Una metafora di vita

21.08.2015 16:50 di  Caterina Baffoni   vedi letture
Una metafora di vita
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Si parte!

Ricomincia, anche se non può mai fermarsi, il flusso di emozioni che soltanto un campionato di calcio sa regalare.
È un amore strano, folle ed inteso ma dietro la palla corre spesso la vita. La parola amore può essere associata a talmente tante situazioni che è impossibile definirne un significato generale ed è possibile spiegarla, forse, solo osservandone i vari aspetti poliedrici che la caratterizzano nelle situazioni specifiche a cui si può associare. 
E queste situazioni non sempre sono determinate dai classici rapporti umani nei quali si stabiliscono relazioni amorose. A volte sono passioni di diverso genere, verso  attività o fenomeni che stabiliscono un amore che tanto volte è più intenso e più duraturo di quello che si può stabilire in una relazione di coppia. Esiste per esempio un amore che spesso nasce nell’infanzia ed è difficile poi abbandonarlo, ti segue per tutta la vita: l’amore per il calcio. Questo sentimento nasce solitamente da piccoli, quando guardando le meraviglie sul campo dei campioni che giocano nella tua squadra preferita, scatta la scintilla e viene un’irresistibile voglia di emulare le loro imprese e di provare a diventare degli "eroi" come loro, eppure sembra che questo sentimento sia latente da sempre dentro ognuno di noi e pronto ad "esplodere" a momento giusto. Ed è così, con queste motivazioni e queste aspettative, che si inizia a giocare a calcio in una squadra. Ma poi quando si cresce questa sensazione diventa ancor più forte, travolgente da cui è sempre più difficile staccarsi e rinunciarci. Ma se con la passione e l'amore il calcio ha una similare dipendenza, in realtà rappresenta qualcosa di più profondo, molto proficuo per la crescita di un ragazzo. Impossibile da definire. Da questa esperienza si possono imparare tante cose, come l’importanza del gioco di squadra e la necessità del reciproco sostegno, e tante gioie che si possono avere da questo sport, gioie grandi come vincere una coppa e segnare il fatidico goal decisivo in una finale o in una partita decisiva. Ma è molto difficile che dal calcio si ricevano solo emozioni positive e anzi sono più solite quelle negative, magari anche molto brucianti e difficili da sopportare, come una prestazione negativa durante una partite o sbagliare il rigore decisivo nel match più sentito della tua vita. Nonostante questi alti e bassi, il calcio entra nella vita e nell’essere di chi lo ama così profondamente che è molto difficile, quasi impossibile da dimenticare o da accantonare. Non è un caso che il battito del cuore sia strutturato proprio così: da alti e bassi, da gioie e sofferenze. Guai se fosse tutto "piatto".
 Da molti viene visto più che uno sport, più che come un mezzo di sfogo, addirittura come una seconda vita. Molti di quelli ce non lo praticano o non lo seguono, si chiedono come sia possibile innamorarsi di uno sport in cui bisogna correre dietro una palla e come sia possibile spendere così tanti soldi solo per seguire allo stadio la propria squadra o per comprare scarpe da calcio, divise ecc. Ma nessuno che non abbia mai provato a giocare o a tifare penso sia in grado di dare giudizi veramente sensati sul calcio, perché solo chi l’ha provato, come in tutte le esperienze della vita d'altronde, può razionalizzare la gioia che si prova quando la propria squadra vince o più ancora dopo avere segnato uno splendido goal.
 Per non parlare poi dell’adrenalina e della tensione che si provano prima di assistere a un match fondamentale per la propria squadra o ancor più prima di disputare una partita.
 Provate a chiedere gli occhi e a farvi trasportare dai sentimenti. Quelle emozioni particolari che solo il calcio sa identificare, rimangono radicate nella mente per molto tempo, spesso per sempre. Provare per credere.
 Non di rado rappresentano addirittura i momenti emotivamente più sentiti di tutta una vita. Penso che gli amanti del calcio abbiano in loro un qualcosa di folle, perché bisogna essere abbastanza matti per amare un qualcosa che, in definitiva, è intangibile. Come ogni forma vera d'amore.  In definitiva il calcio è sì, solo correre dietro una palla, e perciò è un amore ben strano; ma con quella palla molto spesso corre e rotola anche la nostra vita, con le sue aspettative più forti, le sue emozioni più sentite, i suoi ostacoli, le sue paure e le sue gioie. E se a quella palla riesci a dare il calcio giusto, è la tua stessa vita a viaggiare lontano e a infilarsi nella porta giusta.
 Si tratta dell'unico sport che unisce in un comune sentimento di entusiasmo e partecipazione tutte le fasce sociali e che riesce a tenere desta l'attenzione ben prima e ben dopo i  novanta minuti di durata della partita. Che sia il mezzo televisivo o la diretta a comunicare le immagini del gioco, l'eccitazione del pubblico si mantiene sempre a un livello molto alto e la tensione quasi mai si acquieta con la fine del gioco ma lo trascende e ha modo di scaricarsi nelle strade cittadine, coinvolgendo anche chi l'incontro agonistico non l'ha seguito. È un gioco che, proiettato oltre gli stadi ufficiali, si reinventa quotidianamente nelle migliaia strade trasformandole in campi di calcio improvvisati, nelle scuole e nei cortili delle case. Ovunque è capace di ritrovarsi quel gruppo di ragazzi intorno a un pallone.

"Il calcio è una metafora della vita", sentenziava Jean-Paul Sartre. "La vita è una metafora del calcio", correggeva il filosofo Sergio Givone. Di certo, calcio e vita vanno a braccetto, in una simbiosi ormai consolidata. 

E così, mentre domani tutti quanti rivivremo l'eccitante stupore personale di un nuovo inizio di campionato, e a descrivere la gioia e la felicità dei tifosi, la cui brevità è compensata dall'immensità di un semplice gioco , saranno proprio gli istanti che precedono il fischio d'inizio.

Tutto ricomincia, laddove non si era mai fermato nulla...