Sacchi: "La Juve attraversa un periodo difficile, il club deve concentrarsi sulla stesura di un progetto tecnico"

Sacchi: "La Juve attraversa un periodo difficile, il club deve concentrarsi sulla stesura di un progetto tecnico"TuttoJuve.com
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di Giuseppe Giannone

Arrigo Sacchi, ex allenatore di Milan e nazionale azzurra, si sofferma, sulle pagine de "La Gazzetta dello Sport", ad analizzare il k.o della Juventus contro il Real Madrid nel match di Champions League giocato ieri sera al Bernabeu: "Dopo due pareggi, arriva la prima sconfitta in Champions per la Juve. Si dirà: perdere in casa del Real Madrid ci può stare, va messo in conto, però la realtà dice che i bianconeri non hanno ancora conquistato un successo in Europa ed è da più di un mese, tra campionato e coppa, che non vincono. Che la squadra di Tudor stia attraversando un momento di difficoltà è abbastanza chiaro, altrimenti non avrebbe perso nel modo in cui ha perso a Como. In questi casi conosco una sola medicina: chinare la testa e mettersi subito al lavoro, consapevoli che si può sempre migliorare. Nulla è perduto, ma in Champions League bisogna cambiare passo e, soprattutto, dimostrarsi più coraggiosi.

Il risultato del Bernabeu provoca qualche malumore, soprattutto perché sono ormai sette partite che la Juve non vince. Comprendo l’inquietudine dei tifosi. Sono diversi anni che la Juve non esercita più quella funzione di leadership che è sempre stata nel suo Dna. L’ultimo scudetto, se non mi sbaglio, lo ha vinto con Maurizio Sarri in panchina, e dunque stiamo parlando della stagione 2019-2020. Non c’è stata, in questi cinque anni, quell’evoluzione che la gente si attendeva. In Italia la Juve è sempre stata la squadra da battere, la società da imitare: non sto parlando del calcio antico, quello della seconda metà del Novecento, ma di quello contemporaneo. I successi con Antonio Conte prima e Massimiliano Allegri dopo hanno allargato la bacheca dei trofei e aumentato la platea dei tifosi. Poi, però, più o meno in coincidenza con l’esplosione del maledetto Covid, è iniziato un periodo di declino che dura tuttora, e non è facile uscirne.

Per avere la ricetta giusta bisognerebbe essere dentro l’ambiente e conoscerne perfettamente gli ingranaggi. Io mi limito a osservare da fuori e dico che alcune scelte sono state abbastanza discutibili. Penso, in particolare, all’ingaggio di Thiago Motta come allenatore, nella passata stagione, e al sostegno che gli è mancato da parte del club. Tutto questo al netto degli errori che il tecnico può avere commesso (e di sicuro ne ha commessi). Ma chi lo ha aiutato a correggersi? Inoltre, recentemente, il club ha visto una serie di cambiamenti in ruoli molto importanti.

Logico che, se non c’è continuità di metodo, serve un maggior lasso di tempo per raggiungere l’obiettivo. Tra le critiche che vengono mosse alla Juve di oggi c’è la seguente: i giocatori non sono di alto livello, nonostante si siano spesi parecchi soldi. Direi che, più che i giocatori di alto livello, alla Juve manca il gioco. Riflettete un attimo: quando ha acquistato Cristiano Ronaldo, allora il campione più mediatico sul mercato, ha vinto sì due scudetti, ma in Champions League è stata eliminata dall’Ajax ai quarti e dal Lione agli ottavi. E lo sapete perché? A livello internazionale la differenza la fa il gioco e la Juve non ce l’aveva. Quindi credo che il club debba concentrarsi sulla stesura di un progetto tecnico, e finanziariamente sostenibile, che sia sempre condiviso dai dirigenti e che abbia al centro l’allenatore, al quale devono essere affidate anche le scelte dei giocatori sul mercato. Non è possibile che un tecnico debba lavorare con elementi che non rientrano nelle sue idee calcistiche. È soltanto intraprendendo questa strada che la Juve potrà tornare ad altissimi livelli e, di conseguenza, eserciterà quella funzione di leadership che fa parte della sua natura. E, magari, la prossima volta che giocherà al Bernabeu lo farà da dominatrice".