Branchini: "Chi fa ora il mio mestiere pensa solo ai soldi, invece dovrebbe occuparsi della carriera dei giocatori, star loro vicino, conoscere famigliari e amicizie"

Il noto procuratore Giovanni Branchini ha esternato il suo pensiero sulla vicenda scommesse in un'intervista a Il Giornale: "Perché i procuratori non sorvegliano i loro assistiti? Potrei cavarmela con le tentazioni del mondo moderno e invece c’è bisogno di guardare in faccia la realtà per capire. Osservo la realtà lanciando alcuni interrogativi: chi ha consentito che al mestiere dei procuratori si affacciassero personaggi senza scrupoli né preparazione, in molti casi familiari o faccendieri? Chi non è intervenuto per deferire calciatori che “vendono” addirittura la procura agli agenti? Chi non è intervenuto per evitare che fossero i famigliari a incassare le commissioni, pratica vietata dai regolamenti? Un procuratore capace deve seguire i suoi assistiti, deve conoscere le loro famiglie, mettere il naso nelle amicizie e frequentazioni e occuparsi della carriera invece che del ricco stipendio. Chiedetevi perché da 30 anni a questa parte non è più nato da noi un altro Totti, un altro Pirlo, un altro Nesta. Io conosco il motivo: perché l’unico obiettivo è partecipare alla spartizione della torta gigantesca, Oggi i presidenti hanno praticamente liquidato la figura del direttore sportivo: fanno loro quel mestiere, pensando di aver raccolto la competenza necessaria.
Se vogliono trasferire un calciatore oppure acquistarlo, non passano dal ds, passano dal procuratore. E di conseguenza i calciatori che puntano ai grandi guadagni e ai club più famosi si rivolgono ai procuratori. Un ragazzo di 18 anni, con tanti soldi in tasca, la supercar in garage, l’orologio da 100mila euro al polso, il volo privato per gli spostamenti e circondato da bellissime ragazze, pensa di essere arrivato".