Agnelli: "Umberto era un uomo proiettato al futuro. Sono cambiate molte cose, abbiamo portato altri 5 scudetti a casa dal 2004". Il ricordo di Nedved, Fassino, Letta e Marchionne

La Juventus e non solo, oggi ricorda Umberto Agnelli, al Sestriere moltissime figure di spicco per ricordarlo: il sindaco di Torino Piero Fassino, l'ad di Fiat Sergio Marchionne e l'ex primo ministro Enrico Letta.
Ecco alcune delle parole dei presenti, riprese da Tmw:
Andrea Agnelli: "Inizio dicendo che mia mamma, mia sorella, i miei figli e tutta la mia famiglia vi ringrazia per essere qui. Mi è capitato poche volte di avere visto 400 persone tutte insieme, tutte persone che conosco e che hanno conosciuto mio papà. Lei non sa quanto era felice Umberto di aver ricevuto onorificenza qui dalla città di Sestriere. Io qui sono venuto a scuola e ricordo come tutto sia ancora oggi come allora. Il tempo sembra non essere passato e i ricordi sono ancora più vivi. Ho conosciuto mio padre meglio di chiunque altro, ma quello che gli interlocutori prima di me hanno detto è bellissimo e vi ringrazio. Vi ringrazio per il trasporto emotivo nelle vostre voci. Sapevate bene che Umberto era un uomo proiettato al futuro. Sono cambiate molte cose, nella parte sportiva abbiamo portato altri 5 scudetti a casa dal 2004. Il mio pensiero va a John Elkann, ha preso la leadership della famiglia seguendo anche gli insegnamenti silenziosi di Umberto. Lui sosteneva che tutto quello che la famiglia ha arriva dalla Fiat, davanti a me ho Antonio Giraudo, Ginatta e Gabriele Galateri. Era intransigente, un leader silenzioso, disciplinato ma normale e spero che anche le generazioni future abbiano queste caratteristiche. Mia moglie ha regalato a mio figlio qualche anno fa una maglietta con scritto "I'm the future nave a nice day".
Walter Marin (sindaco Sestriere): "Grazie a Donna Allegra per aver scelto la nostra cittadina in rappresentanza della vostra famiglia. Qui i suoi figli hanno anche studiato. Nel 1983 fu Umberto Agnelli a iniziare i lavori per il palazzetto dello sport e la pista di atletica leggera. Grazie alla famiglia Agnelli quindi perché questo legame non sarà mai scisso".
Pavel Nedved: "È un grandissimo onore ricordare il Dotto Agnelli. Ho cercato di trovare in italiano le parole per descrivere i suoi silenzi e i suoi sorrisi che erano per noi un conforto; io sono uomo di sport e si parla poco perché servono solo in rari momenti e quelle giuste, esattamente come faceva il Dottore. Era l'interlocutore ideale per lo spogliatoio. Ho in mente la sua immagine di uomo, prima che di uomo pubblico. Lo sport deve molto a lui dallo sci al golf al calcio. Questo luogo è a lui molto caro. Il mio primo anno in Italia alla Lazio ho seguito i mondiali di sci su queste piste con Tomba e la Compagnoni. Quando sono arrivato a Torino ho vissuto poi le Olimpiadi del 2006. Ai Roveri, nel parco della Mandria dove mi ci portò lui, la sua famiglia aiutò me e mia moglie nella ricerca della casa. Qui lo incontravo durante le sue camminate, che faceva spesso quando tutti dormivano ancora, ed è a lui che devo dire grazie se ho cominciato a correre di mattina. Ha avuto il merito di portare grandi campioni alla Juventus da Zidane a Buffon. Lo ricordo parlare delle partite il giorno dopo mentre prendevamo un caffè in cucina. Oggi come membro del Cda della Juve sono stato il primo a credere che il calcio avesse bisogno di campioni ma anche di sostenibilità così come voleva lui stesso. Il ricordo più bello però ce l'ho della cena di Natale 2003, perché mi accorsi che molti compagni di squadra vicino al dottore mi guardavano. Poi scoprì che lui disse quanto sperasse nella mia vittoria del Pallone d'Oro e pochi giorni dopo mi ritrovai sulla copertina di Frande Football".
Piero Fassino: "Ho incrociato molte volte Umberto Agnelli. Lo ricordo presidente della mitica Juventus anni a cavallo del 50-60, la Juventus di Sivori, Charles. Negli anni '80 durante gli anni difficili per la Fiat, il Dottore fu fondamentale perché sapeva quanto quella azienda fosse importante per la città di Torino e per l'Italia. L'azienda doveva essere un "vanto per Torino" disse quando ne divenne Presidente. Poco prima di lasciarci mi parlò di Marchionne, mi disse che era un uomo su cui si poteva contare. Era un uomo garbato, capace di ascoltare e determinato nelle due battaglie. Ricordo il suo sorriso ed è un'immagine che mi porterò sempre dietro".
Sergio Marchionne: "Ci sono poche persone che incrociano le nostre strade e che hanno il potere di regalarti rispetto ed emozione. Umberto Agnelli era uno di queste. Non ho avuto la fortuna di conoscerlo a fondo perché il nostro rapporto è durato solo 3 anni, il rapporto che ci ha legato era di profondo rispetto. Nel 2001 l'ho incontrato per la prima volta. Grazie a lui entrai nel consiglio di amministrazione della Fiat, sono tornato in Italia grazie a lui. Accettai perché era evidente il suo desiderio di avere il mio aiuto. Aveva una visione del mondo pulita, chiara. Una visione che ho sempre avuto anche io. È particolare come a livello lavorativo ci siamo sempre incontrati in momenti di crisi. Era uno di quei leader con un carisma innato, con un'autorità morale che non è una dote acquisita ma innata. Mi piace pensare che ancora oggi la Fiat abbia la sua impronta di azienda".
Enrico Letta: "Mi tocca aggiungere a questo fantastico affresco la pennellata politica dell'Avvocato. Nel 1976 fece una scelta di campo non scontata perché decise di impegnarsi politicamente. Era l'anno del sorpasso temuto ma auspicato. Annunciato dalla vittoria delle Giubbe Rosse, era un periodo difficile, la polarizzazione era arrivata al massimo. Lui scelse tra quei due poli, scelse la Dc e non era scontato. Uomo di innovazione, non poteva immaginare di essere solo il fiore all'occhiello. Decisero la strada più originale, di portare un modello anglosassone con piccoli finanziamenti privati perché nessuno potesse sentirsi proprietario. Dedizione a livello senatoriale. Si impegnò sull'applicazione di regole non scritte sul conflitto di interessi".