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Athirson confessa: "Ebbi la dengue ma fui curato in modo speciale. Champions? I bianconeri la vinceranno. Voglio creare giovanile Juve in Brasile"

16.05.2019 12:00 di  Mirko Di Natale  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Athirson confessa: "Ebbi la dengue ma fui curato in modo speciale. Champions? I bianconeri la vinceranno. Voglio creare giovanile Juve in Brasile"

Un passato da meteora nella Juventus, pochissime presenze nel 2000/2001 per colui che veniva considerato una giovane promessa. Non è riuscito a lasciare il segno in Italia, ma Athirson Mazzoli de Oliveira può considerarsi orgoglioso della carriera svolta in grandi club come Flamengo e Bayer Leverkusen. E attualmente, per chi non lo sapesse, è divenuto famosissimo in patria per il "Canal do Athirson", programma YouTube in cui l'ex calciatore realizza video interessanti inerenti al mondo del calcio. La nostra redazione lo ha contattato telefonicamente, in esclusiva, per parlare di Juventus e non solo:

Che ricordi hai del periodo trascorso in bianconero?

"Sono ricordi molto buoni, anche se poteva essere un anno e mezzo del tutto differente se avessi avuto la maturità di oggi. Avrei potuto sfruttare molto di più la chance di quanto effettivamente ho poi fatto alla Juve. Una cosa che ricordo bene è la presentazione in bianconero vissuta con Trezeguet e altri giocatori. Ero da poco in Italia e questo mi ha lasciato il segno".

Ci puoi raccontare che cosa successe poco dopo il tuo arrivo?

"Alcuni giorni dopo il mio arrivo, il mio corpo divenne tutto rosso. Gli esami mostrarono che avevo le piastre del sangue a 5, e la dirigenza e i medici del club mi diedero tutta l'assistenza possibile. Mi portarono all'ospedale dei tumori per una sospetta leucemia, ma gli esami non evidenziarono assolutamente niente. Mi curarono in modo speciale, iniziai ad allenarmi regolarmente e alla vigilia di ogni partita mi sottoponevo a dei test per capire se le piastre fossero diminuite per ricevere l'idoneità per giocare. Nel 2000 l'allenatore era Ancelotti che nonostante questo problema, mi utilizzava sempre e mi dava spazio. Dopo venne Lippi e le cose cambiarono: non ci furono problemi, semplicemente lui capii che non ero adatto al suo stile di gioco e non mi sfruttava molto. In quel periodo comunque strinsi amicizia con vari compagni di squadra come Trezeguet, Del Piero, Conte, Davids, Buffon, Van der Sar, Zidane, Montero e Carini che ora è allenatore e apprezzerei molto nel conoscere da vicino il suo lavoro. Sul popolo italiano, posso solo dire che voi siete sensazionali. Mi sono adattato velocemente e ho molta nostalgia. Fu la prima volta che lasciavo i Brasile e questo mi fece sentire un cittadino migliore, diverso, più esperto in vari aspetti". 

Eri una giovane promessa quando sei arrivato alla Juventus, ambito anche da altri club importanti. In che modo sei stato contattato?

"Quando mi trasferii in Italia, lasciai il Flamengo da idolo, capitano e in quel momento ero il simbolo del club che vanta la più grande tifoseria del Brasile. Ma poter passare in un grande club come la Juventus fu meraviglioso, soprattutto mentre disputavo le Olimpiadi col Brasile. In quell'occasione, alcuni tifosi già si avvicinarono per fare una foto con "Athirson della Juventus". Fu molto bello. Mi sarebbe piaciuto avere nella Juventus la stessa rappresentatività avuta nel Flamengo, mi pento di essere andato via, poiché in quel momento, senza molti riferimenti, decisi più che altro per tornare nella nazionale brasiliana in vista della Coppa del mondo. Se potessi tornare indietro, sarei restato alla Juventus". 

Quindi c'è stato qualche rimpianto per non essere rimasto.

"Come ho già detto, quando arrivai, ebbi la dengue, che tra l'altro all'epoca era una malattia non molto conosciuta in Italia. Mi lasciò un po' scosso poiché avevo dei sintomi ma di fatto non sapevo cosa di fatto avessi. Con l'arrivo di Lippi non fui molto coinvolto e così persi il mio posto in nazionale. Con la paura di restare fuori dalla lista dei convocati per il Mondiale, ritornai in Brasile nella speranza di ottenere continuità. Non volevo andar via dalla Juventus, ma in quel momento c'era il sogno di giocare una Coppa del mondo che mi fece tornare in patria. Quando poi tornai in Italia, rientrai infortunato. Da lì ragionai molto arrivammo alla decisione di rompere il contratto. Ottenni ciò che dovevo avere fino alla fine, anche se interessava più il club che me, ma più che altro era perché non ritenevo giusto continuare lì senza possibilità di giocare ma guadagnando dei soldi ma senza produrre. Io ho sempre onorato i miei principi". 

Stai seguendo la Juventus?

"Sì, attualmente seguo sempre la Juventus che è diventata la squadra per cui ho maggior affetto anche se non ho realizzato una grande storia. Tutt'oggi io posto foto dell'epoca sui miei social e sono felice quando vedo che il club raggiunge gli obiettivi nelle varie competizioni a cui partecipa" 

Quest'anno il popolo bianconero sperava nella Champions League che non è arrivata. In che modo si può cercare di vincere questa competizione?

"La Champions è una competizione totalmente differente. La squadra deve stare sempre ben equilibrata psicologicamente e concentrata nella metodologia. Il gruppo, inoltre, deve avere la stessa continuità tanto dentro quanto fuori dal campo. L'ora della Juventus arriverà, poiché si sta preparando, sta rinforzando la squadra e sta puntellando alcune zone in particolare. La Juve ha sbattuto sul palo in alcune situazioni, ma prima o poi il titolo arriverà".

Ci sono voci sempre più insistenti che vorrebbero lontano da Torino i tuoi connazionali Douglas Costa e Alex Sandro. Specialmente il primo. Che cosa ne pensi?

"La Juve guarda sempre al mercato. Parliamo di due grandi atleti e professionisti, ma non ho dubbi che saranno sostituiti da altri giocatori di livello nel caso in cui venissero ceduti". 

Puoi spiegarci meglio in che cosa consiste la tua attività?

"Io ho sempre avuto la voglia di approfondire la mia immagine sul web, ma non sapevo come fare. Fu allora che il mio amico giornalista Helder Martins, che oggi è il mio addetto stampa, propose l'idea del 'Canale di Athirson'. Ho sempre ritrovato divertente l'idea di questa interazione con gli amici e i fans del Brasile. Abbiamo iniziato a dicembre 2018 e sta andando tutto bene. Abbiamo mostrato gli spogliatoi delle partite del Flamengo, abbiamo dato voce ai tifosi e abbiamo raccontato le storie di ex giocatori che non sempre hanno grande spazio". 

E ci sarà anche una partita di beneficenza il prossimo dicembre.

"Il 'Jogo solidario' è un vecchio sogno. Nel frattempo ho già aiutato diverse persone senza dirlo, e oggi ho la necessità di farlo ancor di più. Abbiamo così pensato di fare una partita di fine anno, invitando alcuni amici e raggruppando cibo da donare a chi ne ha bisogno. Ne approfitto di quest'intervista anche per dire che ho anche la volontà di creare anche una squadra giovanile dalla Juventus in Brasile, più precisamente Rio de Janeiro, creando una struttura di qualità per i bambini e i ragazzi meno fortunati della comunità. Un'occasione per il loro futuro. Se dovessi aver la chance, andrò alla Juventus per proporre tutto ciò. Sarebbe molto bello e interessante. Nel frattempo mi sto anche preparando con corsi di allenatore e gestione sportiva, cerco spazio nel mercato e magari anche un periodo per visitare le attuali strutture della Juventus: sarebbe meraviglioso". 

Si ringrazia Athirson e il suo addetto stampa, Helder Martins, per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.