BERNARDESCHI: "Alla Juventus sono diventato un uomo. Qui si possono realizzare tutti i sogni"

15.06.2019 16:34 di Camillo Demichelis Twitter:    vedi letture
BERNARDESCHI: "Alla Juventus sono diventato un uomo. Qui si possono realizzare tutti i sogni"
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Federico Bernardeschi ha parlato di molti argomenti su Fashion Illustrated. Ecco quanto evidenziato da TuttoJuve.com: "Alla Juventus sono diventato un uomo che cerca di imparare e di migliorare ogni giorno. La passione per il calcio è innata. Mi raccontano che a tre anni, quando neanche sapevo cosa fosse un pallone, già gli correvo dietro. Un amore a prima vista. Ho capito poi cosa fosse davvero. Mi sono innamorato del calcio e oggi mi posso ritenere un uomo fortunato perché il mio lavoro è la mia più grande passione e il mio divertimento. La passione per la moda? Nasce molto dopo, naturalmente. Anche se, già da piccolo, mia madre mi racconta che, quando si andava a comprare i vestiti, se non mi piaceva qualcosa non c’era verso di farmela indossare. Dovevo sempre e comunque scegliere io. Piano piano mi sono sempre più informato, ho cominciato ad approfondire, ho formato il mio gusto e ho creato il mio".

Sulla sua carriera: "Il rapporto con la città di Carrara? A otto anni facevo avanti e indietro per allenarmi nelle giovanili dell’Empoli quasi tutti i giorni. Ho fatto parecchi sacri ci e ne hanno fatti tanti soprattutto i miei genitori. Io lo vedevo come un divertimento, ma erano comunque tante ore di viaggio. A dieci anni sono passato alla Fiorentina, poi sono arrivati i pulmini e i treni, è stato un percorso graduale e naturale che mi ha portato a 16 anni a trasferirmi a Firenze. É stato un percorso faticoso, certamente, mi ha fortificato, ma per diventare un calciatore di livello e raggiungere quello che era il mio sogno non c’erano molte altre strade, dovevo uscire da Carrara. L’ho fatto volentieri, ho avuto il supporto di Società importanti e oggi gioco nella Juventus, che è il massimo, quindi direi che ne è valsa la pena".

Sui sacrifici: "Il rapporto con i coetanei? Ho fatto tante rinunce. Quando vedevo i miei amici uscire, andare a ballare, a divertirsi, io spesso non potevo perché avevo la partita il giorno dopo. Sono piccoli sacrifici rispetto a quelli che fanno molte persone, però a quell’età sono cose che pesano. Ero totalmente concentrato sul mio percorso, per cui in realtà non mi interessava molto il resto. Il mio unico pensiero era quello di realizzare il mio sogno. Quando metti totalmente te stesso in qualche cosa il resto non ti interessa".

Sul presente in bianconero: "Oggi continuo a lavorare in questo modo perché il calcio è la mia vita e per la mia passione farei di tutto. Ripeto, sono un ragazzo fortunato e ogni giorno cerco di migliorarmi e di crescere, per raggiungere traguardi sempre più importanti. Ho la fortuna di giocare in una Società molto ambiziosa, una delle più importanti del mondo, in cui è davvero possibile realizzare tutti i propri sogni, ma ci si deve impegnare ogni giorno oltre i propri limiti. Abbiamo grandi responsabilità".

Sul suo modello: "Un campione a cui mi ispiro? Ci sono tanti campioni che mi hanno affascinato. Mi hanno sempre attratto la classe, e l’eleganza. Mi hanno sempre colpito i calciatori di grande fantasia. Ho sempre amato soprattutto i numeri 10, quelli che oltre alle doti tecniche hanno saputo esprimere valori umani importanti: come vorrei essere ricordato un giorno".

Sulla nuova maglia della Juve: "All’inizio eravamo tutti stupiti, ma il fatto che qualcosa stupisca è sempre positivo a mio avviso. Adesso ci siamo abituati e devo ammettere che mi piace molto. Vederla in campo è un piacere. Avete l'obbligo di mettere la divisa per andare allo stadio? Sì, assolutamente. Abbiamo l’obbligo della divisa e la trovo una cosa giusta".

Sulla sua passione per la musica: "Avrei fatto il musicista se non avessi fatto il calciatore? Perché no? É davvero una grande passione, anche se credo che, come nel calcio, serva un grande talento naturale per essere tra gli eletti. Penso sia meglio per tutti che io abbia fatto il calciatore. Non ero tra gli eletti. Forse avrei portato avanti la tradizione di Carrara e avrei fatto lo scultore, mi sarebbe piaciuto".

Sul suo futuro dopo il calcio: "Resterò nel mondo del calcio a fine carriera o farò altro?  Nella mia valigia ideale ci deve sempre essere un out t rock e un abito elegante. Mi piace essere pronto a tutto e così vedo il mio futuro, non escludo nulla. Mi piacerebbe restare nel mondo del calcio e provare altri ruoli ma anche intraprendere altre strade è un’idea che mi affascina. Il calcio resterà sempre la mia più grande passione, ma ho molti interessi anche al di fuori del campo, che non sono certo un ostacolo, quindi potrei proseguire nel calcio e parallelamente coltivare altre opportunità. Ci penserò. Sicuramente voglio aiutare i bambini a coronare il loro sogno. Voglio aiutare gli altri e, in questo senso, sto già facendo qualcosa. Sto realizzando un bellissimo progetto che ho in testa da tempo e di cui parlerò prossimamente, solo a cose fatte".