BREMER LO SCUDO CONTRO TUTTO

11.09.2025 09:05 di  Massimo Pavan  Twitter:    vedi letture
BREMER LO SCUDO CONTRO TUTTO
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Gleison Bremer è lo scudo che la Juventus deve avere per provare ad ottenere il terzo clean sheet della stagione contro l'Inter, i bianconeri ci provano, lo scorso anno si fermarono dopo due successi consecutivi pareggiando le successiva tre gare contro Roma, Empoli e Napoli, due su tre in casa. Quest'anno la squadra è partita allo stesso modo, molto bene, non prendendo gol ma segnando meno, lo scorso anno erano sei gol in due partite, quest'anno tre.

Lo scudo, però è sempre lo stesso, Gleison Bremer, il difensore che è mancato di più nella scorsa stagione e che potrebbe aiutare più di tutti per cambiarla quest'anno.

Bremer ha parlato di questo ai microfoni bianconeri.

La fascia da vice-capitano della Juventus: "Orgoglioso di questo traguardo, ma l’impegno resta lo stesso"

"Il mister mi ha detto che sono il vice-capitano, ed è un riconoscimento che mi rende molto orgoglioso. È un traguardo importante nella mia carriera, ma sinceramente per me cambia poco: con o senza fascia, ogni partita è una battaglia. Alla Juventus devi lottare su ogni pallone per vincere. La maglia impone dedizione, mentalità e spirito vincente".

Spirito da guerriero e riservatezza: "Mi piace il mood, ma senza esagerare"

"Sì, mi piace lo spirito da guerriero, ma tutto va fatto con equilibrio. Il troppo non va mai bene. Io sono una persona riservata, mi piace parlare ma non troppo. Non amo espormi, preferisco stare defilato e lavorare in silenzio".

Italia, un sogno per i sudamericani: "Qui si vive bene, meglio che in Inghilterra"

"Italia e Spagna sono i paesi ideali per noi sudamericani. Si mangia bene, c'è il mare, la qualità della vita è alta. A differenza dell’Inghilterra, qui si sta davvero bene".

Il fascino del calcio italiano: "Da bambino guardavo la Serie A, era come la Premier oggi"

"Quando ero piccolo, la Serie A era un sogno. Passavano sempre le azioni della Juventus, della Sampdoria, i gol di Ronaldo, Cafu, Adriano. I migliori brasiliani giocavano in Italia. È sempre stato un campionato affascinante".

Torino, la nuova casa: "Diversa dal Brasile, ma ora è parte di me"

"Vivo a Torino da otto anni. All’inizio è stato tutto molto strano: le case, la cultura, il clima. L’estate mi sembrava familiare, ma l’inverno è stato uno shock. Col tempo, però, mi sono adattato. Ho imparato la lingua, ho capito cosa significava giocare in un club come il Torino prima, e ora nella Juventus".

Preparazione fisica: "Alla Juve è un altro sport: ogni tre giorni si gioca"

"La preparazione fisica qui è fondamentale. Alla Juventus si gioca ogni tre giorni, quindi serve più forza, più attenzione alla dieta, al sonno, al recupero. Al Torino avevi una settimana per prepararti, qui ogni dettaglio conta. Ogni anno devi crescere, altrimenti il livello scende".

Il numero 3: "Un simbolo. L’ho chiesto a Chiellini"

"Ho sempre voluto il numero 3. Quando sono arrivato alla Juve, ho chiamato Chiellini per chiedergli il permesso di indossare la sua maglia. Lui mi ha detto di prenderla senza problemi. Ma per me il numero ha un significato simbolico: voglio meritarmelo ogni giorno, come voglio meritare la maglia della Juventus".

L'infortunio: "Mi ha insegnato tanto. Ora affronto ogni giorno con mentalità vincente"

"All’inizio ero arrabbiato: era l’inizio della stagione e non è stato semplice. Poi ho capito che dovevo reagire nel modo giusto. Ho imparato tanto: l’allenamento è come la partita. I grandi atleti hanno una mentalità vincente, e io voglio essere così. La mia famiglia mi ha aiutato tanto, soprattutto nei momenti difficili".

Openda e l'infortunio: "Mi ha chiesto scusa, fa parte del gioco"

"Dopo la partita mi ha scritto per chiedermi scusa. È stato un episodio, può capitare. Non porto rancore: capita, fa parte del calcio. Quando lo vedrò, sarà normale parlarsi".

Su Igor Tudor: "Essendo ex difensore ci aiuta molto. Vogliamo crescere tutti insieme"

"Tudor ci aiuta molto con il lavoro difensivo. È stato un difensore e conosce bene il ruolo. Siamo un bel gruppo, vogliamo imparare e crescere, e questa è la base giusta per migliorare".

Leadership silenziosa: "Parlo poco, ma voglio essere d’esempio"

"Mi sento un leader, ma non sono uno che parla tanto fuori dal campo. Mi piace che gli altri vedano quello che faccio, e voglio essere un esempio. In squadra ci sono altri leader come Gatti, Vlahovic e Locatelli. Siamo un gruppo giovane, e voglio dare il mio contributo".

Poche parole ma concetti chiari, bisogna essere leader, bisogna vincere con questo muro.

@pavanmassimo YT TASTIERA VELENOSA