NEDVED: "Miei eredi? Jankto e Barak possono giocare in un top club. Buffon merita il Pallone d'Oro. Caccia al Triplete"

15.01.2018 20:00 di Edoardo Siddi Twitter:    vedi letture
NEDVED: "Miei eredi? Jankto e Barak possono giocare in un top club. Buffon merita il Pallone d'Oro. Caccia al Triplete"
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© foto di Lorenzo Di Benedetto

La sua corsa sotto la Sud prima delle gare è ormai un appuntamento fisso, una scena che emoziona sempre e che testimonia come Pavel Nedved sia entrato nel cuore dei tifosi della Juve e non possa più uscirne. Uomo simbolo in campo prima, vicepresidente adesso, il ceco non è mai stato un chiacchierone: ha sempre preferito i fatti. Per questo quando si apre e si racconta è sempre un momento da vivere e gustare. E la lunga intervista concessa al giornale Lidové noviny merita di essere letta. 

Pavel comincia dal momento del calcio ceco, con il ricordo del suo Pallone d'Oro e dei grandi campioni del passato più o meno lontano: "Dobbiamo riportare in alto la Repubblica Ceca, dobbiamo dare alla gente un motivo per scendere in piazza e festeggiare con i propri eroi. Idee? Tutti vediamo che gli sport vanno male, lo stato dovrebbe prestare più attenzione, investire più denaro. Perché farlo? Lo sport è divertimento, relax. Porta gioia e aiuta a condurre uno stile di vita sano. A qualunque livello. E non sto nemmeno citando l'euforia di quando arrivano i risultati...". "Calcio e hockey fanno parte del patrimonio culturale nazionale - ha aggiunto -. Perché stanno svanendo? Perché non siamo più i migliori? È evidente che stiamo sbagliando qualcosa".

L'argomento è delicato e sta particolarmente a cuore a Nedved: "Dove non c'è sport la società è depressa, c'è meno allegria. Dovrebbe esserci un campo di calcio in ogni paese. Faccio parte della vecchia scuola e non me ne vergogno. La nostra generazione è stata l'ultima a passare attraverso i centri di formazione giovanile, e da quando essi sono stati aboliti i talenti sono drasticamente diminuiti. È un problema generale, del sistema. Se i bambini non hanno un motivo per alzarsi dal divano, non lo faranno". 

A proposito dei bambini, come sono i figli di Nedved? "Studiamo, hanno fatto sport. Tennis, nuoto, equitazione. Non gli piaceva il calcio, io ero sempre via per allenamenti e partite perché dovevo concentrarmi sulla mia carriera. Odiavano anche il calcio perché il pallone gli ricordava che io spesso non c'ero. Ora le cose sono cambiate, soprattutto Pavel ha fatto pace con il pallone". Nedved poi si dice più che disposto a scendere in campo per aiutare il suo Paese: "Perché no? Sono ceco, non mezzo italiano come sento. Bisogna investire di più nello sport, ma non pensate che gli italiani siano più felici in tal senso...". 

Discorso spostato sul calcio: Italia fuori dai Mondiali per la prima volta dopo 60 anni. "È stato un duro colpo. Il calcio italiano ha talento, deve solo trovare un ordine. Ma si cercano riforme, cambiamento. C'è in ballo il nome di Tommasi ora, spero che le cose migliorino".

Nostalgia del campo?  “Ho così tanto lavoro da dirigente che non so da dove iniziare. Anche se devo ammettere che mi dispiace che la mia carriera sia finita così velocemente. Ho dato tutto al calcio. Anche se mi diverto quando indosso gli scarpini e vado a giocare con gli amici, non mi manca molto. Quando ho detto che nel 2009 sarei andato in pensione non è stata una scelta difficile, ma quasi irreversibile. Non volevo giocare per un club più piccolo. Avrei potuto, c’erano parecchie offerte dalla MLS. Ma volevo ritirarmi ancora da protagonista e non sparire lentamente. E spero di esserci riuscito”.

Il nuovo Nedved può essere già in Serie A? “Non bisogna guardare molto lontano. Nell’Udinese ci sono Barák e Jankto che stanno andando alla grande. Certo, lì non c’è la pressione che c’è in un grande club, ma mi congratulo per le loro prestazioni. Il mio affetto nei confronti dei calciatori cechi è comprensibile e mi fa piacere quando qualcuno alla Juve dice ‘Questo Barák è un ragazzo solido’. L’idea di portare un giocatore ceco in bianconero è sempre in me. Non sto suggerendo nulla ma è chiaro che sia Jankto che Barak possono giocare in Serie A a un livello più alto. Jankto è veloce, diretto, affamato di vittorie. Di Barak mi colpisce la struttura fisica e l’umiltà. È un giocatore che attacca, difende e percorre molti km a partita. Comunque non lo paragonerei a me, non siamo uguali”.

Che obiettivi ha la Juve? “Siamo solo un punto indietro ma devo ammettere che il Napoli sta facendo un campionato straordinario. Sono ben organizzati, hanno alcuni grandi calciatori e hanno grande fame perché non vincono uno scudetto dai tempi di Maradona. Vincere il Titolo per noi sarà difficile, ma la mia priorità è trionfare in tutte e tre le competizioni. Non abbasso mai le ambizioni e apprezzo il modo con cui i ragazzi si approcciano alle partite. Alcuni possono vincere il settimo scudetto consecutivo, il che è davvero notevole quando ti accorgi che finita la stagione tutto si azzera e ricomincia da capo”.

Spazio anche al futuro di Buffon e a un rimpianto: “Non ha annunciato che si ritirerà a fine stagione. Lo deciderà con il presidente Agnelli. Le prestazioni di Gigi sono comunque sempre grandiose e siamo felici di averlo tra noi. Fosse per me assegnerei il Pallone d’Oro a Buffon: è un calciatore davvero speciale. Purtroppo non puoi rallentare l’età e Gigi probabilmente non avrà il suo trofeo”.