Il rinnovo di Rugani sconfessa le decisioni di Thiago e Giuntoli

Quello di ieri è stato un rinnovo importante. Perché la permanenza di Daniele Rugani sconfessa quanto fatto da Thiago Motta e Cristiano Giuntoli. Rugani era stato invitato cortesemente (neanche tanto) alla porta, lasciando la Juve in fretta e furia perché non c'era margine per recuperare non tanto il rapporto, quanto la bravura tecnica. Era considerato come se non potesse restare, come Tiago Djalò - più tardi nella finestra trasferimenti, meglio tardi che mai - oppure Federico Chiesa, anche se i motivi erano decisamente diversi.
Ora non solo è rimasto, ma dei cinque in scadenza - gli altri sono Vlahovic, McKennie, Pinsoglio e Kostic - è stato il primo a essere rinnovato. Con un contratto soddisfacente e fino al 2028, quindi non per spalmare, per renderci conto. Comolli e la dirigenza della Juventus crede che Rugani sia l'usato sicuro, il panchinaro che può fare comodo quando i titolari non ci sono. E soprattutto non ha mal di pancia perché è rimasto in bianconero per degli anni e sa cosa vuol dire esserlo.
Se ci fosse stato lui probabilmente Kelly non sarebbe mai arrivato (operazione da 20 milioni più bonus) e forse nemmeno Renato Veiga, perché rimanendo sulla stessa falsariga anche Danilo avrebbe rinnovato. Lo stesso Danilo che ora è amato al suo Flamengo, giocando da titolare e con vista sul Mondiale della prossima estate.
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