approccio alle gare, una sorta di narcisismo patologico che spesso porta i nostri giocatori a specchiarsi nella presunzione di essere i più forti dimenticandosi che per essere vero, ciò deve essere dimostrato sul campo. È però decisamente grave che anche Sarri parli di possibile carenza di motivazioni dopo tante vittorie. Anche perché, spetterebbe al tecnico, cercare di motivare al meglio i calciatori. O no? C'è una domanda che da diverso tempo vorrei porre non all'allenatore attuale, ma a qualcuno dei senatori: perché la Juve, contro squadre decisamente inferiori, non riesce ad entrare in campo per “ammazzare” l'incontro già nel primo tempo, aggredendo gli avversari sin dall'inizio? Su 14 partite di campionato, tranne qualche rara eccezione, non si è mai arrivati ai minuti finali dell'incontro con la certezza di aver messo in cascina il risultato. A livello di prestazioni, poi, siamo rimasti a San Siro: forse che la vittoria in casa dell'Inter ha fatto credere che si potesse portare a casa lo scudetto facilmente? In tal caso, è meglio che qualcuno dei senatori spieghi ai compagni cosa può dare, a livello di motivazioni, un allenatore come Conte all'Inter.

Non è un dramma essere oggi secondi in classifica; è un “dramma” sentire che mancano le motivazioni cullandosi forse troppo sull'assioma che la squadra che sta davanti, adesso, sia comunque inferiore (solo sulla carta, oggi) alla Juventus. Questo schiaffo rimediato dal Sassuolo (perché il pareggio odierno equivale ad una sconfitta) deve essere utilizzato per risvegliarsi dal torpore nel quale si è caduti da un paio di mesi a questa parte. Ovviamente il tutto vale anche per i tifosi, perché se la squadra dimostra supponenza e presunzione, buona parte della tifoseria ne dimostra anche di più. Quello che era lo Stadium, ovvero un catino ribollente, ora è una residenza per anziani. Forse pensare un po' meno al business e dare più spazio alla passione, potrebbe aiutare, perché questa squadra ha bisogno, soprattutto nei momenti di indolenza e torpore, di cuore, anima e cori (non di fischi o silenzio). Chi deve e può, ci faccia un pensierino. In ogni caso, un bagno di umiltà, per tutti, non può che far bene. Fino alla fine.