IL SANTO DELLA DOMENICA - SAREBBE BASTATO POCO A GIUGNO. SPALLETTI UNICA VIA PER RITROVARE FIDUCIA
Siamo sinceri: ma davvero pensavamo che sarebbero bastati 4 allenamenti, di cui tre rifiniture, per cambiare le cose? No, e lo sapevamo , ma è normale e logico che nella speranza di tutti ci fosse San Luciano da Certaldo capace di trasformare immediatamente tutto ciò che non funzionava. La squadra ha limiti e lacune importanti, ha un endemico problema del gol che si porta dietro da anni, pensate che nelle ultime due partite gli uomini di Spalletti hanno prodotto 40 tiri di cui 11 in porta e appena una rete. Numeri impietosi che fanno capire lo stato dell’arte. Si tira poco e male da fuori, ma soprattutto manca quella qualità, menzionata dal nuovo allenatore, che diventa indispensabile quando giochi di fronte a squadre che pensano solo a difendersi cosi come avvenuto contro il Torino.
L’attuale momento è il frutto di tanti e ripetuti errori che hanno portato la panchina della Juve a diventare una sorta di porta girevole, con tecnici che vanno e vengono. Si è provato di tutto, il neofita Pirlo, l’innovatore Motta, l’anticonformista Sarri per arrivare a Tudor, mossa della disperazione di marzo scorso e terza scelta a giugno, segno di una programmazione quanto meno approssimativa. Sia chiaro, le responsabilità devono essere suddivise a partire da chi guida la proprietà con Elkann che mette soldi e tanti ma non pare essere in grado di trovare i manager giusti, fino allo staff dirigenziale, anche qui cambiato in continuazione senza trovare mai ( per ora ) le persone giuste, per arrivare agli allenatori che hanno peccato chi di presunzione, chi di poca esperienza chi di aver accettato una sfida troppo grande.
Nel mezzo il malumore, comprensibile e giustificabile di una tifoseria che si sente in balia degli eventi senza punti di riferimento ai quali aggrapparsi. Ecco perché la sensazione è che finalmente almeno sulla panchina sia stato messo un puntello giusto. Spalletti porta esperienza, curriculum e possibilità di cambiare piano piano le cose. Non fa e non farà miracoli ma se avrà la possibilità ( anche con qualche innesto dal mercato) crediamo che possa aprire una fase di stabilità almeno sulla panchina. Saranno certamente i risultati a parlare per lui, ma se dovesse fallire anche Luciano, beh le strade di una risalita diverrebbero davvero molto strette.
Abuso di una parola che so verrà poco accettata ma con la quale dobbiamo fare i conti: pazienza. Ne serve tanta perché il lavoro da fare dentro e fuori il campo è elevato e di delusioni in questi anni ce ne sono state fin troppe. E sapete cosa fa ancora più rabbia al momento? Vedere che in giro non ci sono fenomeni o squadre ammazza campionato. Sarebbe bastato poco, sarebbe bastato avere una dirigenza con le idee chiare già a giugno. E forse saremmo qui a raccontare un’altra storia..
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