Il cerchio di Giotto!

Tra i soliti noti e qualche sorprendente outsider, c’è anche e soprattutto profumo di Juventus, finalmente tornata a riassaporare le dolci emozioni, che soltanto lo splendido G8 e la consapevolezza di farne parte, riescono a regalarti. Ma io, che proprio non sopporto questo nuovo linguaggio tutto simboli e niente forma, preferisco scriverlo per intero: non G8, ma Giotto. In fondo perché dobbiamo sminuire la grandezza di tale artista, in due lettere soltanto? L’appuntamento è fissato a Nyon, venerdì 15 marzo, ore 12.00. Una manciata di secondi, una pennellata delle sue, e poi tutto prenderà forma, volume, colore. La Juventus, unica italiana rimasta in gara, fa parte di questo Giotto, ma non possiamo dimenticare che anche lui, orgoglioso cuore tricolore, fa parte di lei. La rincorsa a gambe larghe di CR7, lo strabiliante dribbling di Leo, il tagliente sinistro di Robben, lo spumeggiante gioco di Klopp, l’imponenza di Zlatan, la freddezza di Didier, la freschezza di Isco, non faranno paura. Ci sarà rispetto, paura no.
La solida identità di gioco infatti permetterà di affrontare tutti con il rispetto di chi riconosce la forza dell’avversario, ma senza alcuna paura. Qualsiasi squadra sarà tosta e ricca di campioni, ma noi dalla nostra avremo, oltre a qualche campione, anche il collettivo, perché come ogni domenica il bianco abbraccerà il nero, il coro si alzerà davvero e sarà la storia di una grande amore. La storia di coloro che meritano la propria maglia, di coloro che l’hanno sempre onorata, sia che si trattasse di big match o di vincere sull’erba di Vinovo, di coloro che la strizzano a fine partita perché è costantemente e dannatamente zuppa. La Juventus, fiera del proprio cammino, è artefice del proprio destino e anche il Mister ha espresso la sua preferenza: “Non scelgo nessuna squadra, io da questo punto di vista sono molto fatalista”. Non ci resta che aspettare le 12.00 di domani, venerdì 15, sicuri di potercela giocare con tutti, di poter guardare tutti occhi negli occhi, di poter correre (qui c’è poco da camminare..) sempre a testa alta. Con la speranza che il nostro caro Giotto non si sia dimenticato di come dava vita a quel tanto incompreso chiaroscuro, dolce abbinamento dei nostri colori, ma soprattutto di come, in un unico tratto, disegnava quel cerchio, simbolo di compiutezza, simbolo di perfezione, simbolo di vittoria.